Egitto: 26enne di Paluzza bloccato al Cairo aveva da poco iniziato uno stage all’ambasciata

Un giovane carnico è bloccato al Cairo dove si trovava per uno stage all’Istituto italiano di Cultura. La famiglia, a Paluzza, in costante contatto con lui, è in ansia, vista l’incertezza che perdura sia sull’ipotesi di rimanere senza rischi nella capitale egiziana sia sulla possibilità di rientrare in sicurezza in Italia. Intanto gli gira tutte le informazioni che trova specie attraverso le tv straniere.
Al Cairo per uno stage, il 26enne di Paluzza Paolo Vanino si è ritrovato dunque nel bel mezzo del difficile momento di svolta storica per l’Egitto  Paolo si è laureato nel luglio scorso col massimo dei voti in Scienze internazionali diplomatiche a Gorizia discutendo una tesi sui beduini del Sinai. L’Egitto è una sua passione da sempre. È al Cairo dal 17 gennaio, quando ha iniziato uno stage all’Istituto di Cultura: un’esperienza importante, che non è concessa a tutti, ma solo a chi ha precisi requisiti. Per Paolo, il cui primo viaggio in Egitto risale all’età di 3 anni e che, grazie ai genitori Danilo e Sonia, si è appassionato presto alle culture di questo ed altri popoli, quella è apparsa subito come un’opportunità da non perdere, un trampolino di lancio per tradurre una passione in lavoro. Ma è caduta in uno scenario imprevisto.<br />
«Ho appena chattato con lui – ha spiegato ieri la mamma – sta bene. Ma c’è un clima di grande incertezza. Ci sentiamo continuamente. Prima Paolo aveva l’alloggio proprio sopra la piazza teatro della manifestazione, poi in un appartamento a pochi passi dalla piazza. Ora è ospite di una famiglia di origini libanesi in una zona più tranquilla del Cairo. Queste persone stanno pensando di andarsene: gli stranieri vengono in questo momento presi di mira perché sono considerati spie. Anche oggi il proprietario dell’appartamento che Paolo occupava gli ha suggerito di non recarsi a riprendere le sue cose o di mandarci qualcun altro: con il suo aspetto difficilmente passerebbe per un locale. Verrebbe da dire “appena puoi, recupera i tuoi effetti personali o neanche quelli e raggiungi l’aeroporto”, ma al momento il tragitto dalla città all’aeroporto non è affatto sicuro. C’è il rischio di aggressioni. Per i nostri connazionali non è stato dichiarato lo stato di emergenza al Cairo e i convogli seguiti dall’esercito non sono previsti per gli italiani, come lo sono per i tedeschi. E, senza stato di emergenza dichiarato, se Paolo se ne viene via, rischia di perdere lo stage. Se non ci fosse davvero pericolo, potrebbe stare là. Ma le bombe schizzano dai tetti, hanno sparato a un compagno di lavoro di mio figlio, i calcinacci erano finiti sul terrazzo dell’alloggio di Paolo, e ho sentito una sparatoria per telefono. Difficile dirgli che fare» conclude
la mamma.