Aquileia: con gli infrarossi e foto aree, nel suolo riappare la necropoli


di Elisa Michellut

Grazie a tecniche sempre piú specializzate che non richiedono lo scavo e si fondano sulle indagini con i raggi infrarossi e rilievi fotografici dall'aeroplano o dal satellite, si può già oggi scoprire nuove aree archeologiche all'interno della città romana. Dai quartieri del porto, a est del fiume Natissa, passando per la zona a nord e per la parte sud occidentale, a ovest del circo, dove è ancora sepolta una necropoli, la maggior parte di Aquileia è ancora sotto terra, ma l'hi-tech la intuisce tutta. Fino a oggi era solo un sospetto, oggi è una certezza. Il dato è emerso nel corso dei lavori degli Indiana Jones italiani, gli archeologi riuniti ieri all'antivigilia dell'inaugurazione dei mosaici della Sud Halle. Lo ha sottolineato l'archeologo Maurizio Buora  che ieri ha preso parte al convegno Nuove tecnologie per Aquileia, organizzato nelle sale del museo archeologico, dalla Soprintendenza del Fvg in collaborazione con il Dipartimento di Matematica dell'università di Udine e la Società friulana di archeologia. «L'intento – ha chiarito Buora – è stato quello di presentare quanto fatto fino a oggi in merito alle nuove tecnologie che attualmente ad Aquileia sono proposte sistematicamente. I dati illustrati dai relatori italiani sono stati molteplici, presto disporremo di una mappatura dettagliata». Negli ultimi anni la cittadina è stata luogo privilegiato di indagini che hanno utilizzato varie tecniche, dalla foto aerea obliqua alle ortofoto zenitali passando per il laser scanning, le immagini da satellite e i raggi cosmici oltre ai tradizionali georadar e alle geofisiche. «Le nuove tecniche – hanno rilevato gli archeologi che hanno rivolto un appello alla Regione perché investa nelle ricerche archeologiche senza scavi – offrono alle istituzioni importanti indicazioni su come proteggere e conservare le aree archeologiche. C'è ancora tanto da conoscere, oggi ne siamo sicuri. Per promuovere questi progetti è necessario disporre di risorse adeguate». Durante il convegno sono state illustrate tecniche sempre piú specializzate. Si tratta di prospezioni geofisiche, studi di foto da aereo o da satellite. «L'importante è orientare lo scavo dove ci sono evidenze preliminari – precisa Vito Roberto, professore di informatica all'Università di Udine -. Attraverso nuove tecnologie possiamo sfruttare meglio i dati raccolti e scambiarli in rete. Questo è un passo ulteriore per l'internazionalizzazione di Aquileia».