Alto Friuli: case dell’acqua, la Flai Cgil preoccupata per l’occupazione in Goccia di Carnia

di Tanja Ariis

Anche Tolmezzo avrà la sua Casa dell’acqua. Dispenserà solo acqua frizzante. Il Comune sta valutando dove collocarla (tra le ipotesi c’è il parcheggio in via Gortani). I cittadini potranno così prelevare l’acqua con le bollicine al costo di 5 centesimi al litro. La realizzazione della struttura costerà 30 mila euro, di cui 10 mila a carico del Comune ed il resto di Carniacque e dell’Ato. Ci stanno pensando anche i Comuni di Paularo, Forni di Sotto, Tarvisio e Sutrio.

Case dell’acqua anche in Alto Friuli: la Flai Cgil chiede ai sindaci di valutare l’iniziativa tenendo conto anche delle ripercussioni sull’occupazione montana e teme per le conseguenze che potrebbero derivarne per la realtà della Goccia di Carnia. Com’era prevedibile non ha mancato di suscitare pure qualche preoccupazione la notizia data prima dal vicesindaco di Tolmezzo, Gianalberto Riolino, in Consiglio comunale e poi dal direttore di Carniacque, Michele Mion, relativamente all’arrivo anche in Carnia e a Tarvisio delle case dell’acqua, già diffuse in altre parti del Friuli. Il sindacalista di Flai Cgil Saverio Scalera spiega di non conoscere il progetto, ma ammette: «il fatto che i Comuni intraprendano un’iniziativa di questo tipo, se da una parte offre un’opportunità ai cittadini, dall’altra mi preoccupa per le difficoltà che potrebbe creare alla realtà occupazionale che si trova a Forni Avoltri con un’azienda importante che produce acque minerali. I sindaci decidano con senso di responsabilità». Scalera osserva che non si può confondere l’acqua minerale, prelevata dai bacini montani, dall’acqua potabile che non ha le stesse caratteristiche. «Il progetto – spiega Scalera – può mettere a rischio posti di lavoro in una zona, quella di Forni Avoltri, dove difficilmente si riuscirebbe a ricollocare eventuali esuberi. Lassù lavorano una cinquantina di persone tra lavoratori diretti e dell’indotto e che da maggio a settembre diventano anche una settantina». A ciò si aggiunge anche un’altra preoccupazione per i sindacati: non accennano infatti a spegnersi le insistenti voci che, nonostante le smentite di qualche mese fa, vogliono il socio di maggioranza di Goccia di Carnia in trattativa avanzata per cedere la sua parte di azioni ad altri soggetti. Allora si era parlato solo di una trattativa per far entrare nuovi soci in aggiunta agli esistenti per nuovi investimenti, dopo l’autorizzazione all’ampliamento della concessione. Ma Scalera non nasconde perplessità. «Abbiamo chiesto – spiega – un incontro con la proprietà per conoscere esattamente la situazione ed eventualmente sapere chi arriva, quando arriva, con quali intenzioni, vedere piani industriali e investimenti. Siamo in attesa di conoscere informazioni esatte e dettagliate. Lo scenario potrebbe cambiare in maniera incisiva e le case dell’acqua potrebbero anche raffreddare intenzioni di potenziamento». Carniacque, da parte sua, descrive il progetto come un’iniziativa ambientale (bisogna recarsi all’erogatore con bottiglie proprie) e non come una nuova attività commerciale .