Innovaction se ne và; salveremo l’università?

Non c’è che dire: all’orizzonte non si vedono progetti nuovi: le idee per il futuro (se ci sono) sono chiuse a chiave in qualche cassetto; quel che è certo, è che la combinazione "cambio giunta regionale" e "tagli a mannaia" del governo centrale sta provocando solo chiusure di eventi e istituzioni che seppur discutibili, fino ad oggi hanno funzionato. Dopo la revoca dei contributi al Rototom di Osoppo, Tondo chiude Innovaction; quello che era il fiore all’occhiello dl Friuli (l’Università) boccheggia con una situazione finanziaria futura carica di interrogativi

L’ultima mazzata al bilancio dell’università di Udine l’ha data il decreto Tremonti riducendo da qui al 2013 il Fondo di finanziamento (Ffo) di 15 milioni di euro. Un taglio non da poco se si tiene conto che l’ateneo è già sottofinanziato per circa 95 milioni e che l’incidenza delle spese del personale sui fondi statali raggiunge il 95% quando non dovrebbe superare il 90%. E anche se lo stesso decreto Tremonti blocca fino al 2011 le assunzioni al 20% delle cessazioni o dei pensionamenti dell’anno precedente, l’incidenza delle spese del personale è destinata ad aumentare proprio perché Udine si trova con un Ffo molto inferiore rispetto a quello che dovrebbe ricevere e con un’età dei docenti ben al di sotto della media nazionale. Di fronte a questa situazione la parola d’ordine è «razionalizzazione». E allora ecco che il rettore, Cristiana Compagno, a pochi mesi dal suo insediamento, si trova costretta ad affrontare una situazione senza precedenti e a programmare le azioni da mettere in atto nei prossimi tre anni per contenere le spese.<br />

Sbaglio o è la prima volta che il bilancio viene tarato sui tagli dei finanziamenti?

«In passato si programmava pensando di avere più risorse ora invece succede l’inverso. Questo rende più complessa la gestione dell’università dal punto di vista della didattica, della ricerca, e dei servizi agli studenti che il nostro ateneo ha sempre incrementato».

Tutto ciò implica risparmi e quindi tagli alle spese e alle attività?

«Stiamo cercando di calibrare gli obiettivi e le azioni in base alle risorse cercando di rientrare anche del disavanzo di parte corrente. Tutto questo implica la razionalizzazione delle strutture e dell’offerta formativa, la riduzione delle inefficienze e l’allocazione delle risorse in base ai principi di qualità e di merito. Una cosa è certa: non saranno più distribuite risorse a pioggia».

Razionalizzazione delle strutture si traduce con accorpamento dei dipartimenti?

«Anche. L’obiettivo è ridurre i costi di funzionamento e del personale, migliorare il coordinamento con l’amministrazione centrale, impostando processi standardizzati. A settembre su delega della Conferenza dei dipartimenti, con la quale abbiamo già affrontato la questione, presenteremo il progetto di aggregazione definito attraverso criteri di affinità di ricerca, contiguità e logistica».

Sa già quanti dipartimenti saranno accorpati?

«Non ancora, posso dire che sarà una riduzione graduale anche perché si tratta di processi di cambiamento delicati che affronteremo con la massima condivisione».

La “scure” si abbatterà anche sull’amministrazione centrale?

«L’amministrazione centrale è già stata oggetto di un Progetto di razionalizzazione che, però, deve essere aggiornato soprattutto dal punto di vista organizzativo. Ottimizzeremo il coordinamento tra gli uffici e velocizzeremo i tempi delle procedure».

Una volta ridimensionati i contenitori, che criteri adotterà per distribuire le risorse?

«Proprio perché in futuro saremo valutati sulla produttività scientifica che in questo momento è buona, a settembre attiveremo un meccanismo di valutazione interno attraverso l’individuazione di indicatori per aree di risultato, vale a dire: offerta didattica, ricerca, internazionalizzazione, servizi agli studenti e fabbisogno di personale. Questo consentirà alle facoltà di individuare i punti di forza e di debolezza e di programmare possibili miglioramenti».

Sul fronte della didattica, anche in prospettiva di una possibile collaborazione con Trieste, c’è qualche doppione che si può eliminare?

«Premesso che con l’aggregazione delle lauree triennali abbiamo ridotto l’offerta didattica del 10%, una percentuale superiore al 6% riscontrato a livello nazionale, a breve daremo il via alla rivisitazione delle lauree magistrali. Con Trieste, invece, sempre nel rispetto dell’autonomia dell’ateneo, si andrà a una razionalizzazione necessaria che in primis interesserà i poli di Gorizia e Pordenone».

Quando assumerà i ricercatori vincitori di concorso?

«Sono 35, entreranno in servizio entro l’anno. Da agosto, inoltre, abbiamo aumentato del 30% le borse di dottorato».

I nuovi concorsi sono bloccati?

«I reclutamenti sono bloccati. È fuori dubbio che andiamo incontro ad anni di sacrificio. Da settembre andrò nei consiglio di facoltà a parlare con tutti i componenti della comunità accademica per spiegare loro i criteri di programmazione che dobbiamo adottare entro i vincoli di bilancio, seguendo percorsi condivisi secondo criteri di trasparenza e qualità».

L’idea delle Fondazioni di diritto privato la convince? Può essere un modo per reperire nuovi finanziamenti?

«Premesso che c’è troppa incertezza normativa sulla figura giuridica della Fondazione, ritengo che la ricerca effettuata nell’università pubblica debba essere finanziata con risorse pubbliche».

Questo panorama non certo roseo preoccupa i docenti visto che più d’uno sta pensando di trasferirsi altrove?

«Se qualcuno sta pensando di trasferirsi lo fa utilizzando gli incentivi sulla mobilità nazionale. Anche noi grazie a questi incentivi abbiamo acquisito ottime risorse: i nuovi ingressi compensano le uscite».

Quando è stata eletta pensava di trovare una situazione così complicata?

«Sicuramente l’urgenza delle azioni che ho dovuto mettere in campo è stata dettata dal cambiamento del contesto esterno».