Andrea Valcic: la vera finale è tra Madrid e Barcellona

Si fa presto a dire Catalogna, il paese forse più portato ad esempio in Friuli, ma anche in Veneto e Lombardia, quando si parla di federalismo. Ma per i catalani non sono giorni felici. La corte suprema spagnola ha infatti ricusato, dopo anni di dibattimento, alcuni punti significativi, oserei dire fondanti, dello Statuto di autonomia. Sono 14 in tutto, ma colpiscono al cuore il concetto stesso di nazionalità e la possibilità di essere "altro" all’interno dello stato centrale. Significativa la bocciatura del catalano come prima lingua nell’insegnamento. La reazione non si è fatta attendere, ieri si è svolta un’imponente manifestazione cui hanno aderito tutti i partiti, ad eccezione dei Popolari, e migliaia di associazioni, culturali, sportive sotto la parola d’ordine: "Som una naciò, nosaltres decidim", di cui non serve traduzione.
      Ma per quanti indicano sempre la via catalana come esempio da seguire, Aureli Argemi, ben noto anche qui da noi, presidente del Ciemen, ha scritto un editoriale dal titolo eloquente: «Una sentenza che regala le ali all’indipendenza». Il centralismo sempre e ovunque esaspera gli animi e crea le condizioni del non dialogo.