Una risposta a “Udine: per il gip la prosecuzione dei trattamenti su Eluana Englaro non era legittima”

  1. Aggiornamento del 12/01/2010

    «L’ordinamento giudiziario non può da una parte attribuire un diritto e, dall’altra, incriminarne l’esercizio». Sono le parole finali del decreto d’archiviazione con cui il Gip del tribunale di Udine Paolo Milocco ha accolto la richiesta del procuratore Antonio Biancardi per l’inchiesta che vedeva 14 persone indagate per l’omicidio di Eluana Englaro.

    Il giudice per le indagini preliminari ha depositato ieri mattina il provvedimento: sette pagine che ripercorrono, in estrema e lucida sintesi, la vicenda di Eluana dall’incidente della ragazza nel 1992 alla morte il 9 febbraio 2009 e quindi all’inchiesta («doverosa») che la procura di Udine ha svolto anche per dare risposte a chi l’ha «tempestata da una serie di esposti, denunce e querele dei più vari contenuti, con richieste dei più disparati interventi e iniziative».
    Il decreto del dottor Milocco è una specie di “Bignami” sul caso Englaro, chiaramente dal punto di vista del diritto, sul quale però anche la magistratura inquirente ha fatto luce dando la propria risposta, anche politica se si vuole. Se la sintesi della richiesta d’archiviazione del procuratore Biancardi stava in queste poche parole (è stato l’esercizio di un diritto), anche la motivazione del giudice si sostanzia in questo concetto. La difesa dei 14 indagati affidata all’avvocato Giuseppe Campeis (assieme ai figli Carlotta e Massimiliano) puntava molto anche sul fatto, sulla “dichiarazione” di non colpevolezza come l’insussistenza del fatto, desunta anche dal comportamento corretto dei sanitari. Oltre al padre di Eluana, Beppino Englaro, erano indagati per concorso in omicidio volontario aggravato il primario Amato De Monte e l’équipe di infermieri professionali composta da Cinzia Gori, Dino Buiatti, Rita Maricchio, Maria Marion (consigliere comunale a Udine del Pd), Erika Mazzoccato, Maria Vendramini, Loris Deffendi, l’albanese Stela Fejzolli, Teresa Zanier, Elena Della Negra, Caterina Degano e Cinzia Moreale.
    L’inchiesta del procuratore Biancardi è passata anche attraverso una consulenza medico-legale dei professori Froldi, Moreschi e Rodriguez che hanno escluso cause di morte diverse da quella per cui i giudici di Milano avevano autorizzato Beppino Englaro a dare corso all’interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale della figlia, ormai in stato vegetativo permanente.

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