Tolmezzo: caduti i gravi indizi di colpevolezza, l’agente carcerario non è più sospeso

dal MV di oggi.

È stata annullata la misura interdittiva che aveva portato alla sospensione per sei mesi dal servizio dell’agente penitenziario Enrico Moro, coinvolto nell’inchiesta sulla tentata evasione dal carcere carnico. Il tribunale del riesame di Trieste (presidente relatore Nicoli, a latere Vascotto e Antoni) ha scritto ben 36 pagine smontando quanto meno il castello accusatorio nei confronti di Moro, l’agente di 47 anni originario di Sutrio e residente ad Artegna. «Ammesso che nel carcere di Tolmezzo ci sia una mela marcia, perché anche su questo il tribunale ha posto dei dubbi – afferma l’avvocato Maurizio Plazzotta, difensore di Moro – di certo non stiamo parlando del mio cliente». In altre parole, se nel carcere di Tolmezzo c’è un agente corrotto, questi non è Moro. Nelle sue motivazioni, il tribunale distrettuale del riesame ha ritenuto che le dichiarazioni di un detenuto che chiamavano in causa Moro fossero prive di attendibilità sia estrinseca che intrinseca. Quanto agli altri elementi dell’ipotesi accusatoria, i giudici di Trieste hanno ritenuto che nei riguardi dell’agente carnico gli indizi siano da considerare meri sospetti se non congetture. In altre parole, è stata rilevata l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Adesso Enrico Moro attenderà la revoca del provvedimento amministrativo (essendone caduto il presupposto) per tornare al lavoro al più presto. La misura interdittiva della sospensione dal servizio per sei mesi era stata disposta dal Gip del tribunale di Tolmezzo che aveva così deciso dopo che la procura aveva chiesto una misura cautelare restrittiva della libertà personale. Adesso – conferma il procuratore Giancarlo Buonocore – la stessa magistratura inquirente leggerà le motivazioni del riesame per decidere un eventuale ricorso per Cassazione contro la decisione di revoca della misura interdittiva.