Carnia: sull’accorpamento dei comuni, opinioni contrastanti: Cacitti favorevole, Ariis contrario

Provoca commenti e reazioni contrastanti la manovra del governo sull'accorpamento dei piccoli comuni. «La decisione del governo è in linea con quanto pianificato in Regione per accorpare i Comuni della montagna». Luigi Cacitti, il consigliere regionale che ha seguito l’iter burocratico per la riorganizzazione degli enti locali, si trova dunque d’accordo con le misure stabilite dal governo. «Questo vuol dire che, in linea con quanto condiviso a luglio a Trieste con i Comuni carnici, la Regione accelererà i tempi già dai primi di settembre per trasformare in legge regionale la proposta del Pdl». Non ci sarà alcuna preclusione verso proposte di altri schieramenti politici. «Forse – dice – abbiamo perso troppo tempo». Daniele Ariis sindaco di Raveo ritiene invece che la proposta «sia un modo di gettare fumo negli occhi dei cittadini; i risparmi non passano per i piccoli Comuni, ma nel dimezzamento del numero dei politici in Parlamento e in Regione.
di Gino Grillo<br />

Sedici Comuni su 27. La scure del governo, che cancella gli enti locali sotto i mille abitanti per fare cassa e cercare di mettere al riparo i conti dello Stato, si abbatte sulla Carnia. Che però si è fatta trovare pronta alla bufera. L’accorpamento dei piccoli enti locali infatti è nell’aria da tempo. La Regione ci sta lavorando da un pezzo. Ora però, dicono i sindaci, bisogna accelerare. Elio Moser di Zuglio, a esempio, considera «opportuno, al momento giusto» il provvedimento governativo. «Anche se a legiferare sarà la nostra Regione, questa non potrà discostarsi troppo dalle direttive superiori. Sono convinto che la soluzione passi per i Comuni di vallata, per non perdere l’identità e la cultura paesana e in modo da fare massa critica e avere dipendenti competenti sui vari temi amministrativi». Moser ritiene che il decreto del governo farà accelerare l’iter per costituire l’Unione dei Comuni. Niente accorpamenti però con Tolmezzo. «Altrimenti la nostra gente si sentirà psicologicamente annessa e penserà che la montagna non conti più nulla, con conseguente disaffezionamento e abbandono del territorio. Uniamoci piuttosto con Arta Terme, Paularo, Sutrio e Paluzza». Daniele Ariis sindaco di Raveo ritiene invece che la proposta «sia un modo di gettare fumo negli occhi dei cittadini; i risparmi non passano per i piccoli Comuni, ma nel dimezzamento del numero dei politici in Parlamento e in Regione. I Comuni devono essere dispensatori di risposte immediate al territorio». Critico Ariis anche sulle posizioni del presidente Renzo Tondo. «Abbiamo notato come le nostre indicazioni non siano neppure state prese in considerazione dalla Regione e ora Tondo prende la palla al balzo dalla proposta del governo per sopprimere i Comuni sotto i mille abitanti». Dario De Alti di Cercivento, che a suo tempo aveva chiesto di unirsi con Sutrio, vede di buon occhio il provvedimento «ma non d’imperio: occorre lasciare – dice – la decisione su come e con chi unirsi ai cittadini locali, senza forzature dall’alto». Un richiamo poi va alla Regione «incapace di prendere decisioni, vedi commissariamenti degli enti senza progetti e soluzioni alternative». «Si tratta di un problema costituzionale – incalza Marco Lenna di Forni di Sotto –. I Comuni sono previsti dalla Costituzione italiana». Un accorpamento potrà avvenire solo con il consenso dei vari enti comunali. «La nostra Regione, che ha potere legislativo in materia, ha però già superato questo scoglio: a luglio a Trieste è stata proposta, nel contesto della riforma degli enti pubblici montani, la costituzione di un ente unico con 27 Comuni (tutti quelli della Carnia escluso Tolmezzo), che permetterebbe di mantenere le municipalità con un unico ente di gestione». Una soluzione per la Comunità montana della Carnia, ora commissariata, che «darebbe significato all’ente sovracomunale». Laura Zanella di Amaro ritiene infine che le grandi spese non siano dei piccoli Comuni. «Ad Amaro, 800 abitanti, l’amministrazione globale dell’ente costa solo 20 mila euro all’anno: quello che vale sono i servizi che i piccoli comuni erogano, con la responsabilità diretta degli amministratori; noi già partecipiamo all’Associazione dei Comuni: si riducono le spese e si dà risposte ai servizi richiesti dai cittadini».

