Paluzza: l’estremo saluto a Matteo Brunetti, testimone dell’atrocità della guerra in Carnia

E' morto Matteo Brunetti anche se non ci sono state ne cerimonie pubbliche, ne necrologi sui giornali. La sua vita è stata una delle più autorevoli testimonianze dei giorni in cui a Paluzza era arrivata la Wermacht con il suo carico di terrore che lo aveva colpito personalmente con l'uccisione di suo padre. I suoi racconti di quel periodo sono stati pubblicati in alcuni video come "Pramosio il giorno dell'infamia" e "Carnia Libera", produzioni in cui vengono ricostruiti  i fatti accaduti in Carnia negli anni di guerra. Di seguito un suo racconto  tratto dal sito www.nn-media.eu 
 

Ricordo perfettamente, anche se avevo solo 14 anni, che un giorno sono arrivati a Paluzza due della Wermacht , anziani, con un camioncino per caricare del legname in una segheria vicina. Mentre attendevano il legname, li ho visti  uscire da un negozio con dei pacchetti. Ho saputo dopo che sono stati  prelevati dai partigiani, portati in un bosco a Cercivento e fucilati. Questo fatto ha avuto una duplice conseguenza : siamo venuti a conoscenza diretta che nella zona c’era una resistenza attiva e che il comando di Tolmezzo delle Ss organizzava dei rastrellamenti  lungo la nostra vallata per rappresaglia. Infatti ci sono stati rastrellamenti e deportazioni , molti portati a via Spalato e poi in Germania, da dove qualcuno è ritornato e parecchi altri no.

Ci sono stati fatti anche nelle malghe austriache provocati da partigiani della zona perché le malghe erano fonti di rifornimento…
Siamo arrivati così al 21-22 luglio dove i rastrellamenti si sono trasformati in omicidi di  varie persone: prima a Pramosio e poi Paluzza .
Giornate tremende….
Se posso ricordare un fatto personale: il 20 luglio ero in malga con mia sorella e dovevo attendere che arrivasse mio padre : sarebbe venuto la sera per la consuetudine precisa che il proprietario doveva recarsi in malga almeno  2 volte lungo la stagione per le operazioni di pesatura  del latte di ogni proprietario per poi alla fine della stagione poter dare la percentuale di diritto in latticini. La data cadeva proprio il 21 luglio. Il 20, andando con un mio amico pastorello diciassettenne siamo saliti più in alto, sulle rocce e siamo stati presi di mira da fucilate di due guardie di confine austriache. Si siamo precipitati al riparo dietro una cengia per almeno due ore e poi ridiscesi con paura. Mia sorella, arrabbiatissima, ha preteso che rientrassi in paese con lei, senza fermarmi in malga. So che mio padre si è poi arrabbiato con me per non averlo aspettato ed  è andato su in malga a piedi senza salutarmi.
L’indomani è successo quello che è successo… le voci di questo eccidio cominciavano a diffondersi. Io e un mio amico, un vecchio ragioniere, ci siamo incamminati verso Casteons per avere delle notizie più precise. Sul fiume Pontaiba  abbiamo incontrato un gruppo di tedeschi travestiti, alcuni col fazzoletto rosso, giacche mimetiche, zaini… ho chiesto proprio loro se avevano notizie e uno di loro, con accento altoatesino, ha risposto di non sapere niente, che loro venivano dalla Jugoslavia. Erano tutti molto giovani, giovanissimi, com’era consuetudine nelle SS.
Ora questo gruppo è venuto in paese: penso che i partigiani siano venuti a conoscenza che erano scesi, perché c’è stata una scaramuccia, alcuni partigiani si sono avvicinati  e hanno tirato addosso qualche raffica, ma è durato molto poco.
Loro poi se ne sono andati a passare la notte nel vivaio forestale di Cercivento , indisturbati.  Erano in collegamento radio con le SS di Tolmezzo che, il giorno dopo, a piedi, sono venuti su, con armi leggere, non motorizzati. Saranno stati 25-30. Si sono congiunti con i tedeschi e si sono abbracciati, in piazza, urlando e ridendo perché erano "della stessa famiglia". Quelli che hanno ucciso a  Pramosio venivano da Pontebba: avevano già ucciso a Lanza, a Limon e poi, scavalcando la forcella Fontanafredda, sono scesi a Pramosio.
A Paluzza è cominciata l’altra brutta giornata: hanno fatto i rastrellamenti e trovati tanti uomini in casa. Erano il barbiere, il meccanico… era gente  che non era scappata, che faceva il suo lavoro.
Con una ferocia estrema hanno radunato tutti in piazza: dalla terrazza vedevo alcuni miei coetanei, più grandi di statura di me, scappare nel bosco, mentre io ero minuto. Vedevo scene raccapriccianti di gente picchiata a sangue, col calcio del fucile… In piazza hanno caricato addosso con degli zaini e li hanno fatti incamminare verso Tolmezzo. Arrivati al ponte di Sutrio c’è stata l’uccisione di 3-4 partigiani presi là. Il tenente della Ss che comandava il rastrellamento, giovanissimo, a cavallo, in calzoni corti, faceva togliere il tascapane a quello che era l’ultimo della fila, lo uccideva e lo gettava nel fiume: è proseguito così sino all’uccisione degli ostaggi,  tranne due, uno dei quali il nostro ragioniere.
Con le SS c’era anche un maggiore italiano, Uccelli che, per combinazione, conosceva in nostro ragioniere, Tonsigh e gli ha detto:
– stai vicino a me, non farti togliere il tascapane.
Così è arrivato a essere portato a Udine: è rimasto alcuni giorni in via Spalato e poi è stato liberato.
Si è salvato anche il macellaio Costanzo [Lazzara] perché l’acqua del fiume  gli ha fermato l’emorragia: la pallottola non gli aveva colpito organi vitali e così si è salvato, rimanendo per alcuni giorni curato in una casa di Treppo. Per una strana combinazione del destino, ha fatto poi tempo a sposarsi   e dopo pochi anni è morto per un tumore.
Per quanto riguarda la procedura delle indagini della Magistratura, per aprire un possibile processo per individuare i possibili autori di questo eccidio, non mi risulta sia stato fatto niente. La nostra famiglia non ha mai fatto alcuna azione giudiziaria: non sono in grado di dare una risposta sul perché non sia stato fatto.
Non c’era spirito di vendetta, ma di giustizia: qualcuno può essere ancora vivo. Ci sono migliaia di fatti come questi non perseguiti, anche se non è una giustificazione. Mia madre stessa ha sempre ribadito che non le interessavano vendette. D’altronde nessun altro si è mosso: un’indagine del genere poteva partire anche d‘ufficio.