Friuli – le aziende e la crisi: Ferriere Nord , Dm Elektron, Automotive Lighting, Caffaro e Safilo

In Friuli per ora siamo solo alle richieste di cassa integrazione ordinaria, o alla richiesta di trasferimento di alcuni dipendenti, o dell’affannosa ricerca di un piano per riaprire l’azienda. Però questi segnali non sono per nulla incoraggianti e questa al 18 di Ottobre 2008  è una fotografia della situazione.

Dal MV di oggi

TOLMEZZO
L’Alto Friuli non può più dirsi immune rispetto alla crisi generale che sta interessando i mercati. Dopo le casse integrazioni ordinarie richieste da Ferriere Nord di Osoppo e Dm Elektron di Buja è un’altra azienda “inossidabile” a far ricorso all’ammortizzatore sociale, la Automotive Lighting di Tolmezzo, leader in Europa nella produzione di fanali per auto.
A restare a casa, nel mese di ottobre per tre giorni e a novembre per una settimana, saranno un massimo di 750 dipendenti, praticamente tutti gli occupati. L’accordo è stato firmato ieri mattina a Tolmezzo nella sede di Assindustria da dirigenti dell’azienda e rappresentanti sindacali durante un incontro che ha permesso di chiarire l’attuale situazione dello stabilimento, meno grave a quanto è dato sapere rispetto ad altri dello stesso gruppo. L’ammortizzatore lampo non è infatti dovuto a problemi strutturali, bensì risponde, come in una reazione a catena, alla flessione del mercato dell’auto.
«Due clienti di Automotive, ovvero Bmw e Opel, sospenderanno per un breve periodo la produzione di alcuni modelli di auto con ovvi riflessi sull’azienda di Tolmezzo – spiega Gianpaolo Roccasalva, segretario di Fiom Cgil Alto Friuli – che per questo ricorrerà alla Cigo. A pagare il prezzo più alto di questa infelice congiuntura economica saranno in particolare una ventina di lavoratori con contratti a termine in scadenza che non se li vedranno rinnovare». Solo pochi mesi fa si era parlato di stabilizzazione di alcuni rapporti di lavoro, ora, a fronte di questa situazione vien da chiedersi cosa cambierà. «Stando a quanto ci è stato comunicato dall’azienda – dichiara Roccasalva – a meno di peggioramenti, non dovrebbero esservi modifiche rispetto al piano industriale presentatoci a giugno. Vale a dire che le produzioni restano le stesse così come i piani relativi alla stabilizzazione di una quarantina di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Tutto ciò dovrebbe realizzarsi entro marzo sempre che la visibilità resti quella attuale».
Lo stabilimento di Tolmezzo, che appartiene al gruppo Automotive Lighting (Magneti Marelli), è una delle colonne occupazionali della montagna. Dà infatti lavoro a circa 750 persone, provenienti da tutta la Carnia, molte delle quali sono donne, e nei suoi trent’anni di attività è ricorso una sola volta (prima di quella attuale) alla cassa integrazione. «Fortunatamente abbiamo un’azienda che non ha problemi strutturali, ma soltanto la necessità di rallentare la produzione – dichiara Ivano Monguzzi, segretario di Fim Cisl AF -. Non c’è dramma, solo la naturale preoccupazione per un’azienda sana e competitiva che soffre dell’andamento del mercato internazionale».Firmato l’accordo, ora i sindacalisti hanno in agenda le assemblee con i lavoratori, previste per mercoledì.
 
TORVISCOSA
Un incontro con le organizzazioni sindacali territoriali e con i rappresentanti dei lavoratori della Caffaro è stato convocato per giovedì 23 ottobre a Trieste (ore 11.30, via Giulia) dall’assessore all’Ambiente Vanni Lenna, su delega del presidente della Regione Renzo Tondo, per affrontare la situazione relativa al fermo dell’attività dell’azienda. La riunione, alla quale parteciperanno anche il vicepresidente e assessore alle Attività produttive Luca Ciriani e l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen, è stata prontamente convocata su richiesta dello stesso sindacato. Il caso Caffaro è seguito costantemente dal presidente Tondo e dagli assessori interessati, che sin dall’inizio della vicenda hanno messo in campo la propria disponibilità a supportare tutte le iniziative utili a sbloccare la situazione, nella consapevolezza della rilevanza della Caffaro sia per la tenuta dei livelli occupazionali, anche per l’indotto che questa attività industriale comporta, sia per lo sviluppo dell’intera area della Bassa friulana.

