Condannatelo e buttate via la chiave

Normalmente ci lamentiamo dei nostri governanti e parlamentari ( e abbiamo pure ragione); ma, dato che al peggio non c’è mai fine provate solo a pensare se i nostri nonni e bisnonni non avessero scelto la Repubblica come forma di governo, cosa ci sarebbe capitato ad avere come re Vittorio Emanuele di Savoia, che non solo si è fatto beccare alla grande, ma che anche in cella continua a fare lo sbruffone lasciandosi andare  a dichiarazioni che la dicono lunga su che razza di personaggio sia. Questa la notizia.

Bufera dopo le intercettazioni di Vittorio Emanuele di Savoia, quelle parole pronunciate nella cella di Potenza in cui il figlio dell’ultimo re d’Italia ha ammesso di avere sparato a Dirk Hamer e di avere "fregato i giudici". Una ferita "che scotta ancora", commenta Niki Pende, il medico romano con la fama del playboy con il quale, quella maledetta notte del 17 agosto ’78 a Cavallo, Vittorio Emanuele ebbe una lite per l’uso di un canotto, degenerata in una sparatoria. "Dovevo morire io al posto di quel ragazzo, era me che voleva colpire quel vigliacco, voleva darmi una lezione", racconta. Ma la tragedia era appena cominciata: invece di essere immediatamente trasportato in elicottero o in aereo o con un motoscafo veloce in un grande ospedale attrezzato, Hamer fu curato da un medico locale, in Corsica: "Dopo otto ore fu messo nelle mani di un chirurgo ottantenne che si limitò a suturargli la ferita, mentre avrebbe dovuto fargli un bypass". E così la gamba andò in cancrena e cominciò quell’atroce agonia che sarebbe durata 111 giorni.
Pende torna a ripetere che si trattò di "un processo corrotto. E poiché lo sapevano tutti, quello che mi stupisce è che Vittorio Emanuele, una volta rientrato in Italia, sia stato ricevuto non solo dalle massime autorità dello Stato, ma anche dal Papa. E mi indigna anche che quel verme non si è mai pentito, non ha mai chiesto perdono". Ma la giusta punizione per Vittorio Emanuele è la pubblica gogna. Che tutti sappiano chi è e che cosa ha fatto, visto che è stato lui stesso a raccontarlo. Uno che, prima di mettersi a sparare quella notte a Cavallo – lo sapevano tutti – faceva il venditore d’armi per Giscard d’Estaing, che poi lo ha salvato. Vendeva armi all’Iran e a piccoli dittatori sanguinari".

E questo individuo doveva essere il nostro Re.