Università di Udine: futuro a rischio per i ricercatori precari

Mentre per la scuola paritaria è bastato un semplice intervento della CEI per far fare retromarcia al governo sul possibile taglio dei fondi, sembra invece che tutte le manifestazioni di protesta della "scuola pubblica" rimangano del tutto inascoltate. Ma dietro al termine "tagli" ci sono persone in carne ed ossa e queste cominciano a preoccuparsi. Tra assegnisti e dottorandi all’ateneo friulano si contano 728 precari della ricerca, tutti temono per il loro futuro. Dal 2009, infatti, gli assegni e le borse di dottorato cofinanziate dall’università potrebbero venir meno per ripianare parte dei 12 milioni di euro di disavanzo di bilancio. Così ha lasciato intendere il delegato del rettore alla ricerca, Michele Morgante, ai rappresentanti del Coordinamento dei ricercatori precari. A tutto ciò si aggiungono i tagli ai fondi statali. <br />
L’incontro tra i “cervelli” che potrebbero essere costretti alla fuga e il delegato del rettore alla ricerca è avvenuto nei giorni scorsi. «Il delegato ci ha espresso l’intenzione dell’ateneo di istituire la figura del ricercatore precario, assunto con contratti della durata di 3 anni rinnovabile per altri tre, di puntare sulla valutazione di merito, ma ha anche aggiunto che il problema resta quello della copertura finanziaria» spiega un rappresentante del Coordinamento dei ricercatori precari, Marco Duriavig, nel riferire che «l’amministrazione centrale, proprio per far fronte ai problemi finanziari, potrebbe decidere di non cofinanziare più gli assegni di ricerca e le borse di dottorato che ha sostenuto finora».
Da qui la decisione dei ricercatori precari di chiedere un incontro urgente con il rettore, Cristiana Compagno, e di consegnarle una petizione contro la legge Tremonti che taglia i fondi alle università. Il numero dei ricercatori precari è tutt’altro che irrilevante: «Il rapporto – si legge nel documento distribuito anche durante le proteste in piazza – tra gli strutturati e i ricercatori precari è 1 a 1: 731 contro 728».
Per far notare la loro presenza, soprattutto nel polo scientifico dei Rizzi e medico di piazzale Kolbe, i ricercatori precari dell’ateneo friulano hanno affisso all’esterno dei laboratori dove lavorano una piccola bandana gialla. Una protesta pacifica contro i tagli statali che continuano a penalizzare l’università di Udine, la quarta più sottofinanziata d’Italia.
Anche in queste settimane, infatti, nelle varie aule universitarie si sono susseguiti gli incontri tra studenti, docenti e ricercatori per analizzare la riforma universitaria in corso. Da parte loro, gli studenti sono pronti a organizzare, a metà gennaio, una notte bianca. Ieri, al fianco dell’ateneo friulano è sceso in campo pure il Fronte friulano: in un gazebo allestito in piazza Matteotti gli autonomisti hanno distribuito il testo della mozione pro-università già consegnata ai consigli comunali del Friuli.