MARTIGNACCO
Allo stabilimento di Martignacco della Safilo cresce la preoccupazione. Il reparto tecnico di progettazione rischia di sparire.
La volontà dei vertici aziendali sembrerebbe infatti essere quella di accorpare gli uffici con lo stabilimento principale di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia. Una decisione che coinvolgerebbe una trentina di dipendenti di Martignaco, sui 600 che lavorano nello stabilimento. Solo un paio invece le persone interessate a Precenicco.
Per loro all’orizzonte il rischio di dover cambiare sede di lavoro. Il progetto è emerso la scorsa settimana quando i dirigenti della Safilo si sono incontrati con i rappresentanti sindacali. E ieri i delegati hanno incontrato le maestranze per esporre le novità. «L’azienda – afferma Stefano Di Fiore della Cisl – ci ha manifestato l’intenzione di accorpare il settore della progettazione. Una scelta che non ci è piaciuta nè nel metodo nè nella sostanza. La decisione oltretutto ci è apparsa illogica perchè in ogni caso la progettazione richiede una sinergia con la produzione. Non siamo per nulla convinti dell’utilità del provvedimento». La nuova organizzazione del personale dovrebbe diventare operativa i primi di gennaio del prossimo anno, ma i sindacati prima di prendere provvedimenti preferiscono vederci chiaro.
«Non ci è stato presentato, dall’azienda, un programma a medio termine. Vogliamo sapere quali sono i piani della Safilo per il prossimo anno e mezzo». Per questo motivo i rappresentanti sindacale si incontreranno nuovamente con i vertici aziendali a fine mese. «Dopodiché – prosegue Di Fiore – decideremo come muoverci».
Sul fronte Safilo però tutto tace. «Preferiamo non rilasciare dichiarazioni – fanno sapere – fino a che la trattativa non sarà conclusa». Quindi per i dipendenti non rimane che aspettare. «Stiamo operando – spiega Roberto Di Lena della Cgil –sia come sindacati del Friuli Veneza Giulia che del Veneto. Alla proprietà chiediamo che ci sia una presentazione complessiva. In un piano globale, forse, sarà possibile capire il perché della decisione. Noi, intanto, abbiamo detto no ai trasferimenti. Vogliamo capire qual è lo stato dell’azienda al momento. Oltretutto con la tecnologia attuale in tutto il mondo si tende a delocalizzare, non capiamo come mai la Safilo senta questa esigenza di accorpare gli uffici tecnici, che in ogni caso necessitano di un contatto con la produzione. L’unica cosa certa è che finché non avremo delle certezze in più sul futuro tutto rimane fermo».
Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale del Pd Mauro Travanut che lunedì presenterà un’interrogazione. «Per sapere se l’assessore Ciriani è a conoscenza di quanto sta accadendo alla Safilo e se è consapevole delle conseguenze di questo provvedimento, che andrebbe a svuotare il cuore degli stabilimenti».

