Gemona: raccolte 141 firme per bloccarne l’alienazione dal beni civici

di Giusy Gubiani.

Le terre civiche appartengono alla comunità gemonese. Non sono in vendita. Un gruppo di cittadini, ben 141 le firme, ha diffidato il sindaco Paolo Urbani e la sua amministrazione a procedere con la vendita dei terreni così detti di “uso civico”, ossia di “proprietà collettiva”. Di fatto, l’espressione formale del dissenso dovrebbe impedire l’avvio di un eventuale procedimento di vendita al privato. Nel documento, inviato per conoscenza al Commissario regionale agli usi civici, alla Regione e al Coordinamento regionale della Proprietà collettiva, la contestualizzazione della vicenda. Risale al 2010 la delibera con cui il consiglio comunale aveva approvato il piano delle alienazioni e valorizzazione delle proprietà comunali, comprendente una lista di immobili e di terreni. Tra questi ultimi, una parte sono appunto soggetti a “uso civico”, il che significa appartenenti a tutti i residenti gemonesi e non al Comune. Si tratta per lo più di pascoli, boschi e incolti nelle zone di Ledis, Cumieli, Rivoli Bianchi, Monte Ercole e Sant’Agnese. Di qui, la scelta della diffida che, di fatto, contrasta la volontà dell’amministrazione di sbarazzarsi dei terreni soggetti a uso civico, «senza aver precedentemente informato in modo capillare la popolazione e senza averne ottenuto un formale e generale consenso». In realtà, tali vendite necessitano dell’autorizzazione della Regione e del Commissario regionale, ora difficilmente ottenibile a seguito della formale espressione di dissenso dei cittadini e senza la quale i beni sono inalienabili. Nello specifico, l’amministrazione è invitata anche a riflettere sull’opportunità di tutelare e valorizzare la preziosa eredità storica dei terreni collettivi, «quali elementi fondanti l’identità storica della comunità locale; quali strumenti significativi per assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale comunale; quali strutture eco-paesistiche del paesaggio agrosilvopastorale regionale; quale fonte di risorse rinnovabili da valorizzare e utilizzare a beneficio della collettività». A dimostrazione di ciò, la diffida ha incontrato anche l’appoggio del Coordinamento regionale. Quest’ultimo si è reso disponibile a offrire all’amministrazione gemonese la propria consulenza per realizzare un «percorso di riscoperta e di valorizzazione della proprietà collettiva, il cui esito più alto non potrà che essere la costituzione di un Comitato per l’amministrazione dei Beni civici». Infatti, conclude la missiva, bisogna superare la “logica del prelievo” e condividere una “gestione patrimoniale” dei terreni comunitari, secondo il principio per cui “la loro proprietà appartiene alle generazioni future”.

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