Una risposta a “Carnia: sull’accorpamento dei comuni, opinioni contrastanti: Cacitti favorevole, Ariis contrario”

  1. aggiornamento del 14/08/2011

    Zanirato dal Gazzettino

    Fusione o chiusura per 31 municipi su 136. Il 22% dell'intero parco amministrativo della Provincia di Udine. Questa la conseguenza pratica che avrebbe la manovra del Governo sui Comuni friulani se il decreto legge rimanesse così come scritto da Tremonti & C. Come l'hanno presa i diretti interessati, quei sindaci che si trovano a gestire i loro paesini da meno di 1000 abitanti? In linea generale c'è la consapevolezza che per quanto sta accadendo nel globo, a qualcosa un po’ tutti dobbiamo rinunciare, poi però partono i fendenti, come quello di Fabio D'Andrea, sindaco di Rigolato, 513 abitanti.
          «Nulla di nuovo sotto il sole, anzi noi avevamo visto già lungo proponendo i "Comuni di Vallata" lo scorso anno a luglio quando ci riunimmo a Ligosullo. Quanto deciso dal Governo è quindi una sonora sconfitta per la nostra Regione autonoma che da due anni a questa parte sta discutendo come riformare i propri enti locali – prosegue D'Andrea -, la riforma Tondo-Garlatti è superata in partenza perchè non ha avuto il coraggio necessario per dare una svolta, non si va certo avanti con le riforme raffazzonate per ripianare dei debiti politici con compromessi al ribasso. Rimane il fatto – fa notare ancora – che con la soppressione dei nostri enti montani, arriva un duplice schiaffo: si toglie dei riferimenti ai cittadini e paragonano i nostri costi (20 mila euro l'anno il costo del mio Comune che ha soli 5 dipendenti) ai ladroni che hanno gozzovigliato sino ad ora in Italia».
          Preoccupato della riforma e in attesa di ulteriori anche Alessandro Oman, primo cittadino di Malborghetto Valbruna, che con i suoi 965 abitanti per poche decine non riesce a superare la «death line» del migliaio: «La razionalizzazione ci vuole ma attenzione, le aggregazioni vanno fatte con raziocinio tra Comuni delle stesse dimensioni, noi diciamo assolutamente "No" al grande che mangia il piccolo e poi ci sarà da chiarire come verranno ripartiti gli immobili e i ricavi dei nostri municipi».
          Giorgio Morocutti, sindaco di Ligosullo, 180 abitanti, con Drenchia, il più piccolo della Regione, chiede di continuare «nel processo di aggregazione dei servizi come si sta facendo a fatica ma con risultati positivi attraverso le Associazioni Intercomunali; il Municipio e il sindaco devono però rimanere, altrimenti qui scompaiono i sindaci, i preti, le poste, i bar e che cosa ci rimane? Se proprio si devono fondere i Comuni, devono essere i cittadini a scegliere e a esprimersi con un referendum su quale aggregazione preferire». Gianfranco Sonego è da pochi mesi sindaco di Dogna, 200 abitanti, ed è un fiume in piena: «Io aspetto di vedere l'elenco definitivo – spiega – ma da quanto appare per la montagna è una carneficina, e sono deluso dal comportamento del presidente della Regione che ha detto subito «signorsì»; qui occorre scindere tra Comuni di montagna e Comuni di pianura, altrimenti ci mettono tutti in ginocchio e ci tolgono anche l'ultima goccia di sangue che ci è rimasta, è 50 anni che ci sfruttano, spero proprio che Tondo ci convochi perché così proprio no va".

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