Curtis, ghitaris e curtìs: prima recensione ufficiale firmata dal giornalista Tiziano Gualtieri

Le curtes di Aldo Rossi, cantautore friulano che fa dei fatti di cronaca la sua ispirazione, sono tornate più taglienti che mai. Che Aldo non abbia peli sulla lingua lo si capisce fin dal titolo: "Curtis (lo perdoneranno i puristi della marilenghe), ghitaris e curtìs", preannunciando brevi, ma affilate, tirate d’orecchie unplugged. Si, in questo album, che esce a distanza di due anni da "Miôr Curte", Aldo dimostra come una chitarra e una voce, se magistralmente unite, possano davvero fare riflettere seppur con il sorriso sulle labbra. Il nostro cantautore da breaking news non le manda certo a dire, se ne accorgono il Ministro dell’Economia Tremonti e quello dell’Istruzione Gelmini chiamati in causa in "Taiâ": «al è bon ogni mone a dì che ca bisugne taiâ», ma non solo. Anche la politica locale non viene risparmiata in "Scambio" che racconta come sia difficile accettare la dura vita del laureato quando hai a che fare con il voto di scambio tra Strassoldo e Tavoschi. Politica che la fa da padrona anche ne "Il valzer dâs elezions", curte che si preannuncia un vero evergreen valido per ogni tempo e in "Put a none" (da leggersi in inglese) che prende lo spunto dal quando sia più facile avere spazio sui media se «impare a doprale benon». Testo graffiante anche per "Repubbliche dal curtîl", monito di come sia ridicolo pensare a spezzettare la nostra Repubblica, e per "Peçots dal Friûl" che narra la mania del 2008: la ricerca dei redditi 2005 su Internet con il rischio di finire «dentri tal sputanament». Nelle canzoni di Aldo, però, il leit-motiv è sempre la sua terra, il Friuli con tutte le sue particolarità. Non possono mancare l’omaggio a Giorgio Ferigo in "La so puema", "Cumò invece no (Tocai a si pò)" forse la curte più famosa dedicata al vino Tocai, ma anche "Frico" (cun la e) alternativa ricetta del caratteristico piatto, "La famee" omaggio al grande Giorgio Gaber e presa in giro della famiglia del 2000 sempre più attaccata al mondo televisivo, "Udinese facci un gol" dedicata alla formazione di calcio e già diventata sigla di una fortunata trasmissione televisiva regionale e "Back in Friûl" cronistoria di come il Friuli da terra di emigrazione diventi ora, incredibilmente, miraggio per molti vicini. Ovviamente Roma permettendo. Due anche gli inediti che aprono e chiudono la fatica musicale di Aldo: "La me rosse", singolo radiofonico da febbraio, dedicata alla (sua) chitarra «droghe sot i me dêts» e "Fai come Dud", simpatico gioco nato grazie a un blog che, dopo essere diventato un tormentone fotografico, si candida a fare concorrenza al Ballo del qua qua o al Gioca Jouer. Infine un accenno anche all’Aldo Rossi romantico sia sotto forma di curte in "Briciola di pane" scritta per conquistare qualche bellezza a secco di marilenghe sia in "Crazy bob" rivisitazione in versione acustica della sigla della omonima fortunata manifestazione, in cui il Monte Zoncolan – sullo stile di Roma nun fa la stupida stasera in furlan version – diventerà (forse) culla di un nuovo amore.