Remanzacco: ridateci la ferrovia Cervignano – Grado

Lettera al MV di oggi
Leggendo i diversi articoli apparsi sul “Messaggero Veneto” nelle scorse settimane, riguardanti i lavori di realizzazione della pista ciclabile Cervignano-Grado, nasce spontanea una riflessione sull’ennesimo scempio ferroviario o, per meglio dire, sull’ennesima occasione mancata di migliorare il sistema dei trasporti regionale. Il fatto che questa ex ferrovia sia dismessa dal 1946 non significa che non possa avere una sua funzione anche nel XXI secolo; se infatti è venuto meno il motivo della sua costruzione, ossia portare a svernare a Grado la ricca aristocrazia mitteleuropea d’inizio ’900, avrebbe invece un potenziale enorme come linea locale a servizio tanto dei pendolari quanto dei turisti, soprattutto in estate. È vero che essa si fermava a Belvedere, ma dato che verrà realizzato un nuovo rilevato per giungere fino a Grado con la bici, non sarebbe stato impossibile costruirlo per il treno. Bisogna inoltre considerare che i ciclisti sportivi utilizzano poco questi percorsi preconfezionati, con la mountain bike si va in fuoristrada, mentre il cosiddetto cicloturismo non muove certo enormi masse di persone specialmente d’inverno; riguardo ai friulani poi, se può essere appetibile per un cervignanese andare al mare in bici, non credo che chi proviene da Udine o da più lontano sia disposto a pedalare per decine di chilometri per un bagno al mare. Ma questa non è certo una campagna contro la bicicletta, tutt’altro. Prendiamo a esempio la provincia di Bolzano: in Val Venosta hanno riattivato la linea Merano-Malles chiusa dalle Fs nel ’90, dimostrando la validità di questa scelta con oltre un milione di passeggeri l’anno; a fianco della stessa corre la pista ciclabile, con noleggio bici nelle stazioni, dando un esempio di cosa sia la vera intermodalità turistica. Se questa scelta fosse stata presa anche per la Cervignano-Grado oltre che per la Carnia-Tolmezzo, oggi si potrebbe andare dalla montagna al mare e viceversa con un unico mezzo veloce, sicuro ed ecologico. Invece siamo costretti a incolonnarci con le auto in micidiali e puzzolenti ingorghi, o impiegare molto più tempo con le corriere costrette nei medesimi incolonnamenti; senza dimenticare che la linea Udine-Cervignano è chiusa nei giorni festivi, dimostrando la totale arrendevolezza delle nostre ferrovie. Il fatto poi che in mezza Italia, così come nel resto d’Europa, si stanno rimettendo i tram laddove furono tolti cinquant’anni or sono, è la palese dimostrazione che quelle degli anni 50-60 furono decisioni scellerate, anche alla luce del fatto che proprio in questi giorni si torna a parlare dell’ennesimo blocco del traffico a causa dell’inquinamento. Invece i nostri amministratori locali ci riempiono le orecchie di facile demagogia su strade intasate e pericolose, oltre che sulle polveri sottili, inneggiando al riequilibrio strada-rotaia, ma poi di fatto finanziando solo ed esclusivamente opere stradali pensate sostanzialmente per il traffico pesante. Non c’è da stupirsi in una regione che non ha mai amato il treno, con le tariffe ferroviarie tra le più alte d’Italia, dove si continua a scontare la benzina e dove, a dettar legge, sono le potentissime lobby del trasporto su gomma. Se mai ci si renderà conto degli errori commessi, sarà ormai troppo tardi!<br />
Claudio Canton, Denis Carlutti, Roberto Carollo, Roberto Chiandussi, Daniele Filippig, Marco Miconi, Roberto Francescatto, Walter Paoluzzi, Lucio Montagner, Michele Saro, Alessandro Puhali, Leandro Steffè, Giampaolo Scodellaro, Daniele De Anna, Romano Vecchiet
Remanzacco

