Alto Friuli: sanità, «Nuove tecnologie renderanno gli esami più sicuri per tutti» parla Pier Paolo Benetollo

Di Guido Surza.

«I grandi successi della sanità dipendono in parte dalle tecnologie, con farmaci, dispositivi, attrezzature ed esami, ma molto dipende dalla super-specializzazione che si sta realizzando. Gli esiti sono correlati ai volumi: chi fa tanta casistica specifica ottiene risultati migliori. Alla comunità scientifica è noto, adesso anche i pazienti sono consapevoli di questo. Noi dobbiamo fare in modo che i nostri ospedali siano completi, in grado di gestire le urgenze, ma fare in modo che abbiano caratteristiche specifiche, capaci di attirare pazienti e professionisti migliori». Lo dice il dottor Pier Paolo Benetollo, direttore generale della neo-nata Azienda per l’assistenza sanitaria numero 3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli. Non nasconde il fatto che il problema sollevato dal dottor Paolo Agostinis sul mantenimento o meno dei laboratori ha bisogno di essere spiegato anche nel dettaglio. Andiamo per punti, allora. «I prelievi si continuano a fare come prima nei punti sul territorio. Alcune provette, come già avviene ora, vanno a Udine. Oggi il 30% delle diverse tipologie di esami è effettuato a Udine. Poi: il numero di esami disponibili e i tempi di risposta per i medici interni saranno migliori grazie alle nuove tecnologie. In generale, negli ospedali di rete, quindi anche Tolmezzo, saranno eseguiti tutti gli esami urgenti più tutti quelli che servono per la specificità dei singoli ospedali, funzionali alla loro attività, in loco quindi». Quali sono le nuove tecnologie? «Una volta negli ospedali gli esami si facevano con attrezzature diverse: per quelli di routine c’erano i “macchinoni” automatici, per quelli urgenti si usavano tecniche manuali come vetrini e microscopio. Oggi invece le attrezzature automatiche sono migliorate al punto che conviene utilizzarle sia per gli urgenti sia per la routine. L’automazione serve per migliorare di gran lunga la qualità del risultato. Parlo di veri e propri robot che prendono la provetta e fanno tutti in automatico. Il lavoro di tecnici e medici un tempo era quello di fare le analisi con provette, pipette, vetrini, microscopi e con le sostanze chimiche da aggiungere. Già adesso il lavoro dei medici e dei tecnici è diventato quello di conoscere molto bene le potenzialità delle macchine per sfruttarle al meglio, programmarle e validare i risultati». Quindi il lavoro è cambiato? «Oggi la macchina che analizza è un vero e proprio robot, mette nelle diverse linee di lavorazione le provette. L’automazione è fondamentale perché standardizza i risultati. La variabilità di un tempo rendeva molto meno precisi i risultati. Questa è un’evoluzione già in corso: il livello di ampiezza, quante analisi si riescono a fare in automatica o ancora in semi-manuale dipende dalle dimensioni del laboratorio. Migliora e accelera la qualità della risposta». Ma allora le preoccupazioni di Agostinis non sono legittime? «A livello generale sono infondate. Sono espressione di un timore diffuso rispetto al quale stiamo approfondendo cercando di capire i dettagli. Ci sono interi sistemi sanitari di Paesi o regioni vicine che hanno già fatto questo percorso. Emilia Romagna, Toscana, Lombardia… Il nuovo laboratorio in Romagna processa tutti gli esami di un’area di un milione di abitanti. Parlo di timore diffuso per quello che si rileva dalla risonanza mediatica avuta dalla sua posizione». Quindi il procedimento disciplinare va avanti? «In queste settimane come Azienda entriamo nello specifico delle questioni che lui ha posto. C’è stata lunedì la riunione anche col direttore del laboratorio di Udine e col direttore del dipartimento di emergenza. Approfondiamo per capire bene tutti i risvolti». La risposta è sì, allora? «Sono cominciati gli approfondimenti preliminari al procedimento. Ora l’attenzione è tutta concentrata sul problema che Agostinis ha sollevato e sulle risposte da dare ai pazienti che si sono molto preoccupati per le sue affermazioni. Le gente ha bisogno di capire e di non avere risposte superficiali. Ci sono regole da seguire per i dipendenti. La sanzione o la non sanzione si decide alla fine. Non tutti i procedimenti si concludono con sanzioni. Serviranno diverse settimane. Ad Agostinis (e al poeta Cappello) sta molto a cuore la microbiologia. «Essa sta subendo una evoluzione ancora più importante. Una volta a disposizione c’erano l’esame microscopico diretto e quelli colturali che hanno bisogno di tempi lunghi. Ora invece sono disponibili e si diffondono nuove tecnologie computerizzate che sfruttano la biologia molecolare. Analizzano direttamente il Dna del germe e in poche ore danno la risposta definitiva, per cui si comincia la terapia mirata. Prima si faceva una terapia empirica sul vetrino aspettando la coltura per poi decidere l’antibiotico». I tempi di trasporto sono compresi in queste poche ore? «Certo. Sul principio generale dove i singoli esami saranno eseguiti lo stiamo decidendo adesso e serviranno mesi. Ci sono migliaia di esami e per ognuno di essi va deciso dove sarà fatto e con quale tecnica. Questo lo decideranno gli operatori dei laboratori nel confronto dei clinici, gli utilizzatori. Un lavoro di dettaglio che non è ancora stato fatto. Le tecnologie si stanno comprando». Ma i microbiologi resteranno al loro posto? «Ci stiamo lavorando. Il fatto che il personale passi a Udine non significa che non ci saranno più medici e biologi oltre ai tecnici anche nei laboratori periferici, sia pure con unica regia su base provinciale. Si lavorerà anche sullo stabilire collegamenti forti tra i clinici e i diversi specialisti di laboratorio. Un dialogo garantito con il subspecialista. Non ci sarà nessuna situazione in cui il paziente dovrà essere spostato perché gli mancano degli esami di laboratorio. E i tempi non saranno più lunghi». E la telemedicina? «Stiamo andando verso il telelaboratorio stiamo andando, percorriamo questa strada. Esempio: esso fa in modo che gli apparati automatici collocati al di fuori di un laboratorio siano controllati totalmente dal laboratorio stesso. I “poin of care” sono macchine messe in pronto soccorso a disposizione del personale che sono governate, gestite dal laboratorio. Essi stanno riuscendo a fare analisi sempre più sofisticate, anche d’altissima specializzazione. Ovviamente devono essere gestite dal laboratorio, telecontrollate».