Grado: l’associazione “Grado nostra” contro il casinò


di Augusto C. Marocco Presidente di Grado Nostra

Il casinò sarebbe fuori luogo ed errato
L’euforia per introdurre a Grado il gioco d’azzardo non raffigura forse il massimo per l’immagine dell’isola nelle famiglie dei turisti. E neanche è pensabile che gli amministratori cattolici possano condividere l’idea di prestarsi a questo gioco, non essendo a essi certamente sfuggito tempo fa l’importante documento contro l’apertura di case da gioco nel Friuli Venezia Giulia emesso congiuntamente dai quattro vescovi della regione. Ma al quasi unanime (e non nuovo) clamore di operatori turistici e amministratori pubblici per i casinò nel Friuli Venezia Giulia, vale probabilmente la pena di prestare ascolto ad alcune considerazioni di segno opposto. Tralasciando la storia di questa smania incominciata nel 1945 proprio a Grado e continuata senza alcun costrutto per decenni in un lunghissimo “affaire” con impiego di risorse finanziarie, umane e politiche fino ai nostri giorni come una continua corsa all’oro che non si trova, merita por mente a un altro punto fermo, oltre al documento dei vescovi. E cioè al fatto che, nonostante le pressioni, il Governo non abbia significativamente finora ceduto. Ma non appena si apre uno spiraglio a Roma, ecco scatenarsi per l’ennesima volta l’inferno per aggiudicarsi l’oro della bisca.<br />
La presenza di casinò negli Stati confinanti può suscitare, certo, una sorta di sentimento di emulazione o invidia per l’asserito flusso di denaro sonante che attraverserebbe la regione senza fermarsi catturato ai giocatori su tavoli verdi nostrani. Ma pensando a una cittadina come Grado questo miraggio di oltre sessant’anni ha ben poco a che vedere con il servizio all’antica collettività nel contesto lavorativo ed economico che veramente importa. Non riguarda nulla neanche i turisti appassionati di Grado che non sono certo i giocatori d’azzardo. Grado, al pari di altri luoghi turistici, ha tante qualità da far meglio conoscere e valorizzare (con magari problematiche sottotraccia da risolvere); e ha quindi un’ampia gamma di elevate opportunità da far valere per incrementare il turismo specifico della nostra isola lagunare, piuttosto che far leva sulla debolezza umana del guadagno illusorio o, se si vuole, dello sperpero reale.
Ci sono da risolvere le incognite dovute alla “rivoluzione regionale” nella gestione turistica che non hanno ancora trovato una stabilità e un modo per garantire una sicurezza futura a Grado, a esempio in tema di occupazione, del commercio al dettaglio nella città e nei rioni, minacciato per forza di cose dai venienti centri di benessere alberghieri, ludici e commerciali, e così via con altre non minori questioni. Il casinò non risolverebbe certo queste cose, costituendo anzi un paravento dipinto a porpora come uno schermo sui problemi reali del paese. Il tavolo verde non risolve i problemi politici e amministrativi di un luogo e, anzi, forse ne fa piuttosto sorgere altri di diversi tipi non sempre indolori per una società di famiglie come quella dell’isola gradese. Sarebbe azzardato quindi pensare di dover temere, anche sulla scorta di esperienze lette ogni tanto sui giornali, che si tratti di uno strumento inquinante per una comunità quello del gioco d’azzardo?

Una risposta a “Grado: l’associazione “Grado nostra” contro il casinò”

  1. Preg.mo Augusto C. Marocco Presidente di Grado Nostra, Lei si diletta a scrivere belle cose, mo poi vediamo, che a casa Sua Lei non sa neanche che cosa voglia dire saper vivere di buon vicinato. Non predichi bene e razzoli male. Per FAVORE. Altro che Casinò. CASINO

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