Consigli x (chi vuol far fare) gli acquisti!

Da una veloce analisi  (fatta da persone non necessariamente esperti del settore) esiste un Marketing che sa ascoltare le esigenze del mercato (per poi formulare risposte e prodotti adeguati), ed un Marketing che ignora puntualmente i bisogni reali per crearne invece di nuovi. Nella grande distribuzione organizzata questa dualità è molto evidente, più che altrove.
Basta osservare gli scaffali, la disposizione e l’assortimento delle referenze e dei marchi per ogni tipologia di prodotto, per capire come e dove si vuole orientare l’acquirente. Ogni punto vendita – per collocazione urbana e tipologia sociale della clientela abituale – conosce le abitudini, la capacità di spesa, i gusti degli avventori. Come? Attraverso le fidelity card, i concorsi periodici che prevedono la compilazione di cartoline con dati sensibili etc. Oppure, più semplicemente, con la constatazione diretta dei prodotti più venduti e puntualmente esauriti. Il consumatore moderno (quello cioè uscito con le ossa rotte dal post-Euro) predilige un buon rapporto qualità-prezzo, sa frenare gli acquisti d’impulso, è meno fedele alla marca, tiene in considerazione il passaparola, cerca risposte immediate e concrete ai suoi fabbisogni senza dare chance alle promesse scritte sulle etichette. Non sempre però al negozio conviene (in termini di margine) assecondare sempre le richieste del suo pubblico, e allora cosa fa? Una volta esaurito un prodotto sullo scaffale, prima di riproporlo, tenta di esaurire anche gli altri (puntualmente più costosi a parità di qualità, magari). Questo comportamento (ahimè diffusissimo) solleva solitamente il disappunto dei clienti, si sentono "traditi" e – se proprio non costretti da una imminente necessità – migrano altrove a "completare" gli acquisti del giorno. La "migrazione", anche occasionale, è un evento pericoloso perchè induce alla scoperta della concorrenza, pronta a coccolare e fidelizzare con le sue offerte i nuovi clienti.
Provate a pensare alla vostra esperienza di consumatori: chissà quante volte vi sarà capitato di finire per puro caso in un negozio, di apprezzarne l’insospettabile offerta e di ritornarci?

Credo che sarebbe fondamentale reintrodurre anche nel marketing (ma in generale in tutta quella che viene definita società civile) l’etica nei comportamenti, quell’etica che era propria dei piccoli negozi e piccoli esercizi commerciali, i quali sapendo che il loro valore era dettato dalla fedeltà dei loro clienti, ben si guardavano dal raggirarli o dal fregarli in qualche modo. Ed è per questo motivo che ci mancano tanto: meglio la solidità e l’etica di un piccolo negozio che i luccichii e le vacue lucentezze di un intero centro commerciale.