Carnia: la vera storia dell’Ors di Pani


di Pier Arrigo Carnier

Cadeva ieri l'anniversario della tragedia di Pani, dove 56 anni fa, furono assassinati Antonio Zanella, cavaliere Stella del lavoro e la figlia Maria, duplice delitto di cui il destino mi volle testimone assieme ad un ragazzo sedicenne, Vico Gressani. Citato come primo testimone fui presente, un anno dopo, al processo d'Assise celebrato a Udine, dove l'omicida, Romano Lorenzini, ascoltò la sentenza di condanna ad oltre vent'anni di carcere. Il tempo passa e anche il Lorenzini, che aveva ucciso motivato da risentimenti verso lo Zanella e per l'aver visto respinte le sue profferte d'amore dalla figlia, dopo aver pagato il suo debito con la giustizia, è ormai deceduto da alcuni anni. <br />
      L'Ors di Pani, consistente proprietario di un ampio territorio montano, con vaste zone prative, stalle e boschi, mandria di vacche e gregge, era una figura autorevole con fluente barba e capigliatura turbinosa.
      Ma soprattutto l'Ors era il propulsore della cultura della malga in difesa del grande patrimonio dei pascoli montani della Carnia, frutto dell'opera secolare dell'uomo, purtroppo da tempo caduto irrimediabilmente in abbandono.
      Alle fiere tradizionali di fondovalle, che solitamente si tenevano in autunno, all'apparire dell'Ors la folla gli faceva largo per un senso di rispetto, riconoscendo in lui l'esponente della casta dei malgari. i Piluch (Concina), Brasanaj, Crodia, Rugo, Mazzolini, D'Orlando, Gressani… gente che economicamente contava e, stagione dopo stagione, passava l'esistenza nelle malghe.
      Erano gli anni ante seconda guerra ancora carichi di folclore o i primi del dopo, quando nelle feste paesane i musicanti suonavano la "Stajare", canzone che risvegliava negli animi sentimenti etnici e romantici.
      Molto vi sarebbe da dire sull'Ors, personaggio di quella Carnia operosa e parsimoniosa dall'economia autosufficiente nel settore agro-pastorale.
      L'opinione popolare ricorda l'Ors, oltre che per il suo aspetto ieratico, per la sua generosità verso la povera gente nell'alleviare le carenze alimentari negli anni della seconda guerra mondiale.
      E infatti chiunque avesse bussato al suo casolare non usciva a mani vuote. Va ricordato, inoltre, ch'egli fu di sostegno alle necessità della resistenza e della stessa fu testimone di alcuni retroscena nel duro inverno 1944-1945, dopo i grandi rastrellamenti tedeschi e fascisti che travolsero la lotta.
      In quell'inverno offerse particolare assistenza e sostegno morale al comandante partigiano sloveno Mirko (Arko Mirko) che, esautorato dal comando di brigata per gravi divergenze insorte col vertice della Garibaldi, si ritirò assieme a Katia (Gisella Bonanni), l'inseparabile compagna di lotta e amante, in un segreto rifugio posto sui crinali che dominano la valle di Pani.
      Qui entrambi vennero eliminati, all'alba della liberazione, da due sicari su mandato dalla Garibaldi, per ridurre al silenzio le loro minacce, quelle precisamente di una pubblica denuncia sulle deviazioni della lotta e sull’uccisione di vari membri delle missioni alleate in quanto contrari ai metodi comunisti.
      È senza dubbio fuori discussione che lo Zanella, Ors di Pani, fa parte storicamente delle vicende carniche. Di recente all'Università di Udine la pertinente docenza, nel campo di ricerca dell'Antropologia culturale, ha autorizzato l'elaborazione di una tesi dal titolo "L'Ors di Pani tra leggenda e realtà".