La crisi accende la voglia di azzardo. In città, in poco meno di un anno, sono moltiplicate le sale slot machines, senza contare le macchinette disseminate in bar e ricevitorie. Un business che complessivamente nel 2011 ha assorbito a livello italiano 74 milioni di euro (più 21% rispetto al 2010) e una malattia che in regione coinvolge circa 10mila famiglie. «Giocando si acquista un sogno – osserva Rolando De Luca, psicoterapeuta che da anni si occupa dei problemi legati all’azzardo nel Centro di terapia di Campoformido – quello di cambiare la propria vita. In verità l’azzardo rovina l’esistenza di tutti i giocatori, sia di chi perde sia di chi vince. Chi perde logora le relazioni familiari con l’unico intento di trovare soldi per giocare, ma saranno i “fortunati” vincitori a rovinarsi più degli altri. La montagna di soldi vinta finirà per schiacciarli perché entro pochi anni perderanno tutto, succede sempre così». Più la crisi economica è forte e più l’azzardo fa proseliti. «Le sale da slot machines, così come i casinò – prosegue De Luca – sono ambienti studiati per estraniare dalla realtà il giocatore. Lì dentro si perde il senso del tempo e l’unico scopo è vincere, a ogni costo». Il nuovo fenomeno è il gioco femminile. «Il problema si è allargato interessando tutte le fasce della popolazione e in particolare le donne – dice De Luca –. Se 25 anni fa l’azzardo riguardava nel 75% dei casi gli uomini, adesso la percentuale femminile è salita al 40% e forse anche più. Il vero dramma è che la donna non chiede aiuto. Inoltre, quando le mogli si accorgono della dipendenza nei mariti cercano una soluzione, ma non avviene lo stesso se sono i mariti ad accorgersi che la compagna ha un problema». Attualmente, al Centro di Campoformido, De Luca segue 10 gruppi, per un totale di un centinaio di persone. Sono già 142 i pazienti che hanno concluso il ciclo di cura: 50 ex giocatori (44 uomini e 6 donne) e 92 familiari. Il 28% dei giocatori frequentava il casinò, il 19% giocava alle new slot (ex videopoker), il 16% al lotto, il 13% al superenalotto, l’11% al gratta evinci, il 5% alle corse di cavalli e ancora il 2% frequentava bische, l’ 1% giocava al Bingo e il restante 5% si dedicava ad altri giochi (Totocalcio, scommesse, ecc). Il 90% dei giocatori che partecipano ai gruppi di lavoro smette con l’azzardo, gli altri, pur continuando a frequentare il centro, diminuiscono sensibilmente l’attitudine al gioco. Soltanto due persone sono ritornate all’azzardo dopo aver terminato la terapia nei tempi prescritti.