Zuglio: Giovedì la 31ª edizione della marcia della pace


Nella notte del passaggio tra il vecchio e il nuovo anno, giovedì, si svolgerà da Zuglio a San Pietro in Carnia la 31ª marcia della pace, che coinciderà con la 43ª Giornata Mondiale, e che, come tutti gli anni precedenti, prenderà lo spunto per la riflessione e per la preghiera dalla lettera del Papa Benedetto XVI, intitolata Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato. I promotori sono la Fondazione La Polse di Zuglio e il Centro Balducci di Zugliano , in collaborazione, tra gli altri, con la parrocchia e il gruppo Ana del comune carnico.
Il cammino, che muoverà alle 21 dalla piazza Museo di Zuglio, dopo il saluto di accoglienza di don Giordano Cracina, sarà guidato da monsignor Pietro Piller, parroco di Ampezzo e vicario foraneo. Durante il percorso sono previsti tre momenti di raccoglimento. Il primo con il contributo di Serena Vidoni, del Centro ecumenico de “La Polse”, con riferimenti a realtà della Carnia. Il secondo con l’intervento di Marco Iob del Cevi (Centro Volontariato Internazionale), con attenzione particolare alla questione dell’acqua. Il terzo è affidato a don Pierluigi Di Piazza, parroco di Zugliano e responsabile del Centro Balducci, che metterà in relazione le nostre comunità con quelle del mondo. Le riflessioni saranno precedute dalla lettura in lingua friulana di tre brani dalla lettera del Papa e seguite dal momento dedicato alla preghiera. Il cammino di pace confluirà nella concelebrazione eucaristica in San Pietro, presieduta dall’arcivescovo monsignor Andrea Bruno Mazzoccato. Seguirà un momento di festosa convivialità alla Polse.<br />
I temi del cammino nella notte saranno, in particolare, i rapporti tra le comunità umane e l’intero eco-sistema. Il messaggio del Pontefice evidenzia le gravi responsabilità nella distruzione dell’ambiente, nell’usurpazione delle risorse, chiama in causa un modello di sviluppo inaccettabile perché disumano e distruttivo, afferma che la gravità della situazione attuale deve diventare un’occasione di discernimento e di una nuova progettualità. Il creato è dono di Dio e diventa responsabilità di custodia da parte dell’uomo: i beni sono destinati alla vita di tutti, non all’arricchimento di pochi e all’impoverimento della maggioranza. Sollecita, l’epistola, a una solidarietà inter-generazionale, pensando alle generazioni future, e a una solidarietà intra-generazionale in un nuovo rapporto di autentica cooperazione fra i paesi impoveriti e quelli industrializzati, quest’ultimi chiamati a verificare l’eticità delle opzioni, gli strumenti e le conseguenze. Le necessarie e urgenti scelte a livello economico e politico, locali globale, si debbono accompagnare alle scelte personali, familiari, di gruppo: di nuovi stili di vita, supportati da una nuova cultura da diffondere nelle scuole e nelle comunità. La Chiesa in questo ha una particolare responsabilità, in dialogo con le altre Chiese e con le altre fedi religiose.