Carnia: il j’Accuse di D’Andrea, distacco totale tra rappresentati e rappresentanti


Foto carnia.la.

Di Fabio D’Andrea, Sindaco di Rigolato.

Mentre tutti i partiti da alcune settimane sono alla ricerca più sfrenata di un nuovo e credibile look, di un vestito diverso con il quale presentarsi prossimamente agli elettori del Fvg, con il Presidente intento a caratterizzare il Pdl friul-giuliano a sua immagine e somiglianza, nei palazzi regionali del potere – o presunto tale – è andata in scena forse l’ultima imbarazzante messinscena: un banchetto al quale tutti hanno partecipato, senza vergogna alcuna. Mi permetto di esternare qualche breve riflessione, perché ho la fortuna di non aver debiti con alcuno, di essere un uomo (prima che Sindaco) libero, senza padrino e/o padroni. Sento il dovere di intervenire perché vedo messi in discussione alcuni “fondamentali”, con il rischio reale di una vera e propria “privatizzazione della democrazia”, soprattutto in Carnia. Mentre si rinnega Berlusconi, in nome di una presunta nuova verginità politica, il Berlusconismo – che si è ben radicato trasversalmente anche in Fvg – sembra ben lungi dall’essere superato. Anzi. I comportamenti quotidiani di tanti assessori e consiglieri regionali testimoniano ancora una volta il distacco totale tra rappresentati e rappresentanti. Quanto accaduto per l’ennesima volta nella discussione della finanziaria 2013 rappresenta una vergognosa riproposizione di un sistema clientelare dove non contano di certo i progetti, le graduatorie, la meritocrazia, bensì l’essere amico… Mentre la gente chiede alla politica coerenza, di trasparenza, di equilibrio, equità e rigore, nel palazzone di piazza Oberdan, con una naturalezza in verità invidiabile e con una faccia tosta impertinente, si assegnano soldi per farfalle, per giochini, per iniziative inconsistenti, oltre che per i soliti amici. Tutto avviene mentre ai cittadini si chiedono sacrifici, affidabilità, impegno per superare questo particolare momento; tutto mentre i Comuni chiedono risorse per sistemare e mettere in sicurezza le strade, le scuole, soprattutto in montagna. Nel contempo non ci si preoccupa di allocare risorse per intervenire radicalmente – vedi la strada regionale 355 della val Degano – per agevolare il radicamento nei territori montani. In regione si chiarisce che non ci saranno interventi finanziari ad personam, con nome e cognome per intenderci, di notte nella greppia di piazza Oberdan ne succedono di tutti i colori. E in queste circostanze son tutti presenti al momento di schiacciare il tasto verde: nessuno si sente improvvisamente male… Ma la commedia che si sta recitando, è solo l’ultimo atto di una comparsata in scena da anni. E non solo in regione. Abbiamo assistito, infatti, alle performance relative all’assegnazione dei fondi per le cosiddette “situazioni particolari”, provvedimento giuntale sul quale è meglio seriamente lasciar perdere. Per non parlare, poi, dell’assegnazione dei fondo sulla Lr 14/2012 (interventi comunali in territorio montano): 7.000.000 di euro assegnati in base a una (doppia) graduatoria incredibile, ove comuni con lo stesso progetto-fotocopia, realizzato addirittura dallo stesso progettista si trovano l’uno finanziato, l’altro escluso. Lasciamo stare l’ultimo riparto sulla Lr 2/2000: qui è facile indovinare quali Comuni sono stati finanziati. Il riparto sulla Lr 6/2006 – investimenti per strutture destinate a servizi semiresidenziali e residenziali per persone anziane -, poi, è stato approvato quasi due anni dopo la chiusura del bando regionale, con conseguenze, anche occupazionali, facilmente intuibili. Se aggiungiamo l’effetto devastante della non attuazione o dell’attuazione a dir poco superficiale delle riforme istituzionali nella nostra regione “speciale” – Unioni montane con conseguenti commissariamenti permanenti, mancato avvio del dibattito sull’abolizione delle provincie, enti assolutamente inutili e separati, passacarte e… passa soldi – allora il giudizio ed il bilancio sarebbe decisamente impietoso. L’elenco sarebbe infinito, ma è meglio non infierire. Tutto, sia chiaro, si è “compiuto” con un tacito accordo tra maggioranza e opposizione, con una divisione molto certosina dei pani e dei pesci. E chi non godeva di un rapporto privilegiato con questo o quel consigliere, doveva semplicemente rassegnarsi e capire la lezione. Forse è una maledizione, ma chi entra in certi palazzi s’imbarbarisce, diventa un alieno, si mette automaticamente fuori gioco. Si cullano nei privilegi, dove l’arricchimento personale è addirittura più importante del “potere” in generale. Ebbene, il presidente di questa regione, ha deciso di cambiar nome al Pdl, di “regionalizzarlo”. La cosa poco mi interessa e per nulla m’affascina: sono gli atteggiamenti, i comportamenti e forse le teste che andrebbero cambiate.