Dante Spinotti: «Giovani e vecchi in Carnia ormai non si parlano piú»

di Melania Lunazzi
Fino a pochi giorni fa era sul set di “Freak show”, il film di Trudie Styler – regista, attrice di teatro e tra l’altro moglie di Sting – incentrato sulla libertà di scegliere il proprio sesso, assieme al talentuoso Alex Lawther e a John Mc Enroe. Oggi Dante Spinotti è di nuovo nell’amata Muina per trascorrere le vacanze di Natale tra le Alpi Carniche intento in tutt’altri lavori. «Devo svuotare una gerla di legna che ho sulle spalle per il camino e poi sono tutto per lei», ci dice al telefono. «Ogni volta che ritorno mi stupisco della straordinarietà di questo territorio. La scorsa settimana ero a New York, città magnifica, ma non sceglierei mai di viverci. Ieri invece ero a fare una passeggiata a Raveo, c’erano un bel mercato e un’atmosfera davvero suggestiva. La Carnia è un paradiso». Il pluripremiato direttore della fotografia – recentemente ha ricevuto l’esposimetro d’oro per la carriera a Teramo e altri due premi per la fotografia del film “Vinodentro” di Vicentini Orgnani, uno al Wine country film festival di Sonoma in California e uno in Spagna – non manca mai di sottolineare le bellezze e i valori della Carnia – «Valori straordinari», precisa il maestro – e dei suoi abitanti. Ed è anche per questo che accoglie con entusiasmo l’opportunità di presenziare alle proiezioni di “Inchiesta in Carnia”, il documentario realizzato lo scorso anno assieme alla Cineteca del Friuli. La prossima si terrà venerdí, alle 20.30 a Paluzza, al Cinema Daniel, a cura del locale circolo culturale Enfretors. «Dopo Gemona, Tolmezzo e Comegliàns, ci spingiamo ora i confini dell’impero carnico. Mi auguro che segua uno stimolante dibattito. Mi sono recentemente accorto – sottolinea provocatoriamente Spinotti – che una delle domande che avrei dovuto fare agli intervistati durante i due anni di produzione del film è una questione importantissima. Ed è questa: esiste ancora la Carnia? C’è oggi qualcosa che possiamo descrivere come Carnia?». Magari la risposta emergerà a Paluzza o sarà il contatto con i giovani a restituire una visione piú completa di questa regione alpina, che attraversa un momento non facile: «Con quello che è successo alla cooperativa – aggiunge Spinotti – di cui mio nonno Riccardo era uno dei fondatori, bisogna che i carnici si inventino qualche cosa per il futuro». Ai giovani delle scuole superiori in gennaio sarà dedicata una proiezione speciale del film a Tolmezzo, grazie a una collaborazione tra sindaci su iniziativa di quello di Comegliàns, Flavio De Antoni. «Quello che noto, con stupore – ancora Spinotti – è il fatto che in Carnia c’è una spaccatura tra il mondo dei giovani e quello degli anziani. Fra loro non comunicano. Non è una cosa furba, perché siamo noi che passiamo la conoscenza e la storia ai piú giovani e siamo noi quelli che li assumiamo. In America i giovani sono molto importanti perché c’è la consapevolezza che saranno loro a portare avanti la storia del paese. In certi paesi della Carnia ci sono bar dove vanno i giovani e altri altro dove vanno gli anziani. Lo trovo molto strano». A proposito di giovani, come commenta il successo internazionale di Sorrentino? «È un grande filmaker, un grande autore di cinema. Ha una capacità straordinaria di narrare storie e lo fa in maniera visivamente molto forte. Gli faccio un unico appunto: nei suoi film manca umanità ovvero quell’amore per i personaggi che Fellini, a cui chiaramente Sorrentino si ispira, esprimeva anche attraverso l’ironia».