«Eluana deve restare il simbolo della lotta per le libertà in questo paese. Continuerò questa mia battaglia per i diritti individuali, anche se la mia famiglia ha pagato per questo un prezzo altissimo». Beppino Englaro risponde alle domande degli ascoltatori di Repubblica Tv durante un videoforum, a poco più di due mesi dalla morte a Udine di sua figlia Eluana. Sul rapporto con i media, con i giornalisti, Englaro ha aggiunto che «è stato necessario, prima non trovavamo gli interlocutori. Il problema degli stati vegetativi persistenti non lo voleva affrontare nessuno, perché era estremo e spaccava le coscienze. Ma per noi, per me e la mia famiglia invece era necessario affrontarlo».
Englaro è tornato anche sulle accuse di «omicidio», scagliate da esponenti del mondo cattolico: «Non si rendevano conto di quello che dicevano. La Chiesa non ha mai approfondito bene la questione. Ripeto: non si rendevano conto», ha spiegato precisando che la ragione per cui non si è ritirato ma continua la battaglia per suo figlia Eluana è «il disegno di legge sul testamento biologico – denuncia Englaro –. Che va nella direzione opposta a quella giusta. E' anticostituzionale. Antiscientifico. Intollerabile. Non degno di un paese civile». La forza di andare avanti dove l’ha trovata? «Eluana era una creatura splendida. Meritava tutto il mio impegno. Conosceva benissimo il problema degli stati vegetativi permanenti. Si era espressa in proposito. E' un caso raro. A poche persone è dato di vedere questi iter rianimativi. Le successe con il suo amico Alessandro, che aveva avuto un incidente un anno prima di lei. E lei disse: non fate questo a me. Ricordatevelo. Per rispettare la sua parola noi abbiamo pagato un prezzo altissimo»