Friuli: la Lega Nord diserta la Giunta regionale, Riccardi pronto alle dimissioni. Aria di crisi in Regione?

L'assessore ai Trasporti del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, e' pronto alle dimissioni. Lo ha appreso l'ANSA da fonti della Regione. Riccardi e' pronto a rassegnare le proprie dimissioni a causa delle tensioni interne alla maggioranza di centrodestra, che ieri hanno provocato lo scontro all'interno del cda di Autovie Venete sulla governance della societa' e che oggi hanno spinto la Lega Nord a non partecipare alla riunione della giunta di Renzo Tondo.   In una giornata in cui Standard & Poor's ha confermato in "AA" il cosiddetto rating intrinseco del Friuli Venezia Giulia, ovverosia quello che verrebbe attribuito in assenza del "tetto" rappresentato dal rating dello stato sovrano, scoppia il caso Autovie che ha visto ieri protagonista  Enzo Bortolotti che  ha condotto senza tanti misteri per ottenere le deleghe dell’amministratore delegato. Lo scontro è arrivato al punto che il presidente Terpin ha minacciato le dimissioni, e nonostante la provocazione estrema, Bortolotti si è detto contrario alla proposta «interna» di Terpin, facendo mancare il voto del vicepresidente al proprio presidente, non votando il bilancio, ma senza dimettersi dall’incarico. Le sorprese non sono finite, quando Marco Piva, nominato in quota Udc, ha scelto di votare in modo contrario alla proposta di Terpin. Secondo alcuni, per un attimo Bortolotti si era quasi convinto per l’astensione, ma quando si è palesato il voto contrario di Piva, il leghista non ha voluto lasciare il palco al centrista, e si è così realizzata una strana alleanze Lega-Udc. Quando non era ancora finito il cda, la Lega già «picchiava» sulle possibile nuove spese per gli amministratori con una nota del capogruppo Danilo Narduzzi,<br />
e i riflessi della situazione si sono visti oggi con le tensioni in Giunta Regionale

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3 Risposte a “Friuli: la Lega Nord diserta la Giunta regionale, Riccardi pronto alle dimissioni. Aria di crisi in Regione?”

  1. aggiornamento del 24/09/2011

    di Paolo Mosanghini

    La Lega nord attacca Riccardi. E l’assessore minaccia di dimettersi. Nel mirino c’è la governance di Autovie Venete dopo che le deleghe di Dario Melò sono state divise tra il presidente Emilio Terpin e Federico Razzini, promosso direttore generale. La delibera del cda ha mandato su tutte le furie la Lega, che ha votato contro con il vicepresidente Enzo Bortolotti – che voleva più poteri -, al quale si è associato Marco Piva di area Udc. Una spaccatura che ha portato ieri la Lega a sfidare gli alleati manifestando la protesta con l’assenza dei suoi due assessori alla riunione dell’esecutivo. Il segretario del Carroccio Pietro Fontanini ha spiegato: «All’orizzonte non ci sono spallate o scosse. Ma non siamo disposti a farci trattare a pesci in faccia». Poi il segretario affonda il colpo: «Hanno svilito il ruolo del vicepresidente. Gli impediscono di operare, di incidere. La Lega non chiede poltrone ma vuole lavorare per rendere le nostre infrastrutture sempre più competitive e moderne. L’aggravante è costituita dal fatto che questa cieca e totale chiusura non è ispirata né dal presidente Tondo né dalla giunta, ma da un assessore che ha una concezione della politica monocratica e per nulla pluralista». L’assessore è appunto Riccardo Riccardi, anche commissario straordinario per la terza corsia. L’interessato non parla, ma ieri ha minacciato le proprie dimissioni, manifestando la sua «delusione» ai colleghi di giunta e al presidente Tondo durante un colloquio telefonico. Tondo non parla. Per la giunta è intervenuto il vicepresidente Luca Ciriani: «Le eventuali dimissioni dell’assessore Riccardi non credo proprio siano all’ordine del giorno. Ritengo che scaricare sulla Giunta regionale e sul suo operato problemi politici e di organigrammi di Autovie Venete sia un comportamento inaccettabile. Se la Lega Nord ha bisogno di chiarimenti politici vi sono altri luoghi in cui richiederli, più consoni e opportuni». E a prendere le difese dell’assessore è anche il coordinatore del Pdl, Isidoro Gottardo: «La priorità assoluta è di raggiungere l’obiettivo e cioè la terza corsia dell’A4». «A questo obiettivo anche noi del Pdl abbiamo fatto prevalere a qualsiasi logica di rappresentanza la necessità di efficienza dell’ente. Non ho dubbi che la volontà rispetto alle scelte fatte sia stata esclusivamente di tipo tecnico, credo tuttavia che vi siano spazi per fare in modo che tutti possano dare un contributo per il raggiungimento dell’obiettivo. Credo che sia anche ingiusto prendersela con un singolo assessore. Sono certo che come sempre Tondo troverà il modo per riportare il sereno». E anche il segretario centrista Angelo Compagnon cerca di ricomporre la frattura: «Ritengo sbagliato esasperare questa discussione coinvolgendo l’esecutivo». E ieri sera nel corso di un dibattito a Udine il capogruppo Daniele Galasso ha minimizzato, mentre il senatore Ferruccio Saro, pur non entrando nella vicenda, ha suggerito un rimpasto della giunta. Dal Pd arrivano le bordate del capogruppo Moretton: «Questo è l’ennesima dimostrazione della situazione di confusione che regna all’interno di una società che lo stesso Riccardi vorrebbe controllare in toto; controllo che, di fatto, ora possiede. Come gruppo Pd non possiamo che rimanere esterrefatti da quanto accaduto».

