Carnia: i sindaci dissidenti rispondono a Petris

 

di Dario De Alti, sindaco di Cercivento; Manuele Ferrari, sindaco di Forni Avoltri; Giorgio Morocutti, sindaco di Ligosullo; Franceschino Barazzutti, già sindaco di Cavazzo Carnico; Imler Casanova, già sindaco di Ravascletto; Tita De Stalis, già sindaco di Ravascletto; Gianni Nassivera, già sindaco di Forni di Sotto

Rispondendo alle critiche del presidente Fontanini  Renzo Petris, presidente di Carniacque Spa , ha gridato ai quattro venti che il bilancio della Spa è ok. Ma Petris si è “dimenticato” di dire che la passività di 130 mila euro è stata superata privando i Comuni azionisti del 30% degli introiti della Spa a essi dovuto, con una stangata sulle tariffe, con un servizio che lascia molto a desiderare e con canoni di depurazione non dovuti. Fatti che hanno indotto molti a un esame critico di Carniacque anche in relazione alle caratteristiche del territorio in cui opera : la Carnia, il Canal del Ferro-Valcanale e i comuni di Bordano, Montenars, Trasaghis, e Venzone. È quindi il caso di esaminare i caratteri di tale territorio in relazione alla gestione del servizio idrico, considerandone l’estensione, gli insediamenti abitativi e la consistenza demografica. Trattasi di un territorio molto vasto. Infatti la distanza fra Tarvisio e Forni di Sopra supera i 100 chilometri, più di quella da Tolmezzo al mare. È un territorio montuoso in cui i fondivalle rappresentano una parte molto modesta della superficie complessiva, mentre la viabilità e le condizioni climatiche non sono facili specialmente d’inverno. Gli insediamenti abitativi, tranne quelli più consistenti di fondovalle, nella maggior parte dei casi sorsero per ben precisi motivi storici, culturali, economici e di sicurezza a mezza costa o in quota, dispersi sul territorio e con un numero esiguo di abitanti. Basti pensare, per esempio, alle tante frazioni di Ovaro, Comune di 2 mila 220 abitanti nel Canale di Gorto: Muina, Cludinico, Mione, Luint, Ovasta, Lenzone, Liariis, Clavais, Cercenat e Corva in quota e, oltre al capoluogo, Agrons, Cella, Luincis, Entrampo, Chialina sul fondovalle. Le stesse ubicazione e dispersione degli insediamenti troviamo nel comune di Zuglio (642 abitanti) con le frazioni di Sezza (648 mslm) e di Fielis (835 mslm); in comune di Arta Terme (2 mila 234 abitanti) con le frazioni di Cabia (804 mslm), Valle (878 mslm), Rivalpo (904 mslm), Lovea; in comune di Forni Avoltri (735 abitanti) con le frazioni di Frassenetto (1.089 mslm), Sigilletto (1.121 mslm), Collinetta (1.191 mslm) e Collina; in comune di Lauco (877 abitanti) con le frazioni di Trava, Avaglio, Alleghidis, Vinaio, Buttea (916 mslm) e con le borgate di Chiaulans, Plugna (963 mslm), Uerpa (1.086 mslm), Runchia, Val (1.187 mslm). Ci fermiamo qui perché è chiara la realtà insediativa sul territorio montano senza andare anche a Sauris, Ligosullo, Comeglians, Enemonzo, Socchieve, Ampezzo o a Resia con i suoi tanti insediamenti sparsi nella valle o a Chiusaforte con le sue borgate lungo la Val Raccolana. Va tenuto presente che la conformazione del territorio, l’ubicazione degli abitati e delle sorgenti di approvvigionamento hanno comportato la presenza di una molteplicità di acquedotti, a volte in uno stesso comune. Insomma, una situazione ben diversa da quella della popolosa pianura rifornita dal Cafc pompando dalla sorgente di Molin del Bosso. Ma per avere il quadro più completo occorre esaminare anche la presenza e la distribuzione