Udine: la rabbia dei sindacati per i negozi Upim Zara e Feltrinelli aperti il 25 aprile


di Luana de Francisco

Quello che proprio non hanno digerito, questa volta, non è stata tanto l'ormai consueta decisione di tenere le serrande alzate – e, quindi, i lavoratori in servizio – anche in un giorno di festa, quanto piuttosto la «provocazione» di farlo mentre, a pochi metri di distanza, si celebrava la ricorrenza del 25 aprile. E così, quella che i sindacati hanno portato in scena ieri mattina, davanti alle vetrine dell'Upim di via Cavour, è stata una doppia protesta: per la tutela dei diritti dei lavoratori e per il rispetto dei valori della storia nazionale. Nel mirino, ancora una volta, le scelte "controcorrente" dei vertici aziendali dell'Upim. Che però, quest'anno, non sono stati gli unici a optare per l'apertura straordinaria dei magazzini. A tenere vivo il commercio del centro cittadino, nel lunedì dell'Angelo, almeno un paio di altri negozi: l'abbigliamento Zara, da una parte della Galleria Bardelli, la libreria Feltrinelli, dall'altra. Entrambi comunque scampati ai cori di protesta dei manifestanti. Ragioni di campo o semplice svista? «La Feltrinelli e Zara mi preoccupano di meno – afferma Claudio Caporale, segretario provinciale della Filcams-Cgil -. Certo, sul piano del principio, hanno sbagliato anche loro. Ma a infastidire, oggi (ieri, ndr), è stato soprattutto il comportamento dell'Upim: tenere aperto praticamente a due passi da piazza Libertà, dove si svolgeva la cerimonia per il 25 aprile, ci è sembrata una vera e propria provocazione. Se proprio dovevano farlo, potevano almeno aspettare il pomeriggio». E se, dal canto suo, Paolo Duriavig, segretario provinciale della Fisasca-Cisl, confessa di non essersi nemmeno accorto che, a un isolato di distanza, anche Zara e Feltrinelli adottavano la politica della "deregulation", insieme a Caporale e a Claudio Moretti, segretario provinciale della Uiltucs, non ha esitato a bocciarne la decisione. Sullo striscione srotolato in via Cavour, uno slogan di condanna che vale per tutti: "Vogliamo la libertà di non lavorare il 25 aprile e il 1° maggio". Nei discorsi, in mezzo a una trentina di manifestanti, le proteste di sempre. «Tenere aperto nei 4 o 5 giorni di festa nazionale, dalla Pasqua al Natale – ripetono a una voce sola Caporale e Moretti -, non cambia niente in termini di fatturato». Eppure, a permetterlo è la legge. Una norma regionale, che i rappresentanti sindacali vorrebbero vedere presto modificata. «Bisogna stabilire un numero di giornate uguale per tutti – dice Duriavig -. Soltanto così si riuscirà a lavorare nella trasparenza e a garantire un buon servizio alla gente». Nel frattempo, però, la battaglia continua. Specie, in vista di domenica prossima, quando le bandiere della Triplice potrebbero tornare a sventolare.