Zuglio: l’importante recupero di cinque statue del corpus sottratto all’altare di San Pietro

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di Gilberto Ganzer.

Come si sa il patrimonio d’arte di una comunità non è soltanto “memoria storica” della stessa, ma un importante tassello identitario che se viene a mancare non protegge più la comunità da quell’epidemia di disumanizzazione incombente che caratterizza il nostro tempo.Il recupero fatto dai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di cinque statue del corpus sottratto all’altare di San Pietro di Zuglio restituisce così una parte di quelle testimonianze di un sito storico che era stato prima forum e poi municipium; Julium Carnicum appunto esempio del fiorire di questo centro che con il Cristianesimo fu anche sede episcopale, titolo che ora giustamente riscoperto detiene il Nunzio Apostolico in Siria monsignor Mario Zenari. Zuglio è infatti simbolo di una storia amministrativa che determinò l’autonomia della regione montuosa da quella della pianura, tanto che la Carnia fece parte per se stessa ed ebbe una organizzazione territoriale, giurisdizionale e amministrativa autonoma, secondo quel processo delle autonomie così caratteristiche del mondo italiano.San Pietro di Zuglio, antico castello bizantino del V secolo, sarebbe diventata così il fulcro di una organizzazione religiosa potente e vasta se si pensa che solo nel 1380 la chiesa di Gemona veniva staccata dalla Prepositura di San Pietro, continuazione dell’antico vescovado e testimonianza dell’antichità territoriale del romano municipium. Nella pieve grandeggia ancora il magnifico altare di Domenico da Tolmezzo con al centro San Pietro in abito papale e alla sua destra gli apostoli Taddeo, Simone e Andrea; alla sinistra Paolo, Giacomo Maggiore e Mattia. Il piano superiore dell’ancona accoglie la Madonna con Bambino nel centro; gli apostoli Matteo, Bartolomeo e Giovanni e a sinistra Giacomo Minore, Ambrogio e Agostino. Le guglie del raffinato coronamento sono terminate con piccoli angeli che sovrastano le nicchie ove sbocciano figurine di profeti e sulla parte terminale troneggia un eterno padre benedicente. La grande ancona porta la firma mutila di Domenico da Tolmezzo con la data ascrivibile al 1483, sapendo che nel 1484 l’opera è già in sito e se ne reclamava il pagamento.Questo capolavoro del maestro tolmezzino non privo di rimandi al nuovo verbo rinascimentale padovano-veneziano, ma anche alle fascinazioni gotiche della tradizione oltralpina costituisce un unicum e grazie a questo recupero una restituzione importante per l’aspetto storico-artistico, ma anche più propriamente storico perché è l’importante testimonianza del prestigio che Zuglio aveva in tutto il territorio.Le statue erano state trafugate il 17 novembre 1981 dopo che, in epoca imprecisata, erano scomparsi quattro santi a mezzo busto della predella, raffiguranti come detto i padri della Chiesa latina. Per lo studioso Guido Nicoletti l’ancona di Zuglio «è la più bella tra quelle eseguite di Domenico, ormai padrone assoluto della tecnica che trasforma il legno in un arazzo fastoso e ricco con luci e splendori quasi musivi».La cerimonia della restituzione è stata quasi la premessa a un impegno che l’Arma porta avanti da decenni nel recupero di quel patrimonio identitario che caratterizza la nostra nazione e alla consegna infatti era presente il comandante del Comando dei Carabinieri – Tutela patrimonio artistico generale Fabrizio Parulli con i referenti del Nucleo di Venezia dottor Carlone e il capitano comandante del Nucleo di Udine Pella assieme ai Carabinieri in rappresentanza dell’Arma. L’accoglienza di queste preziose testimonianze è stata fatta da sue eminenza il Nunzio apostolico in Siria e arcivescovo titolare di San Pietro monsignor Mario Zenari con la presenza del già arcivescovo emerito di San Pietro monsignor Pietro Brollo e di sue eminenza l’arvivescovo metropolita di Udine Andrea Bruno Mazzocato, il prevosto titolare di San Pietro mons. Giordano Cracina e il sindaco di Zuglio Battista Molinari. In questa importante e significativa giornata il prevosto di San Pietro monsignor Cracina ha annunciato la prossima convenzione e fruizione della dimora Grassi – Gortani del comune di Zuglio in Formeaso che raccoglierà le testimonianze archivistiche, d’arte e di memoria collettiva, relazionandosi con il Museo archeologico Julium Carnicum; il percorso integrato di questa nuova sede sarà chiamato “Ianua Coeli” e proprio per questo era presente il direttore del polo museale del Friuli dottor Luca Caburlotto, il dirigente della Soprintendenza archeologica del Friuli, dottor Corrado Azzolini, la dottoressa Flaviana Oriolo, curatrice del Museo archeologico, già così validamente proposto. Monsignor Cracina ha annunciato che con l’ausilio di esperti e volontari atti a coinvolgere anche la comunità evidenzieranno ancor più come tale patrimonio culturale sarà un luogo non solo votato a visitatori o spettatori, ma un luogo dei diritti fondamentali della persona, proprio all’insegna del recupero della loro identità. Tra le figure istituzionali va ricordata la presenza della dottoressa Auriemma per il Centro regionale di catalogazione, del dottor Claudio Gortani. C’erano inoltre il presidente della Provincia dottor Pietro Fontanini e i rappresentanti di comunità parrocchiali quali il sindaco di Arta, monsignor Angelo Zanello e don Alessio Geretti della comunità di Tolmezzo.

Pubblicato da aldorossi

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