Vajont: il monte Toc si è risvegliato


Per gli abitanti della valle il nome di questo monte è un vero e proprio incubo. La notizia è che  il monte Toc si è risvegliato: alle 4.50 di domenica una frana di circa 300 mila metri cubi si è staccata dalla sommità del monte che il 9 ottobre 1963 provocò il disastro del Vajont. Il tonfo causato dall’imponente distacco di materiale roccioso ha tirato giù dal letto l’intera popolazione di Erto e Casso: tutti sono scesi in strada a vedere cosa fosse successo, rievocando quanto è accaduto in valle 46 anni fa. Solo con le prime luci dell’alba si è scoperta la reale entità del fenomeno: una fetta di montagna di circa mille metri quadri era precipitata al di sotto, arenandosi tra i detriti del 9 ottobre 1963.

Ghiaia, terra e intere porzioni boscose sono state ingoiate nel nulla in pochi secondi. Sul posto sono subito intervenute squadre della protezione civile e i tecnici del centro sismologico nazionale. La zona è impervia e non risulta interessata da strade o abitazioni: il materiale scivolato a fondovalle si è depositato all’ interno di un enorme avvallamento originatosi a seguito della sciagura del Vajont, modificando nuovamente i luoghi.

Vista la mancanza di pericoli per la pubblica incolumità, la popolazione locale e i turisti hanno trascorso l’intera giornata a osservare i nuovi distacchi di roccia. Sino a ieri sera le frane sono state infatti decine. Di continuo da alta quota è sceso del pietrame, provocando tonfi percepibili anche da vari chilometri di distanza.

Visibili persino dall’Alpago le colonne di fumo, che si sono formate ad ogni evento franoso. Non è ancora chiaro cosa possa aver causato una situazione di instabilità così grave. Molto probabilmente il disgelo e le piogge degli ultimi giorni hanno accelerato un movimento che da anni è in atto in zona. Ma neppure ciò sembra spiegare pienamente un episodio di questa portata.

Dal vicino Alpago non sono giunte notizie di scosse sismiche (l’a rea è infatti soggetta ad una costante attività tellurica): nemmeno il terremoto può quindi aver scatenato lo smottamento del Toc. Sicuramente non si è trattato di un caso isolato. Anzi. Da ieri sera sulla Val Vajont si è abbattuta l’intensissima perturbazione atmosferica che da qualche ora viene annunciata dai meteorologi. La pioggia dilaverà ulteriormente il terreno pericolante, facendo cedere altre fette di bosco

«È dal 1963 che la “ferita” del monte Toc lascia cadere del materiale – ha spiegato al proposito l’ex sindaco e noto naturalista Italo Filippin, recatosi sul posto a constatare di persona i danni ambientali -. Mai però avevamo assistito ad un crollo così massiccio. Le successive microfrane non sono altro che un effetto della legge di gravità dopo che è venuta a mancare la base di appoggio sui cui sorgevano alberi e fondi erbosi. La tanta neve accumulatasi nel corso dell’inverno ha sicuramente agevolato il distacco».

Filippin è un profondo conoscitore del sito che si è formato dopo la sciagura. La pietraia sulla quale si è adagiata la nuova frana del Toc presenta dei laghetti paludosi nei quali è facilissimo imbattersi in cervi e caprioli. Solo tra qualche settimana sarà possibile accedere alla zona degli acquitrini per accertare da vicino come è mutato l’ecosistema circostante: ora come ora i carabinieri e i volontari presidiano la zona per evitare che qualche sconsiderato possa avvicinarsi troppo alle pendici del rilievo nell’intento di portarsi a casa delle foto uniche al mondo.