Andrea Valcic: se il Friuli rinuncia ai suoi punti nascita

Uno dei temi scottanti nell’agenda politica regionale ha riguardato la chiusura o meno dei punti nascita di Gorizia, Monfalcone e Latisana. Il Ministero su questo è stato molto chiaro: sotto soglia 500 si chiude. L’ospedale della Bassa è salvo per qualche unità, i due dell’isontino se la giocano con un’invenzione dell’ultima ora. Qui non si tratta di giudicare giusta o sbagliata la decisione, ma bensì porsi un interrogativo, anzi due. Il primo consiste nella mancanza assoluta di dibattito  su quello che risulta essere il problema principale del Friuli: la denatalità. Non affrontare subito e in maniera strategica la questione, la sua priorità, significa andare incontro al momento di non ritorno, quando sarà inutile parlare tanto di economia, quanto di cultura. Sarà inutile parlare di friulani. Secondo quesito, cui invece si risponde con l’assoluta intolleranza o con l’esagerato buonismo, basandosi sempre su di una impostazione ideologica.
      Possiamo polemizzare sui punti nascita solo grazie alle donne straniere che partoriscono nei nostri ospedali. A dimostrazione che la loro presenza risulta ormai determinante nella vita sociale e economica del Friuli.
      Forse le stesse che non hanno diritto alle case popolari.