Friuli: quella gran bastarda della SLA


La Sclerosi Laterale Amiotrofica colpisce duro e colpisce anche in Friuli. Ne sanno qualcosa il dott. Rana e il dott. Verriello dell’Ospedale di Udine che si trovano a fronteggiare con le poche conoscenze e le poche risorse  attuali, un numero crescente di casi. Dal sito www.udineseblog.it: riceviamo e con commozione vera abbaimo deciso di pubblicare una lettera toccante, di un calciatore friulano, che non ha mai calcato i campi di calcio della A, ma che giocava per la passione che muove tutti noi per questo sport, quella che forse dovrebbero ritrovare i ricchi e viziati calciatori che hanno tutto e in A ci giocano senza pensare troppo al mondo fuori. Naturalmente omettiamo per rispetto nome e provenienza dell’interessato riportando i passi essenziali. Che siano d’aiuto per molti.

Mi chiamo S., friulano, da 6 anni sono malato di SLA, mi trovo fisicamente nella stessa condizione di Borgonovo.

Per 25 anni ho giocato a calcio, tra giovanili e prime squadre, nelle varie categorie dilettanti in diverse squadre del Friuli.

Vorrei dare risalto al fatto che sicuramente ci sono diversi calciatori dilettanti friulani come me malati di SLA, che probabilmente non sono conteggiati nel 6 volte maggiore incidenza nei calciatori rispetto a chi non lo è stato.

Questa mia considerazione potrebbe ancora di più spostare l’attenzione verso il calcio e SLA con conseguente maggiore interesse al problema, anche se dispiace constatare che solo quando sono colpite persone conosciute c’è interesse per una malattia non solo nel calcio ma in tutti i settori, percui ben vengano queste iniziative!!!

   

 

Una risposta a “Friuli: quella gran bastarda della SLA”

  1. Aggiornamento del 20/01/2009

    «Mi chiamo Stefano Marangone, ho 42 anni, abito a Rivignano e dopo avere giocato a calcio per 25 anni tra giovanili e prime squadre, dal 2002 sono malato di Sla. Proprio come Borgonovo». Poche parole, inviate via email, ma così diromperti da inchiodarti alla sedia.

    Perchè la sua lettera, inviata la sera di domenica al blog dell’Udinese e approfondita poi, ieri, attraverso uno scambio di email con la nostra redazione, suona quasi come “il grido di vendetta” di un ex sportivo deciso a rivendicare la stessa attenzione di chi, più bravo o semplicemente più fortunato di lui nell’attività agonistica, oggi si trova invece a soffrire la sua stessa condizione di persona malata condannata alla paralisi.

    «Vorrei dare risalto – aveva scritto al blog della società bianconera – al fatto che sicuramente ci sono diversi calciatori dilettanti friulani come me malati di Sla, che probabilmente non sono conteggiati nel novero dei calciatori che raggiunge un’incidenza sei volte maggiore rispetto a quella di chi non è stato professionista». Eppure, campioni o no, la sostanza non cambia: stessa parabola, stesso crudele destino, stessa maledetta impotenza di fronte a una malattia che toglie forza e nervo a quegli stessi muscoli che un tempo erano stati il loro vanto.

    Sposato senza figli con Paola, per relazionarsi con il mondo Stefano è costretto a servirsi di un comunicatore oculare. Tutt’altro il ricordo che ha di lui chi lo ha conosciuto e frequentato negli anni della prima giovinezza, quando, appassionato di calcio, ha militato in tutte le categorie dilettanti: da Palmanova, a Talmassons, Castionese, Rivignano, Varmo, Azalea Latisana, Teor, Lavarianmortean. Oggi, invece, per presentarsi si definisce «un tracheostomizzato che per mangiare e bere – ci racconta – usa il peg, cioè un tubo nello stomaco».

    Il messaggio inviato ai lettori del blog era chiaro: «Mi trovo fisicamente nella stessa condizione di Borgonovo». Cioè dell’ex calciatore di serie A (tra le altre, per due stagioni ha indossato anche la maglietta dell’Udinese), che dallo scorso settembre ha reso nota la propria malattia e a favore del quale, anche in Friuli, è scattata una corsa alla solidarietà. «Questa mia considerazione – ha affermato Marangone – potrebbe ancora di più spostare l’attenzione verso il calcio e la Sla, con conseguente maggiore interesse al problema, anche se dispiace constatare – continua – che solo quando sono colpite persone conosciute c’è interesse per una malattia, non solo nel calcio, ma in tutti i settori. Per cui ben vengano queste iniziative!».

I commenti sono chiusi.