Friuli: la Spangaro lancia l’allarme, lavoro sempre più stressante per gli infermieri

dal MV di oggi

Sono stati tre anni di intenso lavoro per Sabrina Spangaro, confermata alla presidenza udinese del Collegio di infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d’infanzia, che si appresta così ad affrontare il suo secondo mandato, per gestire l’attività con la collaborazione degli altri 14 del direttivo Ipasvi. «In questi anni abbiamo avviato alcune linee di indirizzo – spiega la Spangaro –. Abbiamo messo a punto la macchina amministrativa, per ottenere certificazioni più celeri, recuperare le morosità, attuare corsi di formazione, cui solo nell’ultimo anno hanno partecipato 250 persone, ed eventi formativi rivolti sia alle strutture ospedaliere sia agli iscritti. Abbiamo poi rinnovato la nostra comunicazione attraverso la rivista interna rendendola più snella, collegandola al nostro sito per approfondimenti, mantenendo rapporti con l’università e le istituzioni, e abbiamo cercato contatti con le istituzioni, la Provincia e la Regione». Molti però i nodi ancora da affrontare, come la necessità di arrivare a una più ampia disponibilità all’ascolto per gli iscritti e le loro problematiche. Non poche, fa notare la presidente, vista la carenza di personale (mancano 600 infermieri in regione, almeno 150 in provincia di Udine) sia a causa del blocco del turn over, sia per la complessità che l’assistenza di malati anziani e cronici comporta. «Come Collegio – aggiunge Spangaro – dobbiamo garantire la tutela del professionista e della qualità della prestazione e quindi del paziente. Vorremmo invitare le strutture ospedaliere e territoriali a orientare la Regione sul fabbisogno di infermieri, in base alle riorganizzazioni interne, il che equivale e rivedere percorsi e necessità clinico assistenziali. Questo perché la pianificazione assistenziale va rivista alla luce dei bisogni che la cronicità comporta. Ci troviamo di fronte a un blocco delle assunzioni che ormai avvengono solo su pareggio di bilancio. Avevamo già subìto una riduzione di organici nel 2010 con il blocco del turn over. Le linee di gestione del 2012 dicono che va mantenuto il personale in forza al dicembre 2010 e ciò dunque comporterà un’ulteriore contrazione». Come se non bastasse, gli effetti della manovra Monti si faranno sentire allungando i tempi per uscire da un’attività considerata non usurante. «Lavorare per 24 ore su turno – dice la presidente – imporrà una rilocazione del personale in aree intensive o al pronto soccorso, dove una persona non più giovanissima potrebbe non garantire gli standard necessari. Dovremo insomma confrontarci con una popolazione infermieristica invecchiata e oberata di lavoro. E’ inevitabile pensare che le idoneità condizionate saranno sempre più numerose. Compito del Collegio sarà allora di diventare presidio capace di dare garanzie sulla sicurezza dei paziente e mettere i professionisti in condizione di lavorare».