15 settembre 1976: il terremoto dimenticato.

Da MV di oggi:

oggi si ricorda il 15 settembre di trent’anni fa, non dimenticando l’11 settembre 1976. Anche l’11 ci fu una scossa paurosa, ma la replica del 15 fece crollare le speranze di chi si era messo a riassestare le case dopo il 6 maggio. Fino a quel momento i friulani avevano la fiducia di potercela fare. Invece, in quella giornata, si resero conto che tutto era finito. E una fiumana imboccò le vie del mare, un esodo che, agli anziani, ricordava quello subito nel 17, dopo Caporetto. Il Novecento si è preso la crudele libertà di infliggere ai friulani due condanne bibliche. Le carovane dirette al mare mostravano una marcia di gente disperata che fuggiva a piedi. Fuggiva con carretti spinti a mano, carichi di poche cose delle case che non c’erano più. Aprendo le porte delle abitazioni e degli alberghi dell’Alto Adriatico, decisione benedetta presa dal glorioso triumvirato, Zamberletti, Rossi, Spaziante, commissari del governo (che i friulani mai dimenticheranno), si impedì una diaspora senza ritorno. Perché si prospettava lo spettro dell’emigrazione di massa, una sorte purtroppo a lungo subita da tante generazioni di friulani. Fu un’esile speranza, di potere svernare al mare prima di decidere dove andare stabilmente, a trattenere la gente. E più di tutto la promessa dei commissari, con l’annuncio di una data certa, poi assolutamente rispettata, del ritorno a casa. E in primavera erano tutti a casa. Questa impresa che trent’anni dopo appare quasi inverosimile, tanto che l’esempio Friuli è citato in tutto il mondo civile, va gelosamente custodita e tenuta lontana dal pericolo di banalizzazione. Era giusto, e lo sarà sempre, ricordare il 6 maggio, e soprattutto quei mille morti, che non dovremo e non potremo dimenticare. Basterà quella data, a simbolo di un evento della nostra storia, tragico e straordinario. Altre singole celebrazioni, pure se onestamente ispirate, possono far perdere il significato della coralità del ricordo: ogni anno si scelga un punto di incontro per rinnovarlo tutti insieme Questo Duemila che ha reso superficiali i sentimenti e ha tolto ai simboli il loro valore profondo non ci faccia cadere nelle sue trappole con manifestazioni che nulla hanno a che fare con i tempi, i momenti e le vicende che ci hanno fatto sentire uniti e protagonisti della rinascita del Friuli.