  2. Aggiornamento del 24/09/2011

    "Le eventuali dimissioni dell'assessore Riccardi non credo proprio siano all'ordine del giorno. Nella Giunta di oggi ad una simile ipotesi non si è nemmeno fatto cenno".
    Il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, commenta così le voci di stampa circolate nel pomeriggio dopo la seduta di Giunta regionale da lui presieduta, alla quale non hanno preso parte gli assessori della Lega Nord.
    "A questo riguardo – ha aggiunto Ciriani – ritengo che scaricare sulla Giunta regionale e sul suo operato problemi politici e di organigrammi di Autovie Venete sia un comportamento inaccettabile. Se la Lega Nord ha bisogno di chiarimenti politici vi sono altri luoghi in cui richiederli, più consoni ed opportuni".

  3. aggiornamento del 26/09/2011

    di Paolo Mosanghini wUDINE Enzo Bortolotti, leghista granitico, vicepresidente di Autovie Venete, sindaco di Azzano Decimo, si è messo di traverso nel consiglio di amministrazione della concessionaria autostradale quand’è stato il momento di spacchettare le deleghe del manager Dario Melò tra il presidente Terpin e il direttore Razzini. Si è acceso un fuoco che il presidente Tondo già oggi cercherà di spegnere, ma che ha portato il commissario per la terza corsia e assessore alle infrastrutture Riccardi a minacciare le dimissioni. Bortolotti, hanno detto che è colpa sua perché voleva contare di più. «Nasce tutto dalla considerazione che Melò andava via e si liberavano molte deleghe e sia io sia l’altro vicepresidente non abbiamo compiti. Ed è cosa nota che Razzini è sovraccarico di impegni. Io non sono capace di rimanere con le mani in mano». Hanno detto che lei non ha competenze. «Non insistano su questo piano altrimenti mi costringono a chiedere al cda i curriculum di tutti i quadri dirigenziali con la qualifica e il nome di chi li ha assunti. Io ho fatto per dieci anni l’assessore e per dieci dieci anni il sindaco e credo siano qualifiche sufficienti». Ma è un dentista. «Ho la laurea in medicina. E allora? Voglio vedere anche i titoli di studio degli altri che parlano». Il vicepresidente della giunta regionale Ciriani ha definito «inaccettabile» il comportamento del Carroccio. «Quando ho letto le affermazioni di Ciriani avrei voluto ricordargli che sono stati presi accordi politici che hanno portato a ricoprire ruoli in regione e sono stati presi anche impegni. Quando suo fratello diventò presidente della Provincia di Pordenone, il documento firmato dal coordinatore del Pdl Gottardo prevedeva che alla Lega spettasse l’incarico più importante in Autovie. La Lega è uno dei partiti in Fvg che mantiene Tondo al suo posto, si deve avere rispetto per il nostro partito, invece sono numerosi i messaggi del Pdl che considerano i leghisti i fratelli poveri». È un “avvertimento” anche per Tondo? «Quando si scelse un altro presidente per Autovie non ritenemmo di creare tensioni, ma adesso forse è venuto il momento di rispolverare anche quell’accordo. Sembra che la Lega non possa mettere voce in capitolo sulle questioni più importanti. Adesso si cambi marcia, e non solo in Autovie. Tondo rifletta». In Autovie decide il presidente Terpin o no? «Terpin è una persona estremamente intelligente che ha assunto diversi incarichi negli anni, frutto di professionalità, però adesso sta facendo il vigile del fuoco. Io non voglio puntare il dito su nessuno, ma è il gioco delle tre carte, proprietaria di Autovie è Friulia, le decisioni in Friulia le prende Tondo. Invece mi pare che in Autovie non decida Renzo Tondo». Decide Riccardi? «L’assessore fa pesare il suo ruolo in Autovie. Che poi Fontanini sia stato così diretto nei confronti di Riccardi, vuol dire che ci sono anche altre situazioni e che a questo punto sia opportuna una verifica. Io sono stato tenuto lontano da tutte le decisioni. Per quanto riguarda la rappresentanza della Lega nella coalizione si prevede che esprima ai vertici delle partecipate i suoi componenti. Invece a parte Promotur siamo sempre i vice di qualcuno». Di questi tempi era meglio evitare uno strappo per questioni di poltrone? «È meglio che i dibattiti avvengano; ed è meglio che avvengano oggi che tra un anno prima delle elezioni». Lei ha votato contro la delibera delle deleghe. Con che spirito tornerà in cda? «Con il mio voto contrario ho dato un chiaro segnale. Io farò la mia parte di attento controllore visto che non posso fare altro». Si è detto che Tondo cercherà per lei un altro incarico. «Se credono che io sia uno che partecipa al mercato del bestiame si sbagliano. Non si può minimizzare quello che è successo dandomi una caramella sperando che poi stia buono. Ma stanno scherzando?». Come finirà? «Non lo so. So che nella Lega si respira un grande malessere. Ho ricevuto tantissime telefonate di gente che ci diceva di tenere duro, che è ora di finirla. La Lega a livello nazionale sta pagando la fedelta a Berlusconi, e anche qui tirano la corda».

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