Villa Santina: meno acqua e pesci, i pescatori sono in calo del 15%

di Tanja Ariis.

I pescatori della Carnia chiedono più acqua nei fiumi e torrenti della zona: il territorio sia escluso da qualsiasi nuova derivazione ad uso idroelettrico e la Regione vada con i piedi di piombo con le proroghe delle attuali concessioni in scadenza. Questo perché, hanno evidenziato domenica nell’assemblea del Centro Carnico Pescatori sportivi (include le 28 società locali), nei corsi d’acqua tra prese e sbarramenti c’è troppo poca acqua e con essa anche il pesce è sempre meno. E poi c’è la questione dell’immissione di trota marmorata al posto della trota fario. Così sempre meno pescatori rinnovano la licenza di pesca, con un calo lo scorso anno del 15%. Lo hanno fatto notare il presidente della società pescatori di Ampezzo, Eugenio Martinis, e con lui molti colleghi, come quelli della società di Priuso che hanno richiamato il documento del Coordinamento dei Comitati della montagna dove parla di ben 72 derivazioni per la produzione di energia oggi in Carnia: una comunale, 6 della Comunità montana, 10 del Sistema Secab, 16 di privati, 39 del sistema Edipower. Il prelievo delle acque è partito molti decenni fa e oggi, nonostante la recente legge sul minimo deflusso vitale, ancora troppo penalizzante per i corsi d’acqua carnici su cui incombono nuove richieste di centraline. E gli utili il più delle volte non restano in Carnia. I pescatori hanno espresso malcontento per la reintroduzione della marmorata: molti non la riconoscono come autoctona perché quasi non ricordano di averla vista in Carnia (dati la confermano però anche nel 1988), al contrario della fario che sentono invece come loro. Il problema, ha spiegato il biologo dell’Ente tutela Pesca Giuseppe Adriano Moro, è che lo Stato, recependo una direttiva comunitaria che chiedeva solo di preservare specie autoctone, si è spinto oltre vietando di introdurre nell’ambiente specie non autoctone e la fario esaminata in tanti anni in Carnia risulta tutta tedesca. Se ce n’era di autoctona, è forse stata soppiantata dalle immissioni con l’elicottero fino in quota di altra fario. Il presidente dell’Etp, Loris Saldan, ha detto che dalla marmorata non si tornerà indietro. Tuttavia un’équipe scientifica riesaminerà tutti i dati dell’ente, aperto anche a eventuali segnalazioni dei pescatori su eventuali fario autoctone (cioè ceppo mediterraneo). Allo stato la fario potrà essere reintrodotta solo nei bacini artificiali, per non incorrere in sanzioni di milioni di euro. A meno che non cambi la legge nazionale. Per la marmorata, che in diversi torrenti in Carnia non sopravvive, i pescatori chiedono venga almeno ridotta da 35 a 30 cm la misura per poterla pescare, visto che come confermato da Moro, non ci sono motivi scientifici per non concederlo. L’Etp prevede in Carnia l’immissione di 34 quintali di marmorata adulta di pronto pesca, ovviamente dove c’è abbastanza acqua.