degli abitanti sul territorio servito da Carniacque. Ebbene, sul territorio molto vasto servito da Carniacque la demografia langue. Infatti, nei 27 comuni della Carnia, esclusa Tolmezzo, gli abitanti sono 29 mila 776 su una superficie di 1.164,95 kmq, pari a 25,56 abitanti per kmq. Aggiungendo i 10 mila 611 abitanti e i 65,69 kmq di Tolmezzo si hanno 40 mila 387 abitanti su 1.230,64 kmq dell’intera Carnia, pari a 32,82 abitanti per kmq. Va osservato che anche il più popoloso comune di Tolmezzo presenta una dispersione degli abitanti in numerose frazioni: Illegio, Fusea, Cazzaso e Cazzaso Nuovo in quota, Caneva, Casanova, Lorenzaso, Terzo, Imponzo e Cadunea sul fondovalle. Gli otto comuni del Canal del Ferro-Valcanale hanno 12 mila 683 abitanti su una superficie di 876,79 kmq, pari a 14,47 abitanti per kmq, mentre i comuni di Bordano, Montenars, Trasaghis e Venzone fanno 6 mila 112 abitanti su una superficie di 167,62 kmq, pari a 36,46 abitanti per kmq. Complessivamente la popolazione della Carnia, del Canal del Ferro-Valcanale e dei comuni pedemontani citati fa 59 mila 795 abitanti su una superficie di 2.275,05 kmq, pari a 26,28 abitanti per kmq. I dati seppur sommariamente fin qui esposti sono sufficienti a trarre due conclusioni. La prima: la vastità, le caratteristiche del territorio e la dispersione degli insediamenti abitativi comportano costi elevati. La seconda: l’esiguo numero degli abitanti comporta poche utenze e quindi bassi ricavi, incrementabili di ben poco dalle seconde case dei non residenti. Conseguentemente, mancano i presupposti (e i numeri) per una gestione centralizzata del servizio idrico quale quella di Carniacque. È irresponsabile pensare di ridurre il divario costi/ricavi aumentando drasticamente le tariffe, indipendentemente dal momento difficile vissuto dalle famiglie, o ridurre la già bassa qualità del servizio per contenere i costi. È invece evidente che le caratteristiche del territorio e la sua demografia richiedano una gestione decentrata del servizio idrico a livello comunale o di Associazione (Unione) di Comuni, ciò anche per il principio di sussidiarietà: i problemi di un luogo trovino innanzi tutto soluzione in quel luogo, garantendo così anche la partecipazione e la responsabilità dei locali amministratori e dei cittadini e il recupero di quell’antica cultura dell’acqua propria della gente di montagna. Non c’è motivo per cui i problemi risolvibili a Forni di Sopra da quella Comunità debbano essere risolti a Tolmezzo da Carniacque o addirittura a Udine dall’Ato, considerato che nei casi di grave emergenza interviene la Protezione civile. Il vigente articolo 148, comma 5 del Dls 152/2006 già prevede per i Comuni montani con meno di 1.000 abitanti la facoltà di gestire in proprio il servizio idrico. È opportuno che le modificazioni alla legge Galli regionale prevedano l’estensione di tale facoltà a tutti i Comuni montani e l’abolizione del parere preventivo dell’Ato. Il presidente Tondo, i consiglieri Baritussio, Cacitti, Della Mea, Marsilio e Picco conoscono bene questo territorio come lo conoscono i sindaci. È tempo che i primi assumano gli opportuni provvedimenti legislativi e i secondi quelli amministrativi, non limitandosi al mugugno. Diversamente, è da ritenere che il mantenimento degli inutili Ato, Carniacque spa, relative presidenze e cda, centri di potere, sia più importante del servizio idrico adeguato al territorio, alla necessità e alla cultura della gente che lo paga.<br />