Friuli: un’eutanasia irreversibile, è quanto rischia la Carnia

di FABIO D’ANDREA
sindaco di Rigolato

Nella “rosticceria comprensoriale” di via Carnia Libera 1944, in questo periodo c’è un gran da fare, con continue riunioni di commissioni e sottocommissioni, che hanno come chiaro obiettivo, “cucinare”, una volta per tutte la Carnia – o una parte di essa – , con particolare attenzione e riguardo per la periferia più marginale e depressa. Un’operazione sottile, mascherata dalla necessità di rendere operativa la legge regionale 14/2011, «razionalizzazione e semplificazione dell’ordinamento locale in territorio montano. Istituzione delle Unioni dei Comuni montani» o legge da molti definita svuota-Carnia. La normativa che questa legge introduce, su sollecitazione di alcuni arguti legislatori regionali, innova profondamente il precedente assetto normativo, seguendo l’ispirazione di fondo di una radicale sostituzione dell’Unione montana nei compiti dei Comuni che la costituiscono, giungendo sino ai limiti di una sostanziale cancellazione della posizione dei Comuni. Il radicale disconoscimento delle loro prerogative essenziali priva i Comuni interessati dei loro caratteri di Enti territoriali previsti come “indefettibili” dalla Costituzione, e in linea di principio non è consentita al riguardo , autonomia decisionale alle singole amministrazioni interessate. Infatti, il legislatore regionale stabilisce puramente e semplicemente che tutti i servizi pubblici locali, comunque e a qualsiasi titolo esercitati dai Comuni, saranno tutti obbligatoriamente esercitati in forma associata da parte delle nuove cosiddette Unioni. Ne deriva una sorta di surrettizia cancellazione dell’autonomia dei Comuni interessati, con uno stravolgimento del significato e della valenza dell’Unione montana, come ente sovracomunale deputato alla promozione del territorio montano, istituzionalmente chiamato, come tale, non a sostituirsi integralmente, ma soltanto a coadiuvare i Comuni che la costituiscono. Proprio i Comuni, nella fattispecie, subiscono anche il pregiudizio del tutto indebito di vedersi completamente svuotati delle funzioni che a essi spettano in quanto Comuni. Lo stesso Statuto speciale di autonomia della Regione Fvg, stabilisce espressamente, come unici enti di autonomia della Regione, i Comuni e le Province. La conseguenza è che le Unioni montane possono, semmai, solo “integrare”, ma non certo “sostituire” le competenze dei Comuni. Comuni che, peraltro, hanno già da tempo, provveduto a consorziare i servizi a dimensione territoriale omogenea, ossia – di fatto – a misura di vallata (vedi associazioni intercomunali regolarmente istituite e operanti). Ne deriva il carattere del tutto illegittimo di questo utilizzo distorto e strumentale della figura della Comunità montana, che si determina anche dal punto di vista dell’organizzazione amministrativa del Comune, fondata su un assetto incentrato sull’elezione diretta del Sindaco, per non parlare della previsione del legislatore regionale che chiarisce anche come, la futura assemblea dei Sindaci debba operare secondo il principio del voto ponderato (art. 7, comma 5) con l’effetto di un predominio naturale dei Sindaci dei Comuni maggiori a discapito totale dei Comuni più piccoli e con l’effetto che le comunità più deboli perderanno ogni possibilità di controllo e indirizzo. E pensare che la Comunità montana era stata creata allo scopo di fornire un supporto proprio alle realtà territoriali – ai Comuni – più fragili, più marginali, più periferiche. La partita che si sta giocando allora, in queste settimane è di quelle decisive. Un’arena dove i più deboli, ancorchè poco coalizzati, devono soccombere alle zampate dei nuovi padroni del vapore. La questione, allora, non è “tecnica”, come qualcuno vorrebbe far supporre ai “rappresentati”: tutt’altro. Lo spartiacque è tutto politico. Ciò che forse non hanno capito i nuovi titolari del potere politico carnico – o presunto tale -, è che una Carnia, una montagna periferica popolata e viva, non arricchisce solo se stessa, ma diviene il contrappeso naturale per far crescere anche il capoluogo. Perdere questa partita, per la Carnia significherebbe scivolare verso un’eutanasia irreversibile, e consegnare ai “nuovi Galli” un territorio senz’anima e senza cuore, dove il Sindaco sarà chiamato solo a ratificare decisioni calate e imposte dall’alto, cambiare – magari di persona – qualche lampadina dell’illuminazione pubblica, e sottoscrivere ordinanze per qualche Tso. *

2 Risposte a “Friuli: un’eutanasia irreversibile, è quanto rischia la Carnia”

  1. Condivido l’intervento di D’Andrea, almeno nelle parti portanti. Quello che manca soprattutto, a mio parere, è l’unità d’intenti comune fra i sindaci della Carnia per far fronte alle decisioni della Regione.

  2. Caro Fabio, al legislatore regionale e magari anche al qualche mega consulente AVETE LASCIATO TROPPO SPAZIO.

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