6 Risposte a “Friuli – le aziende e la crisi: Ferriere Nord , Dm Elektron, Automotive Lighting, Caffaro e Safilo”

  1. Aggiornamento del 18/10/2008

    La flessione del mercato della vendita delle automobili comincia ad avere alcune ripercussioni anche in Friuli, in particolare a Tolmezzo dove l’Automotive Lighting è stata costretta a rallentare la produzione. La società, che fa parte del Gruppo Magneti Marelli (a sua volta parte della più grande casa automobilistica italiana, la Fiat), realizza fanali e proiettori per autovetture per le più prestigiose case automobilisti europee tra cui Bmw, Audi, Maserati e Mercedes. Lo stabilimento carnico dà lavoro a 750 persone, tutte residenti in area montana, con una buona componente di maestranze femminili. La necessità di un rallentamento è stata palesata nei giorni scorsi alle organizzazioni sindacali territoriali di Fiom e Fim che hanno avviato una trattativa. L’accordo è stato raggiunto nella giornata di ieri. La scelta è caduta sulla cassa integrazione ordinaria per le giornate del 29, 30 e 31 ottobre, per tutti i dipendenti. Alle 72 ore di ferma si aggiungono due giorni di stop già previsti per il primo e il due novembre. Si prevede poi una ulteriore settimana di cassa integrazione per tutti gli operai entro la fine del mese di novembre. Visto il periodo negativo, Automotive Lighting ha deciso di non rinnovare i contratti a termine che scadono proprio in queste settimane. Il provvedimento interessa una ventina di persone che quindi resteranno senza lavoro. Il ricorso a queste misure è legato alla temporanea sospensione dell’attività produttiva di alcuni stabilimenti che realizzano automobili in Germania: la casa Opel, che ha già stoppato i suoi macchinari, e la casa della Bmw che invece è in procinto di farlo. «La situazione va tenuta sotto controllo e seguita con attenzione – dice il segretario regionale di Fiom-Cgil, Giampaolo Roccasalva -; il rallentamento è evidentemente legato a una crisi del mercato mondiale dell’automobile. Considerando lo stato di blocco in cui versano gli altri stabilimenti di Automotive Lighting nel mondo, ma anche le realtà concorrenti, la situazione a Tolmezzo si può considerare, almeno per adesso, contenuta, il male minore. L’azienda ha comunque confermato la sua intenzione di mantenere il piano di investimenti che ci aveva illustrato in occasione dell’incontro tenutosi nel giugno scorso. Speriamo, quindi, si tratti di una flessione passeggera»

  2. Dal Gazzeetino del 19/10/2008

    C’è preoccupazione nello stabilimento Safilo di Martignacco dopo l’ufficializzazione, da parte della proprietà di voler procedere con il trasferimento di 30 dipendenti, tutti facenti capo al reparto di progettazione. «Non riusciamo a comprendere le motivazioni di questa decisione – dice Luigi Oddo della Uilta-Uil della Provincia di Udine -; che senso ha spostare il cervello della fabbrica in un’altra sede quando progettisti e addetti alla realizzazione concreta dell’occhiale devono necessariamente confrontarsi giornalmente affinché l’iter prosegua nel verso giusto?» Il timore del sindacato è che dietro alla volontà di trasferire i 30 dipendenti esista un altro disegno, più preoccupante. «La ditta spiega vagamente le sue motivazioni: dice di voler concentrare tutti i progettisti di Martignacco a Santa Maria di Sala, ovvero nello stabilimento in provincia di Venezia, perché così gli stessi potranno confrontarsi meglio tra loro. Possiamo comprendere che in un momento di crisi e di insicurezza finanziaria come questo molte realtà produttive optino per una riorganizzazione interna. Nella fattispecie, tuttavia, il trasferimento da Udine a Venezia comporterebbe addirittura un aumento dei costi per Safilo, dal momento che ai progettisti destinatari del provvedimento andrebbero riconosciute indennità aggiuntive, rimborsi per trasferte e per i viaggi». Safilo ha contattato già i 30 dipendenti spiegando la situazione. «L’azienda non è ricorsa prima a un contatto con il sindacato – dice Oddo – atteggiamento che riteniamo scorretto. E comunque nessuno dei progettisti è disposto a trasferirsi per la lontananza che richiede due ore di macchina almeno per andare e due per fare rientro. Non ci è piaciuto neanche l’atteggiamento velatamente minaccioso che l’azienda ha mantenuto nei confronti dei dipendenti in queste circostanza. Non riusciamo a capire, in ultima analisi, quale sia il reale motore della singolare iniziativa. Cercheremo di fare il punto e ottenere informazioni dettagliate in occasione di una riunione fissata nella sede di Padova il prossimo 27 ottobre, data in cui sarà anche illustrato il piano industriale». Safilo conta quasi 4mila dipendenti tra gli stabilimenti attivi a Martignacco (dove in produzione lavorano circa 700 persone), a Precenicco, a Longarone, a Padova e a Santa Maria di Sala. Fino a qualche anno fa era in attività anche la fabbrica di Coseano i cui operai, dopo la chiusura, sono stati trasferiti in piccola parte a Precenicco e in gran parte a Martignacco.

