Tolmezzo: in un libro di Morocutti la storia di Mussolini maestro tra il 1906 e il 1907 e Zaniboni suo attentatore

di Federico Morocutti

Stranamente Tolmezzo, così lontana dai centri di potere delle grandi città, ha per brevi periodi ospitato personaggi che hanno, o che avrebbero potuto, incidere in maniera determinante sulla storia italiana. Il capitano Tito Zaniboni, per esempio, che durante la prima guerra mondiale era stato il temerario comandante del “Bastimento”, che era una fortificazione di sassi e cemento costruito dai soldati sotto il tiro del fuoco nemico a pochi passi dal Pal Piccolo. Con una cinquantina di uomini, seppur isolato, aveva continuato a sparare e aveva resistito nei critici momenti in cui gli austriaci, con un tunnel sotto la neve, avevano conquistato, temporaneamente, l’importante postazione italiana chiamata il “Trincerone”. Per queste sue gesta, determinanti per la tenuta del fronte carnico, Zaniboni era stato decorato con Medaglia d’oro al Valor Militare e pur essendo di origini mantovane nelle elezioni del maggio 1921, candidato nelle liste del Partito Socialista, era stato eletto deputato alla Camera con i voti del collegio elettorale di Tolmezzo. Zaniboni avrebbe potuto cambiare il corso della storia nazionale, se fosse riuscito a portare a compimento l’attentato contro Benito Mussolini. Aveva già segato una piccola parte delle imposte dell’Hotel Dragoni in piazza Venezia a Roma e il suo fucile Mauser con cannocchiale era già pronto per sparare al Duce il 31 ottobre 1926, ma, tradito, viene arrestato e condannato a lunghi anni di prigione. (…) A 23 anni, nel 1906, il futuro Duce arriva a Tolmezzo come insegnante (…). A Mussolini viene affidata la classe VI di nuova formazione e rimane a Tolmezzo dal 16 ottobre 1906 all’agosto 1907. (…) Il maestro Mussolini nei primi tempi si impegna, (…) ma probabilmente la vita a Tolmezzo non offre quella vitalità a cui tende quel romagnolo sanguigno ed esuberante, il donnaiolo impenitente e di fede socialista. Così, maestro forestiero, che piace alle donne, inizia a bere e a condurre una vita di eccessi. Anni dopo c’è un signore che ricorda di averlo trovato una notte in via Fabbrica (oggi via Pio Paschini) a fianco della roggia su un rialzo a mo’ di argine, che, ubriaco, dormiva russando sonoramente, proprio lì sotto gli ippocastani. Terminato l’incarico, il ventiquattrenne Mussolini lascia Tolmezzo e inizia una intensa attività politica e di giornalista, tanto che già nel 1912 viene nominato direttore dell’“Avanti”. Mussolini ritorna in Carnia durante la prima guerra mondiale nel 1916, bersagliere sul fronte carnico nella zona del Monte Navagiust in val Degano. Una lapide murata nella roccia a Malga Bordaglia di Sotto ne ricorda la presenza. (…) Quando Benito Mussolini è al massimo del suo potere, Duce del Fascismo, Primo ministro e detiene anche vari ministeri, a Tolmezzo c’è qualche signora che con un pizzico di civetteria confida alle amiche: «E pensare che conoscevo Benito ed avrei potuto cambiare il corso della mia vita». Però, qualche anno dopo, sempre a Tolmezzo c’è “quel signore” che con un pizzico di ironia può confidare agli amici «e pensare che quando sorpresi Mussolini addormentato sul bordo della roggia, sarebbe bastata una spinta con un piede e avrei potuto cambiare il corso della storia mondiale».

Una risposta a “Tolmezzo: in un libro di Morocutti la storia di Mussolini maestro tra il 1906 e il 1907 e Zaniboni suo attentatore”

  1. Il Direttore Didattico Sardo Marchetti, padre del grande nostro Romano, aveva steso nel 1907 la sua relazione su Benito Mussolini, maestro a Tolmezzo, ripresa con grande evidenza da Claudio Magris sul Corriere della sera del 27 febbraio 1993: “Il Sig. Benito Mussolini non fu un maestro senza una naturale disposizione all’arte educativa, ma senza metodo, mancante di quei mezzi e abilità che sono istromenti indispensabili all’educatore, senza la chiara visione di quanto deve impartire nella scuola, disorganico nel procedimento; il sig. Benito Mussolini (pur riconoscendogli il suo lavoro) ha ottenuto frutti scarsi. Avrebbe potuto raggiungere un profitto molto migliore se avesse dato alla scuola buona parte delle sue non comuni risorse intellettuali”.

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