di Giacomina Pellizzari
Prenotare una visita in ospedale o negli ambulatori delle Aziende sanitarie della provincia costa di più. Dal primo giugno, la telefonata al Centro unico di prenotazione (Cup) è a carico dei cittadini. Il numero verde, a costo zero per l'utenza, è venuto meno perché la Regione attraverso il dipartimento dei Servizi condivisi ha esternalizzato la risposta telefonica. Inevitabili le proteste dei cittadini al cui fianco si schiera la Cgil decisa a chiedere un incontro all'assessore, Vladimir Kosic e «se non basta – avverte Alessandro Baldassi, sindacalista della Funzione pubblica – investiremo del problema la commissione consiliare regionale». Da mercoledì, dunque, per prenotare le prestazioni sanitarie ambulatoriali va formulato il nuovo numero telefonico 848448884 che sostituisce il numero verde 800007800 con una differenza: l'onere della telefonata è a carico del chiamante. «Non è giusto – tuona Baldassi – anche perché l'esternalizzazione del servizio non è stata concordata con le organizzazioni sindacali. Senza contare che il Cup è un servizio che continua a non funzionare bene in quanto il personale è insufficiente per rispondere a tutte le chiamate». Lo stesso sindacalista fa notare, inoltre, che spesso la gente è costretta ad attendere diversi minuti la risposta al telefono, un'attesa che a questo punto rischia di costare cara. Dello stesso avviso la consigliera comunale del Pd, Maria Marion: «Non è giusto – ribadisce – far pagare ai cittadini questo servizio anche perché il Cup è stato istituito per ridurre la necessità di recarsi a prenotare direttamente nelle strutture». Ma non solo, perché, da conoscitrice del sistema sanitario regionale, la stessa Marion sostiene che, ancora una volta, l'eliminazione del numero verde conferma «che le cose pubbliche vengono affrontate sempre con i piedi e poco col cervello». Questo per dire che se proprio si doveva risparmiare si potevano far tornare i conti tagliando da altre parti. In effetti, la Regione eliminando il numero verde risparmia tra i 350 e 400 mila euro l'anno. Questo, come conferma il direttore del dipartimento dei servizi condivisi (Dsc), Claudio Giuricin, era il costo che la Regione sosteneva per gestire circa 650 mila telefonate l'anno. «Solo il 20% di questa cifra – continua Giuricin – era determinato dalle chiamate da telefono fisso che costituivano l'80% delle richieste. Questo perché il numero verde aveva un'anomalia di utilizzo: la quota minima delle chiamate (20%) fatte da cellulari comportavano l'80% del costo totale». Fatto questo distinguo, il direttore del Dsc assicura che ora il costo per l'utenza è minimo: «Non supera alcune decine di centesimi di euro. Vale a dire 7 centesimi di euro di scatto alla risposta e uno o due centesimi a minuto». Per quanto riguarda, invece, la funzionalità del servizio, Giuricin assicura che non potrà che migliorare. Anche perché «il contratto allunga di mezz'ora l'operatività del call-center. Prima rispondeva dalle 8 alle 18, dal primo giugno invece dalle 7.30 alle 18». Allo stesso modo, lo stesso direttore del Disc respinge le accuse sulle attese telefoniche visto «che l'obbligo di risposta è superiore al 90% delle chiamate. Abbiamo avuto – ammette Giuricin – qualche difficoltà in passato poi risolte. Tant'è che se nel 2009 il personale del call-center rispondeva al 35% delle chiamate, l'anno successivo ha raggiunto l'85% e ora supera il 90%». Resta invece attivo il numero verde della campagna oncologica e di salute pubblica che prevede lo screening mammografico per le donne, le quali possono continuare a telefonare gratuitamente per cambiare la data dell'appuntamento.
Sono d’accordo con l’articolo e vorrei aggiungere che continua il disservizio in quanto chi telefona dall’estero per prenotare il cup non lo può fare attraverso il numero verde.
Inoltre chi non ha una rete fissa e si affida alla telefonia mobile non lo può fare attraverso il numero verde.
Manca un numero di telefono abilitato per i cellulari.