UniUD: la riforma Gelmini, blocca l’insegnamento del friulano e delle lingue del centro Europa

di GIACOMINA PELLIZZARI
 

La riforma Gelmini mette a rischio l’insegnamento del friulano e delle lingue del centro Europa all’università di Udine. A lanciare l’allarme è il consiglio della facoltà di Lingue che con un documento boccia la riforma perché, spiega la preside Antonella Riem: «Se sarà approvata Udine potrebbe perdere il patrimonio sul pluringuismo conquistato in 30 anni di attività».
 

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La preoccupazione nasce dal fatto che la riforma Gelmini elimina le facoltà, intese come istituto, e quindi l’insegnamento delle lingue straniere tornerebbe nel calderone degli studi umanistici. Un’ipotesi che preoccupa non poco il Consiglio della facoltà udinese che nel documento approvato l’altro giorno esprime «grave preoccupazione rispetto all’annunciata scomparsa delle facoltà che da sempre si occupano della didattica e della formazione degli studenti, affidando quest’ultima ai dipartimenti che finora si sono occupati solo della ricerca». E ancora: «Al di là della demagogia sulla “centralità degli studenti”, i più penalizzati sono proprio loro perché rischiano di avere docenti poco qualificati e motivati». La preside è convinta, infatti, che «la riforma mette a rischio il plurilinguismo a tal punto da costringerci a insegnare a tutti solo inglese».
Forte la presa di posizione da parte della storica facoltà dell’ateneo friulano, prima in Italia da ormai nove anni, guidata da una preside che, oltre a essere la prima laureata in Lingue a Udine, presiede anche la Conferenza nazionale dei presidi delle facoltà di Lingue. Il consiglio di facoltà, infatti, denuncia l’applicazione a costo zero della stessa riforma e l’eliminazione dei ricercatori a tempo indeterminato destinati a diventare i nuovi precari dell’università. «L’approvazione del Ddl, con e senza emendamenti, produrrebbe il definitivo smantellamento dell’università pubblica, già iniziato con i tagli voluti da Tremonti. Anche gli 800 milioni di euro destinati agli atenei non cancellano il taglio previsto dalla finanziaria 2009 pari a un miliardo e 400 milioni di euro» recita il documento dove si legge ancora: «Le norme confuse e spesso inutili, ci costringerebbero a lavorare su molteplici regolamenti interni, cosa che non incrementerà né migliorerà la ricerca, la didattica, l’internazionalizzazione, l’eccellenza e la valutazione del merito». Ultimo, ma non per importanza, il punto sull’ingresso dei privati negli organi gestionali d’ateneo. Ecco perché il consiglio di facoltà di Lingue dell’università di Udine esprime «dissenso per l’eliminazione del democratico principio elettivo delle cariche accademiche, che verrebbero sostituite dal criterio della designazione. Il potere decisionale verrebbe dato a chi, nella migliore delle ipotesi, potrebbe avere solo una visione limitata e utilitaristica dell’istruzione universitaria, e portare a decisioni fondate su istanze di interesse privatistico».