Udine: il nuovo stadio con capienza ridotta sarebbe “un harakiri” per i grandi eventi della musica

di Federica Barella

«Sono basito, letteralmente basito. Forse i vertici cittadini sono stati male interpretati, oppure certe affermazioni sono frutto di un colpo di calore. O, ipotesi più probabile, siamo su “Scherzi a parte”». Claudio Trotta, patron della “Barley arts”, l’agenzia nazionale che con Azalea Promotion ha organizzato il mega-concerto di ieri sera dei Bon Jovi (e nel 2009 di Bruce Springsteen e nel 2010 degli Ac/Dc), ieri mattina non poteva credere ai suoi occhi mentre leggeva il Messaggero Veneto e gli articoli relativi all’ipotesi di veder venir meno i grandi concerti, a causa della diminuzione di posti allo stadio, dopo la ristrutturazione. «Capisco le esigenze dell’Udinese – ha spiegato Claudio Trotta ieri presente allo stadio di Udine -. Ma ricordiamoci anche della “tifoseria” della musica. E ricordiamoci soprattutto dell’indotto stratosferico che questa “tifoseria” crea. In questi anni il Friuli è stato un ottimo posto dove lavorare. Grazie ai produttori locali e nazionali, alle istituzioni e agli stessi spettatori Udine è diventata un nome di primo livello anche nel circuito internazionale. Uno stadio con capienza ridotta – precisa Trotta – cancellerebbe la città da questo circuito. Noi produttori troveremo magari un’altra soluzione, a partire da Trieste. Per il capoluogo friulano invece sarebbe un vero harakiri. E la stessa ipotesi di trasferire questi concerti al parco del Cormor mi sembra assurda». Ed ecco allora che Trotta lancia un appello soprattutto al Comune di Udine: «Chi deve decidere su questa vicenda – afferma il manager – dovrebbe tener presente anche che gli spettatori sono dei contribuenti. E come tali vanno sempre rispettati. Sono contribuenti quando comprano il biglietto, ma anche quando spendono soldi negli hotel locali. O ancora quando mangiano e acquistano da bere. Solo negli ultimi tre anni abbiamo portato a Udine Springsteen e date uniche come Ac/Dc e Bon Jovi. Senza dimenticare quanto fatto sempre a Udine da altri produttori che hanno proposto artisti come Madonna, Coldplay e Pink Floyd. E soprattutto senza dimenticare quanto potremmo fare anche in futuro».