Friuli: La Fim Cisl chiude la sede di Gemona e l’Alto Friuli protesta

Maura Delle Case dal MV di oggi

Chiude i battenti la Fim Cisl Alto Friuli, per dare i natali alla Fim della provincia di Udine, in cui confluiranno pure le tute blu del capoluogo e della Bassa friulana. Se per il sindacato – che tra oggi e domani formalizzerà, in sede congressuale, la nuova “maxi” categoria – si tratta di un passo avanti nell’ottica della razionalizzazione dei costi e dell’ottimizzazione di mezzi e risorse, per il territorio montano e pedemontano l’azzeramento della locale segreteria dei metalmeccanici, oggi in capo a Marco Palese, che vanta un “tesoretto” di quasi 1100 tessere – equivale invece a un campanello d’allarme, al timore di un disimpegno del sindacato da una zona storicamente “debole” come quella della montagna. Non è un caso che all’alba degli anni ’80,un volitivo gruppo dirigente si sia imposto in Cisl e abbia ottenuto la creazione del comprensorio dell’Alto Friuli. Tornano alla mente i nomi di Giampiero D’Errico, primo segretario della Cisl AF, quello di Norberto Urli e ancora del compianto Daniele Deotto, che da segretario generale del comprensorio e da uomo di montagna è stato sempre uno strenuo sostenitore dell’importanza del sindacato in Alto Friuli. Zona si diceva debole, eppure ancora (fortunatamente) ricca d’imprese che garantiscono da queste parti migliaia di posti di lavoro – basti pensare a Ferriere Nord, Automotive Lighting e Weissenfels -, unica vera assicurazione contro lo spopolamento. Quattro anni fa questa pesante eredità è passata in mano al segretario generale Franco Colautti, che si è a sua volta sempre schierato dalla parte della montagna. La chiusura della Fim? Per lui si tratta di una semplice necessità organizzativa, che non avrà risvolti negativi sulla presenza del sindacato in Alto Friuli. Assicurazioni a parte, le perplessità permangono e hanno spinto ieri il sindaco di Gemona, Paolo Urbani, e il presidente del consorzio industriale Cipaf, Ivano Benvenuti, ad intervenire sulla vicenda per rimarcare il ruolo, oggi più che mai fondamentale, del sindacato: «Non vorrei – ha esordito Urbani – che la scelta di chiudere oggi la Fim significasse a medio-lungo termine la perdita di ulteriori segreterie di categoria fino a quella generale. Vista la situazione di crisi che stiamo vivendo, e la particolare situazione dell’Alto Friuli, che sappiamo bene non essere territorio particolarmente attrattivo per le nuove imprese, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali è fondamentale, pena pesanti ripercussioni sociali. In questa partita ognuno di noi sta giocando la propria parte e quella del sindacato è irrinunciabile». Sulla stessa linea d’onda è Benvenuti: «Pur comprendendo la necessità di centralizzazione, spiace per la Pedemontana, che resta cerniera tra Alto Friuli e il resto del territorio provinciale e rischia oggi, con la creazione di una Fim provinciale, di perdere un fondamentale strumento di sostegno e confronto con gli imprenditori, la politica e quant’altro è utile a sostenere la produttività della zona».