Gemona: l’Italia per Trenitalia comincia a Venezia


Andrea Palese
consigliere delegato alle politiche dei trasporti di Gemona
capogruppo Gemon@ssieme

Ho appreso con amarezza e stupore il grave fatto verificatosi nei giorni scorsi a bordo di un treno lungo la tratta Udine-Gemona, ove un membro del Comitato pendolari Gemona-Udine è stato vittima di un sopruso da parte di un controllore Trenitalia. Nel manifestare tutta la mia solidarietà al Comitato e alla persona interessata, che da sempre con impegno e dedizione prestano la loro attività volontaria per contribuire al miglioramento del servizio, vorrei utilizzare questo prezioso spazio per segnalare la pesante situazione del trasporto ferroviario passeggeri, ormai divenuta insostenibile per l’utenza. Navigando su Internet si scopre che ogni giorno si costituiscono nuovi Comitati pendolari in ogni dove, nonché proliferano le iniziative di protesta più disparate a tutela del diritto di movimento e spostamento dei cittadini. Tutto ciò non è altro che il risultato della pessima politica dei trasporti attuata in passato e purtroppo anche nel presente, nonché dalla mancanza di lungimiranza gestionale di Trenitalia e Rfi, che nonostante risultino de facto di proprietà dello Stato e gestiscano un servizio di carattere pubblico essenziale, operano secondo un’ottica di mero profitto, senza curarsi della qualità dei servizi offerti e delle necessità del territorio. L’obiettivo dichiarato da Trenitalia tramite il suo ad Moretti è chiaro: contenimento dei costi e taglio delle partite non remunerative. Mentre si discute di Tav, di collegamenti transfrontalieri, di Corridoio 5, di progetti ad alto tasso innovativo che comportino massicci investimenti volti a eliminare la conclamata inadeguatezza strutturale del nostro Paese, siamo testimoni disarmati dinanzi al taglio indiscriminato di servizi e di collegamenti. Il prossimo 13 dicembre scomparirà il collegamento Venezia-Vienna, tagliando il Friuli da ogni rotta internazionale; un vuoto come non s’era mai riscontrato in passato, nemmeno quando l’Austria non faceva parte dell’Ue e il confine era davvero un confine. Tale scelta è in netto contrasto con i rilevanti investimenti effettuati in questi anni per potenziare la linea Pontebbana, che attraverso Udine collega il Friuli con l’Austria; la soppressione del collegamento con Vienna fa seguito ad altri recenti ridimensionamenti – anche della qualità del servizio – che penalizzano l’intera regione con conseguenze negative su tutte le attività. I tagli dei collegamenti Vienna-Venezia e il pericolo (per ora scongiurato) dei tagli degli altri collegamenti a lunga percorrenza Udine-Milano e Trieste-Roma denotano purtroppo come l’Italia per Trenitalia incominci a Venezia. I nostri transiti internazionali, strategici in vista del lancio dei grandi Corridoi europei, sono di fatto emarginati e la regione potrebbe essere spinta ai margini dei servizi ferroviari. Dal punto di vista pratico la penalizzazione più evidente è quella dei tempi di percorrenza: senza collegamenti diretti e con l’obbligo di scendere dal treno regionale e salire sull’Eurostar a Mestre, l’utente friulano viaggerà a ritmo di lumaca, tornando indietro a uno standard di servizio di oltre 30 anni fa! Siamo in presenza di un vero e proprio disimpegno da parte delle Ferrovie. La cosa clamorosa è che le istituzioni tacciono, o brancolano nel buio, taluno è persino giunto al punto che considera una vittoria aver perso “solo” il collegamento con Vienna! Gli ingenti investimenti effettuati sulla nuova linea Pontebbana e sulle infrastrutture gridano vendetta: la faraonica stazione di Tarvisio Boscoverde, inaugurata il 26 novembre 2000, costata quasi 30 milioni di euro, è ben presto diventata una cattedrale nel deserto… Se i collegamenti a lunga percorrenza sono agonizzanti, il trasporto regionale non gode di buona salute: