Ampezzo: dopo la crisi De Longhi ora tocca alla Metal-box, lavoratori in agitazione

Sette anni fa la De Longhi se ne andò dalla zona industriale di Ampezzo sbattendo la porta ai 140 lavoratori e delocalizando la produzione di macchine per caffè in Cina, nonostante per settimane i dipendenti si fossero barricati pure in azienda per difendere il posto. Ora nello stesso capannone è a rischio il futuro della Metal-box, impresa che aveva dato lavoro a una cinquantina di quegli “irriducibili”, tutti della val Tagliamento, molti giovani e donne. Eppure l’azienda ha commesse garantite per mesi e mesi. Ma sul fronte finanziario le cose vanno esattamente all’opposto. La Metal-box produce vasche da bagno e box per doccia
materiali pare molto ricercati sul mercato, tanto che i prodotti “carnici” vanno per la maggiore, e ha preso le redini di altre due imprese che fino al 2010 occupavano gli “storici” capannoni di proprietà di Agemont e dove, da ultimo, fino al 2004 c’era stata la linea produttiva delle macchine da caffè DeLonghi poi finita in Cina. Si trattava della Metalbox e della gemella Egena, due aziende guidate dall’imprenditore pordenonese, ma originario di Ampezzo, Nicola Spangaro, che però l’anno scorso hanno accusato gravissime difficoltà tali da richiedere la nomina di un curatore fallimentare. Con l’ipotesi fallimento a un passo il dottor Fabio Bitussi ha quindi “esplorato” il mercato affittando il ramo d’azienda alla Nuova Metal-Box guidata da Arianna Della Pietra, anche lei della zona, che ha tentato, con successo visto il portafoglio pieno degli ordini, il rilancio della produzione con 45 dipendenti, donne e giovani tutti della zona. A questo punto però il colpo di scena con l’annuncio dei giorni scorsi da parte dell’impresa di non rinnovare l’affitto dell’azienda. Insomma, nonostante le buone commesse la proprietà ha deciso di fare un passo indietro. E così il precipizio del fallimento è di nuovo lì a un passo. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione accusando la nuova proprietà di non aver mai reciso i legami con le vecchie società in liquidazione. «È una situazione paradossale e difficile – spiegano Saverio Scalera della Cisl e Chiara Lucchetto della Cgil -. Qui l’ipotesi fallimento è di nuovo a un passo, va scongiurata perchè sarebbe un dramma per l’occupazione della Val Tagliamento. Chiediamo con forza al curatore fallimentare di non fermare la produzione: le commesse acquisite possono essere la salvezza per i 45 dipendenti». I sindacati per venerdì hanno chiesto di incontrare lo stesso dottor Bitussi, ma anche i sindaci di Ampezzo, Michele Benedetti e Socchieve, Roberto Fachin. «La situazione è difficile – spiega quest’ultimo – ma dobbiamo assolutamente mantenere quell’azienda in vita». Per fortuna una ventata di ottimismo arriva dal collega Benedetti: «Rispetto alla crisi DeLonghi la differenza è che la proprietà è carnica e ha tutta l’intenzione di uscire dalla crisi come ci ha confermato ieri. Ora tutte le realtà coinvolte devono agire all’unisono perchè quei posti di lavoro qui sono fondamentali».