Carnia: Strazzaboschi e il ritorno della cultura romantica

di Delio Strazzaboschi Prato Carnico.

Torna la cultura romantica nInvocano sempre le passioni, forse perché la loro mancanza è diventata il principale problema della società. Famiglie fragili, lavori instabili, e ci si chiude in casa. Anzi nella propria stanza, come fanno i giovani che si ritirano prima dal mondo circostante e poi in sé stessi, sempre meno disponibili a farsi illudere. Dei due milioni di italiani che non studiano e non lavorano pare che il dieci per cento rifiuti non solo di completare la propria crescita ma in un certo senso addirittura di vivere, murandosi in camera con internet, facebook e twitter; e con un’ansia e una paura di essere tagliati fuori che rafforzano lo spavento della vita e delle relazioni reali con le persone. Spesso i giovani ritirati sono persone sensibili e colte, con grande spirito critico, che non accettano la falsa alternativa vincenti-perdenti, temendo di far già parte dell’enorme numero dei secondi. Rumore, superficialità, consumismo esagerato, estroversione obbligata e gli eccessi della competizione per lo studio o il lavoro danneggiano il fragile carattere giovanile, impedendogli di condividere le emozioni col mondo reale. Dotati quindi di senso morale, non hanno però consapevolezza del proprio valore perché soffrono individualmente una tragedia che ha invece dimensione sociale, e dubbi sconosciuti alle generazioni precedenti: stare in casa o no, laurearsi o prendere il primo lavoro che capita (ma perfino quelli che lo trovano subito non possono evitare di soffrire per la propria instabilità), eccetera. Dopo aver attivamente corrotto l’unica idealità, quella comunista, isterici tecnocrati e stampa conservatrice hanno proclamato la morte delle ideologie: i privilegiati avanzano e concentrano su di sé tutto il potere, il popolo impotente si dissolve. Il padronato sogna e il governo realizza: cancellare il contratto nazionale di lavoro e lasciare a ogni singola impresa la libertà di decidere quanto pagare un operaio sarà la prossima “riforma”, ma si immaginano già anche ulteriori restrizioni del diritto di sciopero. I poveri, anziché poter contare su uno Stato che cerca costituzionalmente di rimuoverne le cause, avranno la certificazione della loro “vergognosa” indigenza con la prossima renziana poor-card. Le proteste degli ultimi anni sembrano rivolte collettive mosse dai bisogni interiori e dai sentimenti, dalla morale e dall’etica piuttosto che dalla politica. E mentre qualcuno delle nuove generazioni cerca fortuna all’altro capo del mondo, in tanti ascoltano il richiamo dei paesi rurali, imparano a stare nella natura e a percepirne la profondità, a fare le cose in silenzio e lentamente. Se prima ci si spostava in città sempre più grandi, oggi avviene il contrario: meno rumore, meno vicini, più vegetazione e più animali, si sente la mancanza della natura. E si vuole ri-conoscere il passato della propria famiglia e quello della propria comunità, e magari raccontarlo come fanno i nuovi cantastorie, si intuisce il bisogno di emozioni collettive. Fioriscono in campagna e in montagna forme di controcultura, volontariato e di localismo in ogni ambito sociale. Per i giovani murati proiettare se stessi sul territorio è nuovamente necessario; i rapporti personali sono meno numerosi ma più profondi, prevale di nuovo la fiducia sulla diffidenza, la mobilità ossessiva in ogni campo soccombe al bisogno profondo di stabilità. Una nuova cultura romantica riprende a fluire, ci si commuove di nuovo.