le scelte strategiche di Trenitalia, avallate dalla Regione, hanno portato alla quasi completa soppressione del servizio su ferro in Alto Friuli, sostituendolo con i meno costosi (per Trenitalia), ma più lenti bus della Saf, penalizzando ulteriormente l’area già ampiamente sfavorita dall’ubicazione geografica periferica. A mio parere, oltre al radicale ripensamento del ruolo del trasporto pubblico in un Paese avanzato, è necessario un immediato cambio di marcia da parte della politica, che deve promuovere investimenti non più basati su mere logiche di profitto, bensì su un’oculata razionalizzazione delle risorse finanziarie e umane, in un’ottica volta a creare uno sviluppo sostenibile di quelle aree che oggi sono di fatto emarginate o fortemente penalizzate dalla carenza di collegamenti. L’assessore regionale Riccardi, che ho incontrato di recente, unitamente alle delegazioni dei pendolari regionali, ha più volte dichiarato che la Regione investirà entro il 2011 ben 74 milioni per l’acquisto di nuovi treni e che altri 28 milioni saranno investiti da Trenitalia. L’obiettivo ambizioso della Regione è quello di rinnovare interamente il parco rotabile entro la fine del 2011. Tuttavia i disagi quotidiani rimangono senza soluzione e l’utenza rimane abbandonata a se stessa: informazioni carenti, ritardi, sporcizia oltre ogni immaginabile pensiero… oltre ai problemi di accesso ai titoli di viaggio denunciati dal Comitato pendolari Gemona-Udine, stante la chiusura delle stazioni minori. A questo punto mi domando come Regione e Trenitalia possano promettere 100 milioni se non sono in grado di trovare le risorse finanziarie – pari a poche migliaia di euro – necessarie per l’acquisto di nuove biglietterie self-service di nuova generazione in sostituzione delle obsolete emettitrici a codici, le quali risultano inaccessibili alle persone anziane, ai disabili e spesso soggette a guasti. Se è vero, che i pendolari «sono al centro del progetto», come affermato da Riccardi, si deve passare da subito dalle parole ai fatti. Non si chiede la risoluzione del problema Ferrovie tout-court, improponibile visto la complessità della materia, ma si pretende che la Regione senza ulteriori tentennamenti si faccia carico degli impegni assunti e incominci a pretendere dal Gestore l’adozione di quelle soluzioni non più procrastinabili nel tempo! Rilevo purtroppo che le istituzioni restano parimenti immobili dinanzi a tutto ciò; omettono ogni tipo di risposta sia all’utenza sia alle amministrazioni locali, attivandosi parimenti con mere operazioni di facciata, quali l’adozione di tanto fantasiose quanto inapplicabili forme di partecipazione dell’utenza in ordine alla valutazione del servizio offerto; un esempio è dato dall’articolo 15 comma 7 del contratto di servizio stipulato in data 8 maggio 2009 tra Regione e Trenitalia. Nel caso di specie non si comprende in che forme giuridicamente rilevanti l’utenza possa essere rappresentata nel processo valutativo del servizio. Rappresentanza e rappresentatività sono due capisaldi del nostro ordinamento giuridico che devono necessariamente essere rispettate e non bypassate mediante l’utilizzo di fantasiose forme di partecipazione popolare dell’utenza. Regione e Trenitalia dovrebbero sostenere e promuovere un sistema moderno del trasporto pubblico locale, attraverso un dialogo costruttivo e sereno con tutte le amministrazioni locali interessate, nonché con l’utenza idoneamente rappresentata, al fine di favorire uno scambio continuo di informazioni utili per il miglioramento del servizio. Da ultimo, rilevo come Trenitalia e Rfi si preoccupino di rispondere immediatamente a mezzo stampa a banali segnalazioni relative a disservizi marginali quali l’orologio in ritardo della stazione di Udine e tacciano invece in ordine alle questioni più calde… sarà un caso, ma a pensar male non si fa peccato!<br />