Remanzacco: ridateci la ferrovia Cervignano – Grado

Lettera al MV di oggi
Leggendo i diversi articoli apparsi sul “Messaggero Veneto” nelle scorse settimane, riguardanti i lavori di realizzazione della pista ciclabile Cervignano-Grado, nasce spontanea una riflessione sull’ennesimo scempio ferroviario o, per meglio dire, sull’ennesima occasione mancata di migliorare il sistema dei trasporti regionale. Il fatto che questa ex ferrovia sia dismessa dal 1946 non significa che non possa avere una sua funzione anche nel XXI secolo; se infatti è venuto meno il motivo della sua costruzione, ossia portare a svernare a Grado la ricca aristocrazia mitteleuropea d’inizio ’900, avrebbe invece un potenziale enorme come linea locale a servizio tanto dei pendolari quanto dei turisti, soprattutto in estate. È vero che essa si fermava a Belvedere, ma dato che verrà realizzato un nuovo rilevato per giungere fino a Grado con la bici, non sarebbe stato impossibile costruirlo per il treno. Bisogna inoltre considerare che i ciclisti sportivi utilizzano poco questi percorsi preconfezionati, con la mountain bike si va in fuoristrada, mentre il cosiddetto cicloturismo non muove certo enormi masse di persone specialmente d’inverno; riguardo ai friulani poi, se può essere appetibile per un cervignanese andare al mare in bici, non credo che chi proviene da Udine o da più lontano sia disposto a pedalare per decine di chilometri per un bagno al mare. Ma questa non è certo una campagna contro la bicicletta, tutt’altro. Prendiamo a esempio la provincia di Bolzano: in Val Venosta hanno riattivato la linea Merano-Malles chiusa dalle Fs nel ’90, dimostrando la validità di questa scelta con oltre un milione di passeggeri l’anno; a fianco della stessa corre la pista ciclabile, con noleggio bici nelle stazioni, dando un esempio di cosa sia la vera intermodalità turistica. Se questa scelta fosse stata presa anche per la Cervignano-Grado oltre che per la Carnia-Tolmezzo, oggi si potrebbe andare dalla montagna al mare e viceversa con un unico mezzo veloce, sicuro ed ecologico. Invece siamo costretti a incolonnarci con le auto in micidiali e puzzolenti ingorghi, o impiegare molto più tempo con le corriere costrette nei medesimi incolonnamenti; senza dimenticare che la linea Udine-Cervignano è chiusa nei giorni festivi, dimostrando la totale arrendevolezza delle nostre ferrovie. Il fatto poi che in mezza Italia, così come nel resto d’Europa, si stanno rimettendo i tram laddove furono tolti cinquant’anni or sono, è la palese dimostrazione che quelle degli anni 50-60 furono decisioni scellerate, anche alla luce del fatto che proprio in questi giorni si torna a parlare dell’ennesimo blocco del traffico a causa dell’inquinamento. Invece i nostri amministratori locali ci riempiono le orecchie di facile demagogia su strade intasate e pericolose, oltre che sulle polveri sottili, inneggiando al riequilibrio strada-rotaia, ma poi di fatto finanziando solo ed esclusivamente opere stradali pensate sostanzialmente per il traffico pesante. Non c’è da stupirsi in una regione che non ha mai amato il treno, con le tariffe ferroviarie tra le più alte d’Italia, dove si continua a scontare la benzina e dove, a dettar legge, sono le potentissime lobby del trasporto su gomma. Se mai ci si renderà conto degli errori commessi, sarà ormai troppo tardi!<br />
Claudio Canton, Denis Carlutti, Roberto Carollo, Roberto Chiandussi, Daniele Filippig, Marco Miconi, Roberto Francescatto, Walter Paoluzzi, Lucio Montagner, Michele Saro, Alessandro Puhali, Leandro Steffè, Giampaolo Scodellaro, Daniele De Anna, Romano Vecchiet
Remanzacco

Una risposta a “Remanzacco: ridateci la ferrovia Cervignano – Grado”

  1. e la linea Venezia-Trieste, che passa per Cervignano, peggiora continuamente. mentre se uno si ferma a Portogruaro ha treni ogni mezz’ora, e anche nuovi…. mancul mâl che sin une regjon autonome

I commenti sono chiusi.