Papere globali

Una flotta di quasi 30mila paperelle di gomma sta puntando verso le coste dell’Inghilterra. I primi sbarchi sono previsti entro i prossimi due mesi, dopo un viaggio di oltre 27mila chilometri, durato ben 15 anni e mezzo. Era, infatti, la fine di gennaio del 1992 quando la nave cargo che trasportava questi “Friendly Floatees” perse il suo colorato carico di pennuti di gomma (ma c’erano anche tartarughe, castori e rane) in pieno Oceano Pacifico a causa di una tempesta. La spedizione, appena uscita da una fabbrica di Hong Kong, era destinata alla “The First Years Inc.” di Tacoma, Washington, ma tre containers finirono in mare aperto e, rompendosi a contatto con l’acqua, liberarono i 30 mila animaletti di plastica e gomma che di solito fanno compagnia ai bambini durante il bagnetto e che da allora stanno, invece, vagando per il globo seguendo le correnti marine. Una volta finita nell’oceano, l’armata delle paperelle si sarebbe divisa: due terzi avrebbero puntato decise verso sud e, oltrepassati i tropici, sarebbero finite sulle spiagge dell’Indonesia, dell’Australia e del Sud America.<br />

Altre 10mila circa sono invece state spinte a nord e quelle che sono riuscite a passare attraverso lo Stretto di Bering (che divide la Russia dall’Alaska), “sopravvivendo” alle gelide correnti del circolo polare e alle collisioni con qualche iceberg modello Titanic, dopo otto anni sono finalmente arrivate nell’oceano Atlantico, viaggiando alla velocità di un miglio (poco più di un chilometro e mezzo) al giorno. Era, infatti, il 2000 quando i primi “Friendly Floatees” vennero avvistati nelle fredde acque dell’Atlantico del nord: impossibile confonderli, anche perché avevano la scritta “The First Years” ben visibile.

Da qui, nel 2003, l’idea dell’azienda americana di mettere una “taglia” di 100 dollari (circa 75 euro) sulle paperelle. Chiunque ne avesse trovata una originale e l’avesse spedita al quartier generale di Tacoma, avrebbe ricevuto il denaro in cambio. Ovviamente, con il passare degli anni, il sole e il sale dell’acqua hanno scolorito il giallo delle papere (ma anche il blu delle tartarughe, il verde delle rane e il rosso dei castori), come pure il “marchio di fabbrica” della casa madre, ma riuscire ad individuarle dovrebbe sempre risultare abbastanza semplice. Oggi la saga delle paperelle scampate alla tempesta non è solo finita in due libri per bambini, ma ha anche stuzzicato l’interesse dei collezionisti di tutto il mondo, disposti a pagare oltre 740 euro per quei buffi naufraghi di plastica colorata.