Carnia: ambiente e territorio, serve una difesa consapevole

di MARCO MARRA  – Italia Nostra

Da tempo si stanno moltiplicando fenomeni meteorologici abnormi, che colpiscono tante aree del Paese, con conseguenze alquanto gravi, innanzitutto per la perdita di vite umane, ma anche per i danni rilevanti causati agli assetti urbanistici sia dei centri abitati sia delle infrastrutture di servizio. Tragiche situazioni che determinano apprensioni e panico, a carico non soltanto dei cittadini, ma anche fra gli amministratori pubblici che devono affrontare emergenze di quella portata. Purtroppo, le aree maggiormente a rischio sono colpite più volte, nel tempo. Sovente, però, dopo aver superato le emergenze drammatiche del momento, con il trascorrere del tempo ci si dimentica di quanto è accaduto, e non si affrontano i problemi di fondo, che stanno alla base delle emergenze ricorrenti su quei territori in stato di precarietà. Premesso che non è facile affrontare e risolvere tali problemi per una Nazione la cui estensione territoriale è caratterizzata, per tre quarti della superficie globale, da catene montuose e rilievi collinari, le cui componenti strutturali geologiche sovente presentano uno stato di fragilità diffusa, dovuta agli elementi, però, in più casi, all’abbandono del territorio e privati della manutenzione ordinaria del suolo. A tutto questo vanno aggiunti i danni provocati da lunghi periodi di malgoverno dell’ambiente. Malgoverno che ha consentito il deplorevole consolidarsi dell’abusivismo edilizio aggravato dallo stravolgimento dei piani regolatori, che avrebbero dovuto tutelare gli assetti territoriali e paesaggistici del Paese. L’assurda proposta avanzata, del condono edilizio, favorirebbe tale fenomeno invece di stroncarlo. E ci si dimentica che, nonostante il “Bel Paese” sia stato stravolto, per tanta parte, dal dilagare di una edilizia anarchica che ha provocato, fra l’altro, un impressionante consumo del territorio, soprattutto agricolo, l’Italia continua a registrare un aumento dei flussi turistici. In proposito va evidenziato che è in continuo aumento il turismo naturalistico e quello culturale. A maggior ragione, quindi, l’ambiente, con i suoi beni naturalistici e culturali, andrebbe protetto e valorizzato. Ora, riprendendo l’analisi riferita al grave e diffuso problema del dissesto idro-geologico, diventa emblematica la situazione di varie Regioni italiane, e in particolare quella della Liguria, il cui suolo è stato cementificiato per il 45%, come ha riferito Angelo Bonelli, rappresentante dei Verdi, nel suo intervento televisivo. Le conseguenze di questi gravi errori umani sono ben evidenti, nella incontrollabilità del deflusso delle acque dei fiumi e dei torrenti. E Bonelli si è chiesto, giustamente, se si può ancora sperare in un’etica delle responsabilità. Responsabilità che dovrebbero assumersi, in primis, gli amministratori delle varie Regioni a rischio, ma anche i cittadini che dovrebbero collaborare, per attuare una consapevole difesa del territorio, evitando soprattutto i tanti comportamenti irresponsabili che hanno causato danni all’ambiente, non indifferenti: basterebbe ricordare le immagini televisive dell’enorme quantità di rifiuti che erano stati gettati sui greti asciutti dei torrenti e che poi sono stati travolti dall’onda di piena, andando a inquinare le terre sottostanti e il mare. Ma non c’è molto da sperare se sul territorio nazionale continua a registrarsi una serie di oltraggi ambientali che un Paese civile non dovrebbe assolutamente permettere che si attuassero: sul monte Terminillo sono stati tagliati, recentemente, ben 8.500 faggi secolari, e in Puglia è stata fatta una strage di ulivi per collocare, su quei terreni fertili, grandi estensioni di pannelli fotovoltaici! Ora, riprendendo le problematiche riguardanti il dissesto idro-geologico di tanta parte del territorio italiano, che mette in situazioni di rischio centinaia di Comuni, ci pare sensato che il mondo politico e amministrativo si decida a porre tale questione sul tavolo dei lavori, in via prioritaria, per non attendere ancora il verificarsi di altre sciagure. Ed è evidente che vanno prese subito delle decisioni efficaci in merito, anche per poter ottenere dall’Ue quei fondi economici che consentiranno di avviare gli interventi riequilibratori del territorio, anche attraverso un accurato monitoraggio sul territorio stesso. La richiesta di interventi urgenti, sui territori in stato di precarietà, risulta alquanto evidente, anche in rapporto a quanto è accaduto recentemente in Sicilia, dove si è verificata una nuova tragedia, con dei morti e intense devastazioni ambientali in seguito alle nuove alluvioni che hanno colpito quella Regione.