Val di Fiemme: mondiali di sci nordico, intervista a Giorgio Di Centa e a Ale Pittin

Bruno Tavosanis dal Gazzettino di oggi.

Ci siamo. Con i primi allenamenti, in programma da questa mattina, si aprono le due settimane dei Mondiali di sci nordico della Val di Fiemme, il più importante appuntamento internazionale degli sport invernali dopo quello dello sci alpino, chiuso ieri a Schladming. E ci sarà tanto Friuli fra Predazzo e Lago di Tesero, sedi delle gare a partire da giovedì: Giorgio Di Centa nel fondo, Alessandro Pittin e Giuseppe Michielli nella combinata, Sebastian Colloredo, Andrea Morassi e Roberta D’Agostina nel salto, ai quali si aggiunge la fondista sappadina Marina Piller, cresciuta nel Comitato Fvg. Non ci sarà invece la sfortunatissima Silvia Rupil, che continua a pagare l’infortunio al dito di inizio dicembre. In una stagione che ha regalato poche soddisfazioni all’Italia del nordico, è inevitabile che molte speranze siano riposte su Pittin, primo dei nostri ad entrare in gara assieme a Michielli, nonostante l’infortunio di dicembre e le sole tre gare di Coppa del Mondo disputate in stagione.
«Sicuramente non sono al massimo della forma – conferma il bronzo di Vancouver, che raggiungerà oggi il Trentino dopo alcuni giorni di allenamento in Austria ed il weekend trascorso nella sua Cercivento – Direi che sono all’85%, ma miglioro di giorno in giorno, quindi spero di alzare la soglia in vista della prima gara».
Che si svolgerà venerdì sul trampolino piccolo, quello che preferisci. Era preferibile trovare più avanti questa prova?
«Ci sono dei pro e dei contro. Mi sarebbe piaciuto affrontare questo format al top della condizione, ma è anche vero che partire bene può essere uno stimolo per le gare successive. Se io e gli altri azzurri riusciremo a trovare un buon salto e ad avere un pizzico di fortuna, sono convinto che la buona prestazione possa arrivare».
La squadra italiana ha fatto un deciso passo indietro rispetto alla passata stagione. Quanto ha pesato il forzato stop del leader Pittin?
«Non saprei dirlo. Sicuramente ci sono state delle difficoltà sul salto, visto che sul fondo le cose vanno bene»
Quattro i titoli in palio; due individuali, team sprint e prova a squadre. Proprio nella gara sprint, ovvero a coppie, sarebbe importante trovare un compagno in condizione, vero?
«Già. L’anno scorso abbiamo fatto una sola uscita in questo format, ottenendo con Runggaldier un secondo posto. Avevamo saltato male ma nel fondo siamo stati nettamente i più veloci grazie ad ottimi materiali. Fu una gara strana, difficilmente ripetibile. Perciò ai Mondiali dovremo certamente fare meglio dal trampolino».
E’ un vantaggio il fattore casalingo oppure la pressione potrebbe rivelarsi un freno?
«E’ chiaro che in occasione dei grandi eventi la gente si aspetta molti dagli atleti della sua nazione, quindi nel caso specifico dell’Italia. Però il fatto di arrivare da due infortuni e non avere grandissime pretese, mi toglie un po’ di peso, anche se sento una particolare attenzione nei miei confronti, figlia dei risultati ottenuti in passato. Di certo mi auguro che ci sia un grande pubblico e molti fans in grado di spingermi, soprattutto nel fondo. So che arriveranno in tanti anche dalla Carnia e la cosa non può che farmi piacere».

Quelli in programma fra pochi giorni in Val di Fiemme saranno i noni Mondiali per Giorgio Di Centa. Da Trondheim ’97 il quarantenne campione carnico non ha più saltato un’edizione, portando a casa anche due medaglie (argento nello skiathlon nel 2005, bronzo nella 30 km nel 2009). La peggior esperienza proprio in Val di Fiemme, nel 2003, quando lui e gli altri azzurri si presentarono in ottime condizioni ma furono colpiti in massa dall’influenza, tanto che Di Centa partecipò solamente ad una gara quasi per onor di firma. Ora, pur essendo il “nonno” del circuito, si presenta a Lago di Tesero come leader di un gruppo azzurro in difficoltà, pur rinfrancato dal terzo posto di Pellegrino nella sprint di Coppa del Mondo a Davos e dell’inaspettata quanto splendida settima posizione della sappadina Marina Piller nella 10 km tl. Sempre ieri nella 15 km Di Centa ha effettuato poco più che un allenamento, chiudendo oltre la cinquantesima posizione.
«Sto abbastanza bene – dice l’olimpionico – La condizione va dal discreto al buono e mi auguro di arrivare all’ottimo in vista delle gare, soprattutto quella dell’ultimo giorno, la “mia” 50 km».
A questo proposito, otto giorni fa hai fatto le prove generali sui 45 km della Marcia Gran Paradiso.
«Fermo restando che vincere fa piacere e fa morale, quella gara aveva un dislivello buono, simile a quello che troveremo nella prova iridata. E’ stato un bel passo in avanti, anche se naturalmente in Val di Fiemme troverò altri avversari, perché il livello sarà altissimo e le medaglie difficili da raggiungere. Però io e i miei compagni vogliamo e dobbiamo crederci».
Ad inizio stagione sembrava certa la tua presenza solo nella 50 km. Invece la tua ottima Coppa del Mondo ha cambiato le carte in tavola. Quali saranno quindi le altre gare alle quali parteciperai oltre alla maratona del fondo?
«Sicuramente lo skiathlon, ovvero la 15+15 km con cambio di materiali a metà gara, in programma sabato prossimo. Poi ci sono due possibilità: la 15 km a tecnica libera di mercoledì 27 oppure la staffetta del primo marzo. La staffetta è ovviamente sempre splendida, ma si svolge solo due giorni prima della 50 km, quindi ho qualche perplessità. Bisognerà valutare bene con la direzione agonistica quale decisione prendere».
Certo che una staffetta senza il Di Centa di questa stagione non arriverebbe lontano…
«Ma io non posso fare tutto!»
La sensazione comunque è che la fiducia non ti manchi, anche ricordando che a maggio ti eri ritrovato a terra con la tua moto e di conseguenza per 40 giorni sei rimasto completamente fermo.
«Forse essere partito in ritardo nella preparazione, costretto sempre a rincorrere, mi ha dato uno stimolo in più. E la fatica e i sacrifici sono stati ripagati».
Inevitabile che in Val di Fiemme ti chiederanno se saranno i tuoi ultimi Mondiali…
«In teoria sì (ride, ndr)».
Ma anche quelle di Vancouver dovevano essere le tue ultime Olimpiadi ed invece stai già pensando a Sochi!
«Dopo i Giochi del 2014 vorrei dedicarmi alle storiche gran fondo, tipo Vasalloppet e Marcialonga. Quindi se sto bene magari fra due anni nell’edizione iridata di Falun potrei fare la 50 km, ma certamente nulla di più»