Veneto: serrande abbassate e tutti in marcia per il passaggio di Sappada al Fvg

«Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani né mai». Non siamo su quel ramo del lago di Como ma a Sappada (Bl), di cui è nota la volontà di passare dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Ma da Roma, dove dal 2013 è in corso l’analisi del Ddl 951 (“Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e relativa aggregazione alla regione Friuli-Venezia Giulia”), non giungono buone notizie. Ai tempi lunghi di attesa per la valutazione del testo (costituito peraltro da un solo articolo), si aggiungono le notizie provenienti della V Commissione Bilancio del Senato. La quale ha chiesto e ricevuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze una relazione tecnica sui costi che l’operazione comporterebbe. Il documento ha confermato l’impossibilità di avere una copertura finanziaria e al momento non risulta all’ordine del giorno alcuna successiva discussione sul testo tra le aule di Palazzo Madama. Il Comitato per il passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, in conseguenza dell’iter lungo, ha promosso una manifestazione per sabato 9 maggio che coinvolgerà tutti i residenti del comune dolomitico e che si tradurrà in una sfilata per le vie del paese. I negozi rimarranno chiusi per tutta la durata del corteo, che dovrebbe prendere il via alle 9.30. Ma il Comitato, per conto del quale ha parlato Danilo Quinz, sta ancora definendo i dettagli. «Saranno invitati anche i sindaci di Forni Avoltri e Rigolato e qualche politico che possa appoggiarci», ha dichiarato lo stesso Quinzi che, sulla questione dei tempi di attesa al Senato ha poi aggiunto: «Il Comitato vuole una risposta e l’attesa inizia a diventare troppo lunga. A suo tempo abbiamo avuto contatti con la Commissione Bilancio, in riferimento al giudizio espresso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma non abbiamo mai ricevuto risposte complete. La manifestazione del 9 maggio trova la sua ragion d’essere in tutto questo. E vogliamo una risposta in tempo anche perché, se ipoteticamente dovesse cadere il governo, poi dovremmo rifare tutto daccapo». Da Roma, intanto, il senatore Giovanni Mauro (Grandi Autonomie e Libertà), relatore del testo in Commissione Affari Costituzionali, ha fornito un’ampia e precisa analisi sulla questione Sappada: «Il ritardo non è determinato dalla Commissione Affari Costituzionali che ha già finito i suoi lavori. Il 15 gennaio 2014, infatti, nel corso della seduta, ho proposto di chiedere il trasferimento del provvedimento alla sede deliberante in modo da approvarlo senza il passaggio in aula e accelerare così il procedimento legislativo. La presidente Finocchiaro, con il consenso di tutti i gruppi parlamentari, ha inoltrato la richiesta al presidente del Senato che è però in attesa del parere della Commissione Bilancio sui costi del Ddl. A sua volta – prosegue Mauro – la Commissione Bilancio non ha ancora formalizzato il parere che sembrerebbe però negativo sulla base di una relazione del Mef. Purtroppo insomma sembrerebbero mancare i fondi. Di conseguenza l’iter al momento risulterebbe negativamente concluso ma, naturalmente, aspettiamo la formalizzazione da parte della 5° Commissione». Lo scenario che si prospetta quindi è facilmente intuibile: se la Commissione Bilancio confermasse la mancanza dei fondi, l’iter legislativo terminerebbe e l’annessione di Sappada al Friuli Venezia Giulia non verrebbe più trattata. A quel punto gli unici a gioire sarebbero i circa 40 cittadini sappadini (su 903 votanti) che nel 2008 hanno espresso la loro contrarietà al cambio di regione in occasione dell’apposito referendum.