Camino: l’ultimo mandi a Franz Zanin, il mago degli organi

di Viviana Zamarian

È spirato nella sua casa, circondato dalle persone che amava, in quel paese che, nonostante avesse girato per mezzo mondo, conservava nel cuore. Sabato sera è morto a 79 anni, stroncato da una malattia che l’aveva colpito qualche tempo fa, Franz Zanin uno tra i più importanti maestri dell’arte organaria della regione i cui strumenti suonano nelle principali chiese d’Italia e d’Europa. Ma soprattutto uno fra gli eredi della dinastia degli Zanin che da sei generazioni, dal 1827, costruisce organi. Aveva vent’anni quando il padre Giuseppe lo inviò a Catanzaro a montare il suo primo strumento. Da allora la sua attività continuò senza sosta. Era l’inizio di un nuovo capitolo della storia della famiglia celebre in tutto il continente, e non solo, per l’abilità, la passione, la creatività nel costruire strumenti di pregio e di altissima qualità. Un lavoro manuale, il suo, dove per realizzare le canne nella propria azienda in via San Vidotto a Camino “Zanin cav. Giuseppe e figlio Franz” usava ancora il sistema della fusione e getto sulla sabbia. Uno degli unici a farlo ancora, probabilmente. Una vera e propria arte fatta di cura, attenzione, precisione ai dettagli. Con il cugino Gustavo, che continua la tradizione di famiglia a Codroipo, Franz è stato dunque il continuatore dell’attività del nonno Beniamino ed erede del fondatore dell’azienda, il trisnonno Valentino. Tra le realizzazioni più importanti firmate dalla sua mano c’è l’organo di villa Puccini a Pistoia (1985), il doppio contrapposto del Conservatorio di Venezia, definito dagli esperti «il miglior organo di conservatorio del mondo» (1986), quello di Pasian di Prato, il più grande organo meccanico d’Italia a quattro tastiere (1989), i due di Salisburgo, uno nel duomo e l’altro a St. Peter (1996) e quello, grandioso, a San Colombano (Milano) nella chiesa del beato don Gnocchi. Molti anche i restauri, come nel caso della ricostruzione dello strumento settecentesco veneziano di Francesco Dacci nel duomo di Gemona, che era stato semidistrutto dal terremoto (2000). Ma, oltre all’artigiano, c’era l’uomo. «Una persona gentile – ci racconta il corista Ennio Zorzini -, sempre disponibile, che amava profondamente il suo lavoro ma soprattutto la sua terra». L’ultimo restauro Franz l’ha realizzato insieme con il figlio Andrea proprio all’organo della chiesa della “sua” Camino. Era il mese di febbraio e il maestro l’artigiano non volle mancare a quel lavoro che avrebbe riportato a “parlare” l’opera, uno Zanin del 1932. E proprio in quella chiesa oggi la comunità del piccolo centro del Medio Friuli si ritroverà, alle 16.30 , a fianco dei familiari per dargli l’addio.