  3. Aggiornamento 24/10/2008

    Si rafforzano, purtroppo, i segnali di crisi che provengono dall’economia friulana. Se il primo semestre aveva evidenziato una sostanziale tenuta, triangolo della sedia a parte, dal periodo estivo in poi c’è stato un brusco rallentamento, in particolare nei settori legati al mercato dell’automobile e delle costruzioni.

    Immediate le conseguenze in termini di ricorso alla cassa integrazione ordinaria, straordinaria e alla mobilità si sta allungando. Partendo dal comparto metalmeccanico, sono ferme la De Simon di Osoppo e la Reda di Artegna, con oltre 100 lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Procedure di Cigo (cassa integrazione ordinaria) sono state aperte invece per tutti i 750 dipendenti dell’Automotive Lighting di Tolmezzo, con due settimane di stop nel bimestre ottobre-novembre, per 130 alle Ferriere Nord di Osoppo, che si fermeranno una settimana al mese di qui a dicembre, 40 alla Dm Elektron di Buia. Le procedure più recenti riguardano la Spav di Martignacco, con 25 lavoratori coinvolti, la Cga di Cividale, dove la richiesta è per 50 dipendenti, la Pilosio di Feletto (25 posizioni), e la Raco di Attimis, dove il ricorso potrà interessare fino a un massimo di 250 lavoratori, con periodi di Cigo che verranno concordati di settimana in settimana nel bimestre novembre-dicembre. A fornire i dati è la Fiom, con il segretario regionale Gianpaolo Roccasalva e Maurizio Balzarini, segretario territoriale dell’Udinese e Bassa Friulana. «Ma altri indicatori preoccupanti commenta Giuseppe Fantin, della segreteria Fiom di Udine sono il forte ricorso e il crescente numero di contratti a termine o interinali non confermati».

    Lunga la lista delle crisi, strutturali o cicliche, anche nel settore legno, come rivela il segretario regionale della illea Cgil Villiam Pezzetta. Centocinquanta, complessivamente, i lavoratori in cassa integrazione straordinaria in seguito alle chiusure della Effezeta di Premariacco, della Faram di Faedis e ai 40 esuberi della Snaidero. Un altro centinaio i posti lavoro persi tra Italsvenska di Manzano, Marie di Garzitto (Pavia di Udine) e Iride (Iride), dove sono state aperte procedure di Cigs o mobilità. Stanno invece facendo ricorso a cassa integrazione ordinaria molte aziende del triangolo della sedia e zone limitrofe. Nella lista fornita da Giuseppe De Zotti, responsabile Fillea per il manzanese, figurano Sedie Friuli, Musig Sedie, Segheria Friuli, Zilco 2, Legnotecnica, Piemme 7, Bolzicco Romano, Costantini, Lineased, Ifa, Paldax, Fagiani, Ilmex, 2C, Tulisso, Bp Sedie, Segheria 3B, con un totale di circa 150 lavoratori coinvolti. Un elenco lunghissimo, ma che non comprende il comparto artigiano: il numero di posti di lavoro persi o a rischio, pertanto, è sicuramente più alto.

  4. La ditta Effezeta SpA di Premariacco non é affatto chiusa. Vi lavorano attualmente, 29/10/2008

    200 dipendenti. Per correttezza dovreste pubblicare anche la smentita della bufala apparsa sul Gazzettino del 25/10/2008. Una dipendente di Effezeta indignata.

  5. Per #4

    La smentina l’hai appena pubblicata tu; qui l’informazione è indipendenete e la facciamo insieme. Se qualcosa non và o non ti piace, puoi postarlo come hai fatto ora. A fare questo blog e a dare questo servizio di informazione non ci guadagniamo nulla.

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    Mandi

    BlogdiAldoRossi

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