Villa Manin: Ugo Pellis in mostra


Nel 1882 a San Valentino (oggi Comune di Fiumicello) nasce Ugo Pellis. È un anno sicuramente ricco di eventi come la morte di Giuseppe Garibaldi a Caprera, la firma del trattato della Triplice Alleanza, l’esecuzione capitale di Guglielmo Oberdan, che era partito da Udine per attentare alla vita dell’imperatore austriaco.  Il Friuli è spaccato in due. E Ugo Pellis nasce nella parte dominata dalla “felix Austria” che lo renderà per obbligo bilingue, anche se sempre simpatizzante di un’unità tutta italiana. E poi ecco la Grande Guerra, la nascita del fascismo, il ventennio, il secondo conflitto mondiale, la caduta del regime… La mostra che si inaugura oggi alle 18 a villa Manin di Passariano (nell’esedra di Levante) vuole ricordare quel periodo attraverso l’opera di un intellettuale straordinario e le sue fotografie dedicate alla nostra terra.
Ugo Pellis 1882-1943. Il Friuli nelle immagini: questo il titolo dell’esposizione organizzata dall’Irpac (Istituto regionale di promozione e animazione culturale) e dalla Filologica friulana in collaborazione con la Regione e l’Azienda speciale villa Manin e con il sostegno della Fondazione Crup. La rassegna racconta un Friuli nascosto attraverso volti e momenti che catturano gli elementi più rappresentativi di un territorio ancora profondamente rurale. Ma ricordiamo chi era Pellis e cosa fece.
Il 26 ottobre 1924 il congresso della Filologica a Gradisca d’Isonzo decide di attivare un progetto per creare una raccolta ordinata e sistematica di documenti fotografici e cartacei, catalogando per ogni località italiana esplorata le corrispondenti traduzioni dialettali dalla viva voce degli intervistati. E Pellis sarà nominato “raccoglitore unico”, mentre gli intervistati avranno la qualifica di “informatori”. Il viaggio lungo tutta la penisola del nostro “infaticabile Romeo”, così veniva simpaticamente chiamato da alcuni amici, comincerà nel 1925 e terminerà con la sua morte nel 1943. Un’impresa svolta nell’ambito delle inchieste dell’Atlante Linguistico Italiano che lo portò a fotografare le zone meno conosciute del Paese. «Egli era modestissimo e lontano dal voler proporre agli altri il suo esempio» scriveva nel 1943 Tavaglini. Pellis appariva come una persona «con una mente lucida ed equilibrata e di lunga esperienza» e ancora come «uomo di fatti e non di parole» (E. Cabej, 1943) che dimostra sempre «una innata simpatia per gli umili, che gli accaparravano subito la confidenza degli informatori» (M. Bartoli, 1943).
Sarà quindi creato l’Atlante Linguistico Italiano, dove Pellis darà il suo massimo contributo di studioso documentando la ricerca glottologica con immagini fotografiche, disegni, oggetti e mettendo insieme una preziosa raccolta di testimonianze sulle diversità dialettali preunitarie in forzata estinzione in tutta la penisola. Questo lavoro di analisi e catalogazione attraverso la mappatura del territorio nazionale – che allora comprendeva anche l’Istria e una minima parte della Croazia -, promuoverà un lavoro, in ambito accademico linguistico, di grande interesse soprattutto perché affidato a un professionista come Ugo Pellis «che scolpiva uomini, cose, situazioni con incisiva lapidarietà» (T. Brusin, 1943).
La fotografia è l’unico strumento insostituibile per la corretta documentazione di un popolo e la sua storia, “un fissatore” di momenti e di volti che trasformerà Pellis in uno straordinario cacciatore di voci arcaiche. Sicuramente aveva «una particolare predilezione per tutte le lingue speciali, per lo zingaresco e i parlati furbeschi d’artigiani e della malavita… L’impressione che rimane di lui è quella di uno studioso genuino, cioè d’un uomo buono tutto assorbito dal suo compito» (E. Cabej, 1943).
Il fondo fotografico che testimonia questo lavoro è conservato dalla Filologica friulana, che ha svolto un’impegnativa opera di catalogazione e di digitalizzazione. Il patrimonio di immagini conta oltre 7.000 negativi, su lastra e pellicola mentre sono 400 le fotografie scattate in Friuli, 80 delle quali, di grandi dimensioni, saranno esposte nella mostra a villa Manin, supportate da pannelli didattici che faciliteranno la comprensione di ogni singolo scatto. Il tutto nasce da una perfetta sinergia tra Filologica, che custodisce questo fondo, e Irpac, il che rende fruibile la raccolta di istantanee al vasto pubblico.
La mostra è anche l’occasione per la presentazione di un catalogo scientifico curato da Pier Giorgio Sclippa con testi di Gianfranco Ellero e Claudio Domini. L’esposizione a Passariano sarà visitabile tutti i pomeriggi, fino al 7 giugno, dal martedì al venerdì, dalle 14 alle 19, il sabato e la domenica dalle 10 alle 19. Chiusura lunedì. L’ingresso è gratuito.