Conca Tolmezzina: sui topi e sulla “pasciona forestale” il Dott. Lapini risponde al Sindaco Sulli

Gentile dr Sulli,

Il fenomeno che lei cita effettivamente rientra nei cicli demografici di molte specie di roditori. Sulle nostre montagne si verifica in seguito ad una produzione particolarmente abbondante di seme pesante da parte del faggio Fagus selvatica e dell’abete rosso Picea abies. Quest’ultimo fenomeno viene chiamato “pasciona forestale”, ed ha una frequenza variabile da zona a zona, ma per lo più approssimativamente decennale. Le cause non sono sempre chiare, ma si ritiene che primavere particolarmente secche favoriscano l’impollinazione anemofila del faggio e dell’abete rosso al punto da innescare una produzione di frutti particolarmente abbondante. A tarda estate-autunno alcuni roditori forestali ne approfittano e se il clima è abbastanza mite subiscono una mortalità autunnale ed invernale molto ridotta. A primavera il loro numero diventa superiore alla media. Sia per il loro numero, sia per l’abbondanza di alimento, essi iniziano riprodursi in massa, innescando fenomeni di pullulazione (aumento demografico improvviso) che possono sorprendere per l’abbondanza degli animali. La pullulazione attualmente in corso insiste sull’Arco Alpino nord-orientale da Tarvisio (Raibl-Fusine) fino a Pierabech, a Sud fino alle prime propaggini delle Prealpi Giulie (Venzone-Gemona), ed è sostenuta da due specie forestali (il topo selvatico dal collo giallo Apodemus flavicollis e l’arvicola rossastra Myodes glareolus). La più recente pullulazione di cui si abbia memoria nella nostra regione risale al 1993. Essa ha avuto connotati assolutamente analoghi all’attuale, ma è probabile che fra i due fenomeni ce ne sia stato almeno un altro, forse di minore intensità e per questo sfuggito agli onori della cronaca. L’andamento del fenomeno è infatti per lo più decennale. La portata di questi fenomeni ha comunque immediate ripercussioni sui sistemi ecologici della foresta temperata. Nei periodi di pullulazione i predatori (Canidi, Felidi, Mustelidi, Falconiformi, Strigiformi, ecc.) si nutrono quasi esclusivamente di roditori, risparmiando altre prede (lepri, cuccioli di ungulato, galliformi), che subiscono a loro volta una mortalità molto inferiore alla norma. Per questa ragione negli anni successivi alle pullulazioni di roditori si registra un aumento delle delle più comuni specie preda, seguite da un aumento di alcune specie di predatori. Un fenomeno normale, ciclico e nel complesso positivo, dunque, che però stupisce ed allarma il pubblico. Ciò sia per il gran numero di roditori che si rinvengono già morti in boschi e campagne, sia per la loro abbondanza nelle abitazioni e pertinenze rurali. Ma la mortalità particolarmente evidente percepita dal pubblico non è dovuta a malattie. La grande abbondanza di animali morti per lo più si deve al fatto che in queste condizioni di grande abbondanza i predatori uccidono più di quanto siano in grado di consumare (fenomeno noto come “surplus-killing”), mentre l’ingresso di animali nelle abitazioni si deve a fattori legati alla normale dispersione dei giovani. Essi sono molto inesperti e cercando nuovi spazi da colonizzare entrano in ogni pertugio disponibile. Visto che il fenomeno è destinato ad esaurirsi naturalmente si sconsigliano interventi di derattizzazione, che in queste condizioni avrebbero pesanti ripercussioni sull’intero ecosistema alpino e prealpino. In condizione di particolare abbondanza di animali in casa è preferibile liberarsene utilizzando i tradizionali sistemi di cattura meccanici ben noti ai nostri nonni. Resto a disposizione per eventuali approfondimenti.

Cordiali saluti, Luca Lapini